SBK, Laguna Seca: chi ferma il “soldato” Rea? Ducati, riscatto!

In California la differenza la fa il manico. Davies e Melandri sono chiamati a una prova maiuscola, non possono mancare l’appuntamento forse decisivo per questo mondiale.

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 21 giu 2018
SBK, Laguna Seca: chi ferma il “soldato” Rea? Ducati,  riscatto!

Colpo in canna, ecco Laguna Seca. Ecco il duello sotto il sole della California, forse decisivo per chi vuole tenere ancora aperto il mondiale SBK 2018 fermando la fuga di super Rea (Kawasaki). Se il campione del mondo in carica esce con il bottino pieno dall’ottavo round, buonanotte ai suonatori, il mondiale è chiuso.

Rea gongola dall’alto dei suoi 270 punti davanti a Davies (205), Van Der Mark (196), Sykes (179), Melandri (157), Lowes (154), Fores (134) e tutti gli altri, out, sotto i 100 punti. Ma ultimamente non tutto è filato liscio per il “cannibale”, vuoi per l’impiccio dei regolamenti-bluff che hanno penalizzato la “verdona” e favorito le moto avversarie, vuoi per le beghe dei due galletti nello stesso pollaio con il burrascoso contatto ko di Brno, vuoi anche per le recenti tensioni di un Rea orientato al gran salto in MotoGP, una eventualità oggi definitivamente chiusa.

C’è da aggiungere, fatto importante, l’irrompere sulla scena di una Yamaha in grande riscatto, particolarmente competitiva (grazie a un intenso e prezioso lavoro di sviluppo e anche grazie – appunto – alla “spintarella” dei regolamenti…) con Van Der Mark (doppietta in Inghilterra) e Lowes (prima vittoria iridata a Brno) assai in palla e (finalmente!) assai concreti, come dimostrano gli ultimi risultati con tre vittorie in quattro gare tra Donington e Brno.

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E Ducati? C’è, è forte ma non convince. Stimola ma non traduce in risultati costanti il suo potenziale tecnico e dei suoi piloti. Melandri e Davies sono attesi al grande riscatto. Sul magnifico saliscendi-torcicollo il gallese ha vinto tre volte (speciale quella del 2017 venti giorni dopo la gran botta di Misano) e il ravennate è salito qui sul gradino più alto del podio nel lontano 2014. Entrambi i piloti sono stati quest’anno altalenanti con sprazzi eccelsi ma con prestazioni non sempre convincenti.

E’ l’ora della svolta su un circuito tortuoso e di gran pelo, senza lunghi rettifili e senza altissime velocità (non si va oltre i 270 Kmh), un saliscendi tecnico e di grande spettacolarità che ben si addice alle caratteristiche delle Rosse e alla guida dei suoi due piloti. Non è solo il mitico “cavatappi” (The Corckscrew) – una sinistra-destra da togliere il fiato e fermare il cuore, come un salto nel vuoto da un palazzo di cinque piani! – a fare la differenza, ma è l’intero circuito che esalta il manico dei fuori classe. Basta scorrere l’albo d’oro delle gare dei vari campionati per averne piena conferma.

Qui la differenza la fa il manico. Davies e Melandri sono chiamati a una prova maiuscola, non possono mancare l’appuntamento forse decisivo per questo mondiale. I “se” e i “ma”, stavolta, non sono ammessi.

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