Motomondiale 2013, liste piloti: molti e buoni o pochi e "cattivi"?

Motomondiale 2013, liste piloti: molti e buoni o pochi e "cattivi"?

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 30 nov 2012
Motomondiale 2013, liste piloti: molti e buoni o pochi e

Ieri abbiamo pubblicato l’elenco ufficiale FIM degli iscritti al motomondiale 2013: in totale 89 piloti, 24 per la MotoGP, 33 per la Moto2, 32 per la Moto3. Sul piano strettamente numerico non si può dire che il bicchiere sia pieno e per capirlo bisogna fare il confronto con il passato. Limitiamoci a pochi esempi.

A fine anni ’80 al motomondiale 1988 parteciparono nelle tre classi 125, 250, 500 ben 129 piloti, cioè 40 piloti più del 2013, 110 piloti in più se aggiungiamo i drivers della classe 80 e dei sidecars! Quindici-venti anni prima, negli anni 70, non c’erano liste “chiuse”: potevano partecipare alle gare iridate i piloti in possesso della licenza internazionale, bastava inviare l’iscrizione di volta in volta agli organizzatori di ogni singola gara titolata e presentarsi alle verifiche tecniche di giovedì e alle prime prove del venerdì.

Allora a Monza (ma era così ovunque) nella 250 erano almeno una settantina i piloti che si giocavano i 45-50 posti a disposizione in griglia: a decidere era il cronometro. Idem per le altre cilindrate: 50, 125, 350, 500 e side. Ancor prima, a fine anni ’50, era la stessa cosa e al Gran Premio della domenica partecipava chi superava le forche caudine delle prove ufficiali, unico giudice il cronometro e la legge era uguale per tutti, campione del mondo compreso, il quale se non faceva il tempo veniva escluso. Al TT dell’Isola di Man i piloti iscritti erano ancora più numerosi.

Veniamo alla cosiddetta “qualità” dei partecipanti. Qui tutto si fa più complicato, a meno che non si usa il criterio dei piloti iridati come metro di misura. Che vuol dire? Semplicemente che se ad esempio nel 2013 in Moto3 e Moto2 i piloti con il titolo di campione del Mondo sono solamente due (Elias e Cortese), in passato nelle cosiddette cilindrate minori gli “iridati” erano almeno il triplo o il quadruplo in ogni categoria e inoltre gli stessi piloti correvano in più cilindrate come insegna il mitico Mike Hailwood partecipante al TT nelle 125, 250, 350 e 500 (vincendone solo… tre!).

Ciò comportava almeno due conseguenze significative: la presenza dei campioni del mondo dava lustro e teneva alto l’interesse in ogni classe e costituiva un metro di misura straordinario per i nuovi piloti che gareggiavano insieme ai big, non solo più esperti, ma fuoriclasse consacrati.

Ultima considerazione riguarda la presenza 2013 dei piloti italiani, 13 in tutto (5 in MotoGP, 2 in Moto2, 6 in Moto3) di cui solamente due iridati (Rossi e Dovizioso). Anche all’epoca di Giacomo Agostini, gli italiani partecipanti al mondiale erano “mosche bianche”, in totale meno di dieci (meno della metà da podio); però negli anni ’50 erano il doppio e a fine ’80 erano una ventina, la metà nella 125. Nella classe regina gli italiani, dal 1949 al 1966, hanno vinto il titolo con Masetti, Liberati e Agostini (tre italiani iridati in 17 anni!).

Poi ancora l’era di Agostini, 8 titoli 500 dal 1966 al 1975, quindi nell’era degli americani, Lucchinelli e Uncini nel 1981 e nel 1982. Bisognerà attendere quasi… 20 anni, Valentino Rossi nel 2001 per riportare in Italia il titolo iridato della 500. Il resto è cronaca.

Altro tema importante riguarda le Case italiane presenti ufficialmente: ieri Aprilia, Guzzi, Gilera, MV Agusta, Benelli, Bianchi, Mondial, Morini, Ducati, Aermacchi, Linto, Paton, Garelli, Morbidelli, MBA, Minarelli, Cagiva. E oggi? Forse è meglio ripararsi dietro l’antico adagio: “Chi s’accontenta gode”.

Foto © Getty Images

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