SBK, Laguna Seca 2018: show di Rea, “sberla” con garbo.
Una pratica burocratica, poco più, per un Jonathan che ha dato corda a Davies, illudendolo, in fuga per i primi otto giri.
Non fa prigionieri, Jonathan Rea, conquistando a Laguna Seca la California e ipotecando il suo quarto titolo mondiale consecutivo. Una pratica burocratica, poco più, per un Jonathan che ha dato corda a Davies, illudendolo, in fuga per i primi otto giri, soffiandogli sul collo fino a quando il gallese “impiccato” è arrivato lungo al Cavatappi chiudendo anzi tempo la festa.
Vittoria numero 61. E zitti. Perché non c’è storia in una corsa senza… storia e in un campionato che neppure i regolamenti bluff riescono a dargli vero sapore e vero colore. Non ci credete? Allora partiamo dalla fine, cioè dalla classifica generale che dopo Gara 1 dell’ottavo round stagionale vede l’asso della Kawasaki allungare ancora (295 punti) su Davies (225), su Van Der Mark (204), su Sykes (188), su Lowes (170) che surclassa Melandri, adesso desolatamente sesto (168), dopo una superpole da pellegrino e una corsa da… dilettante. Non è ancora chiaro?
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A Laguna Seca l’acuto di Davies si è limitato alla superpole (la sua prima quest’anno) perché Rea di più non ha concesso al pur rinfrancato (ma non del tutto) asso della Ducati, vincendo senza esagerare (distacco di 2.978) da par suo, facendo sembrare facili anche le cose difficili. Dietro ai primi due, il vuoto. Con Lowes che porta comunque la sua Yamaha a podio (+12.212) davanti a Laverty (toh chi si rivede!) su una Aprilia qui un po’ meglio del solito a 14.309 (ma con Savadori out: a terra due volte in cinque giri!) capace di mettersi dietro un Melandri (16.712) ancora una volta ben al di sotto del suo potenziale e degli annunci bellicosi, un pilota che non può certo vantarsi per aver messo dietro Fores (18.929), gli “scomparsi” Sykes (+25.638) e Van Der Mark (26.211) e marchi gloriosi ma… “impolverati” quali la MV Agusta di Torres (+31.579) e la Honda di Gagne (+38.084).
Tutto qui? Tutto qui. Rea esalta il suo nuovo biennale con l’invincibile Kawa, mette a cuccia il “rompiballe” compagno di squadra Sykes, e saluta la compagnia con i suoi 70 punti di vantaggio. Davies ci ha provato ma è il minimo sindacale in una stagione moscia assai dove non c’è da escludere la fine del rapporto con la Rossa. Melandri può fare anche … peggio in attesa del nuovo contratto che Ducati ha già pronto non senza dubbi. Così come Sykes. I due della Yamaha restano nel gioco buono ma i tempi della lepre paiono già lontani. Aspettando domani Gara 2. A Rea piacendo.
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