MotoGP, Assen 2018: la battaglia dei “giganti”. Marquez non perdona

Assen resta Assen, non si smentisce proponendo una MotoGP da incorniciare, in linea con la sua migliore tradizione.

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 1 lug 2018
MotoGP, Assen 2018: la battaglia dei “giganti”. Marquez non perdona

Assen resta Assen, non si smentisce proponendo una MotoGP da incorniciare, in linea con la sua migliore tradizione. A raccontarla, una gara così, dai mille contatti e dai mille sorpassi, viene il capogiro. O meglio, viene da soffiare sulle mani, per raffreddarle, dopo averle spellate per gli applausi di fronte a uno spettacolo superbo sul piano tecnico e su quello agonistico, con otto piloti in lotta per il podio dall’inizio alla fine, o quasi.

Non per cercare il pelo nell’uovo, né tanto meno per togliere qualcosa a una giornata di motociclismo di gran livello, ma va detto che a questo show ha dato una gran mano Marc Marquez, con una gara superlativa anche tatticamente, di fatto una danza “a gatto col topo”, battagliando sì a colpi di fioretto e anche con pugni sotto la cintola, ma solo alla fine aprendo tutta la .. manetta, facendo agli inseguitore “maramao”, uno sberleffo. Non è così? Basta vedere, oltre alla classifica, i tempi sul giro.

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Bravo, Marc alla sua quarta vittoria stagionale (dopo Austin, Jerez, Le Mans), al 39esimo centro nella classe regina, il 65esimo in carriera! Una lectio magistralis anche per il livello di maturità raggiunta da un campione che si avvia a ipotecare un altro meritatissimo titolo mondiale. La strada è ancora lunga ma il percorso tracciato dall’asso della Honda porta al premio finale. Un trionfo, quello odierno di Marquez sul mitico tracciato della piana olandese, ancora più significativo perché gli avversari non hanno regalato niente, provando – a fasi alterne – dall’inizio alla fine, attacchi e contrattacchi di ogni tipo, per cercare di sfiancare il campione del Mondo, ma invano.

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Ci ha provato subito Lorenzo con uno scatto capolavoro dalla decima casella, in testa. Il maiorchino ha poi insistito, con staccate a babbo morto e spremendo sul dritto e sui curvoni il missile Rosso, resistendo ad ogni assalto portato via via da Marquez, Rossi, Vinales, Dovizioso. Ci sono state anche le due Ducati davanti a tutti. Al 17° giro Jorge commette una sbavatura perdendo la testa della corsa e il ritmo via via scalando di posizione fino alla 7° finale.

Comunque una prestazione positiva, quella di Jorge, certo non pari a quella che ha prodotto la doppietta del Mugello e di Barcellona. Anche Rossi merita l’encomio, non ha mai mollato tentando a tre giri dalla fine il colpaccio, avvicinandosi all’indomito Dovizioso per poi riacciuffare la lepre Marquez. Niente da fare. Perché il Dovi fa muro e addirittura irrompono come fulmini Vinales e poi Rins che con la Suzuki pimpantissima anche nel finale brucia in volata il pilota della Yamaha.

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Quindi Marquez, Rins e Vinales. A ridosso del podio Dovizioso (+2.422) su Rossi (+2.963), quindi Crutchlow (+3.876), Lorenzo (++4.482), Zarco (+7.00), Bautista, Miller ecc. con Iannone una casella oltre la top ten (penalità di 2 secondi) dopo una prima parte nella top five o giù di lì.

Peccato per Petrucci, a terra a 10 tornate dalla fine. In classifica solo apparentemente resta tutto come prima pur se non cambiano i primi quattro ma le differenze quantitative sì: 1° Marquez (140 punti), 2° Rossi (99), 3° Vinales (92), 4° Zarco (81). Dovizioso adesso è 5° (79) e sostituisce Petrucci che scivola 8° (71). Resta 6° Crutchlow (79) così come resta 7° Lorenzo (75) e resta 9° Iannone (71) davanti9 al 10° Miller (55), all’11° Rins (53) e al 12° Pedrosa (41). Il resto in cronaca.

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