MotoGP, Barcellona: chi sale chi scende
GP di Catalunya 2018, chi sale e chi scende...
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Chi sale: Lorenzo Non è (ancora) proprio sugli altari Jorge Lorenzo pur dopo la diamantina trionfale doppietta del Mugello e del Montmelò ma non è più nella polvere di inizio stagione. Inutile tornare sul mancato feeling iniziale del maiorchino con la Rossa, di un carattere lunatico del pilota e al contempo dei limiti di supponenza e degli errori di strategia del management di Borgo Panigale. La realtà conta, solo quella: l’uno-due di Jorge al Mugello e al Montmelò chiude (per ora) ogni discorso sulle responsabilità (non di una sola parte), anzi sulle colpe (soprattutto di una parte), sul perché e sul percome i risultati prima non c’erano e oggi ci sono. Il maiorchino adesso ha moto e motivazioni adeguate per proseguire in una sfida non facile né scontata, aperta a qualsiasi risultato. Anche al gran colpaccio del titolo. Ducati deve puntare a questo. Solo a questo. Assecondando in toto, Jorge, l’unico oggi, con Marquez, a fare la differenza. I boss tacciano! Parli la pista! Davanti ci sono 12 gare. Poi per il 2019 ognuno per la propria strada. E si vedrà.
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Chi scende: Dovizioso Non è nella polvere dopo i tre zeri in quattro gare e gli ultimi due trionfi del compagno di squadra ma indubbiamente Andrea Dovizioso è a un passo dal pantano che può inghiottirlo nel gorgo della crisi. “Classico errore da ‘davanti’ Michelin e non puoi forzare troppo sulla ruota davanti. Mi stavo giocando le mie carte”. Dichiarazioni legittime post Montmelò del Dovi di cui prendere atto con il dovere del… dubbio. L’asso forlivese definì la caduta precedente di Le Mans un errore “stupido e inaccettabile” perché commesso ad inizio gara in una fase di guida da “non impiccato”. Cambia il contesto ma resta il ko. Adesso piange la classifica, con Marquez in fuga e l’ingombrante ombra del compagno di squadra. Per Dovi è Jorge il problema uscito alla grande dalla via crucis? Le sberle di Marquez sono niente rispetto alle sberle di Jorge. Il Dovi–cicala (“E ora vinciamo il mondiale”) porta male. Tornare al Dovi–formica, costruttore del risultato per se stesso e per la squadra. Il rischio è che Andrea diventi adesso il vaso di coccio fra due vasi di ferro. Anzi d’acciaio.
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