MotoGP, Assen: chi sale e chi scende

GP d'Olanda 2018, chi sale e chi scende...

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 4 lug 2018
MotoGP, Assen: chi sale e chi scende

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Chi sale: Rins. Pur non in perfetta forma per disturbi intestinali, il 22enne spagnolo raggiunge ad Assen il suo miglior risultato in MotoGP con uno straordinario secondo posto (2° podio 2018) conquistato di forza con una staccata a “babbo morto” nell’ultima variante prima del traguardo beffando l’incredulo e ben più quotato pilota Yamaha, Maverick Vinales. Rins si è battuto alla pari per tutta la gara con i sette indemoniati fuggitivi, i super manici della classe regina, senza sbavature e timori referenziali tirando persino una “sberla” malandrina a sua maestà Marquez con un sorpasso-shock alla infida curva 5. Dopo un 2017 di rodaggio, Alex dimostra proprio alla Cattedrale la raggiunta maturità tecnico-agonistica regalando alla Suzuki una giornata degna del suo migliore passato. Due secondi e due terzi posti nei mondiali Moto3 e Moto2 con gare-show la dicevano già lunga sulle qualità di un pilota di razza, capace anche di saper aspettare lavorando nell’ombra e mandando giù rospi in una situazione – quella del rientro Suzuki nella classe regina – che ai più pareva velleitaria se non disperata. Del poker d’assi dei “rookies” 2017 – Sam Lowes, Jonas Folger, Johann Zarco (solo quest’ultimo non ha tradito le aspettative, fortissimo la scorsa stagione e all’inizio 2018, ma ora appannato) Rins sancisce con questo acuto dal sapore del ruggito il diritto per l’ingresso nell’Olimpo fra i big della MotoGP con un proseguo di stagione degno della gara di Assen. Occhio, potrebbe essere Alex il terzo (o quarto) incomodo per sparigliare la lotta al titolo.

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Chi scende: Iannone. Nel giorno più bello del suo compagno di squadra Rins e della Suzuki, dietro solo alla Honda di Marquez, Iannone toppa ancora e sprofonda. Continuano così le “montagne russe” del pilota show-man di Vasto, capace di illudersi e di illudere in prova (2° nelle FP2 e FP4), di tornare mesto nei ranghi in qualifica (9°), di superarsi in gara nel suo filotto di sbavature ed errori rinviando al futuro i sogni di gloria. La partenza catapulta è un fuoco di paglia, anzi peggio, perché Andrea, come un birillo di coccio fra birilli d’acciaio, s’ingarbuglia nella bagarre del trenino di testa, avendo la peggio. Sterili i tentativi di rimonta. L’11esimo posto finale – a 12 secondi da Rins (secondo) – dimostra quanto il 29enne pilota abruzzese non sia riuscito a mettere a frutto le proprie potenzialità e quelle di una sempre più competitiva Suzuki, qui in giornata di grazia. Ad Assen, peggio di Iannone ha fatto solo Petrucci. Nessuna autocritica. Andrea si arrampica sugli specchi per tentare di scaricare sulla moto e soprattutto sul suo team le colpe della ennesima prestazione che definire modesta è un regalo. Unico fatto positivo è quello di non essere andato a terra anche se non manca a due giri dalla fine il taglio di chicane con conseguente (lieve) penalità di 2 secondi e la perdita di una posizione. Il nono posto in classifica generale (71 punti come Petrucci ko) rischia di non reggere soprattutto di fronte a un Rins che sta arrivando come un treno. Andrea, serve il colpaccio. E in Aprilia scrutano il …cielo.

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