SBK, Misano 2018: Rea “chiude” il mondiale? Ducati, ultima chance
C’è il rischio che il nono round del mondiale SBK in programma sabato e domenica a Misano sia poco più di una “pratica da sbrigare”.
C’è il rischio che il nono round del mondiale SBK in programma sabato (Gara 1) e domenica (Gara 2) a Misano sia poco più di una “pratica da sbrigare” essendo il titolo mondiale 2018 ipotecato da Jonathan Rea (Kawasaki). I nuovi regolamenti-bluff imposti dal promoter Dorna (“proprietaria” anche del Motomondiale-MotoGP e Cev) con il colpevole assenso di una FIM soprammobile hanno movimentato furbescamente un po’ la scena senza cambiare la sostanza dei valori in campo e invertire il processo di crisi della SBK certificata dallo scarso pubblico sugli spalti e dal basso audience televisivo.
Tant’è. Dopo Misano (seguita da una pausa estiva di ben 68 giorni!) restano altri quattro appuntamenti iridati e quindi Rea approda sulla pista romagnola con il coltello dalla parte del manico: solitario e autorevole leader della classifica con un sostanzioso bottino di 320 punti (il secondo Davies è a quota 245) frutto di ben otto vittorie, di quattro secondi posti, un terzo ecc. Nelle rare situazioni di difficoltà dovute soprattutto ai contraccolpi dei regolamenti-bluff di cui sopra il 31enne nord irlandese della “verdona” ha tirato fuori le “riserve” personali del proprio talento mettendoci almeno una pezza, ma per lo più facendo sul campo la differenza, a dimostrazione di una netta superiorità. Misano è pista piatta, apparentemente semplice, tracciato tecnico e ostico nella ricerca del giusto set up e delle traiettorie pitturate che fanno il tempo sul giro, circuito “da tranello” come si è dimostrato anche lo scorso anno con il patatrac Rea-Davies e in tante altre occasioni, non solo in SBK.
Nei due round in riva all’Adriatico non mancano motivi stimolanti che travalicano il campionato stesso: ci riferiamo al mercato piloti in fermento ma anche alla attuale difficile coabitazione fra piloti nello stesso team. Si guardano in cagnesco in Kawasaki: il “cannibale” Rea confermato altri due anni e l’altalenante 34enne Sykes con la valigia in mano forse verso Yamaha dove sprizzano scintille fra il 29enne Lowes e il 27enne Van Der Merck entrati nel “club” che conta grazie alla ritrovata competitività della moto giapponese.
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In Ducati si fa buon viso a cattivo gioco con una stagione dove i risultati sono sotto le aspettative ma con possibilità – a cominciare da Misano – di incrementare il bottino. Nel Team della Rossa c’è un sorriso forzato, di fatto un armistizio con il fuoco che cova sotto la cenere, con un Davies (31 anni) sottotono e indeciso se salutare la compagnia di Borgo Panigale anche per i dubbi sulla competitività della inedita V4 2019; con un Melandri (36 anni) sui tizzoni ardenti (contratto ancora da firmare) fra l’incudine e il martello: da una parte Davies il mastino in cerca di un compagno-alleato e dall’altra il rookie romagnolo 23nne Rinaldi in cerca di un risultato-sberla che certifichi il suo passaggio da promessa a campione. Avremo modo di tornare presto sui nodi del mercato piloti e sull’evoluzione di Case e Team.
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Torniamo a Misano. Ora, per fermare Jonathan Rea, qui già quattro volte sul gradino più alto del podio (addirittura la prima volta nel lontano 2009 su Honda), serve un miracolo. Anzi due. Non si possono escludere exploit di qualche outsider di lusso: in primis i fratelli-coltelli della resuscitata Yamaha (Van Der Mark – nel 2017 l’olandese sfiorò il colpaccio – lanciato dalla doppietta inglese e Lowes galvanizzato dal successo di Brno), ma anche dell’altro pilota Kawa, l’incarognito mai domo Sykes (primo l’anno scorso a Misano in Gara 1 grazie anche alla sfortuna altrui). A una grande prova è atteso soprattutto Marco Melandri, davanti al suo pubblico, per tentare il bis del trionfo del 2017 in Gara 1 (prima vittoria sulla Rossa) e addirittura replicare la doppietta di inizio anno a Phillip Island, dimenticando il proseguo di stagione fatta più di lamentele che di risultati e culminata – fin qui – con la grigia trasferta californiana di Laguna Seca.
A meno di un ribaltamento non prevedibile, anche l’eventualità di un trionfo del ravennate, pur esaltante e prestigioso, non inciderebbe gran che sull’andamento del campionato. Solo una doppia vittoria dell’altra Ducati affidata a Chaz Davies (due vittorie e otto podi in questa stagione) e un “intoppo” di Rea possono realisticamente tenere aperto un campionato che, all’opposto, con una ennesima doppietta del nord irlandese, sarebbe definitivamente chiuso. Ciò al di là degli spiragli lasciati aperti dalla matematica.
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I numeri parlano da soli: in testa, appunto, c’è Rea (Kawasaki) con ben 75 punti di vantaggio sul secondo Davies (Ducati) – come già scritto, 320 contro 245 – e con Van Der Mark a quota 215, quindi con gap abissale di 105 punti. Dal quarto si scende sotto i 200 punti con Sykes (196), Lowes (183), Melandri (168), Fores (154). A seguire, i piloti sotto i 100 punti: Razgatlioglu (91), Laverty (89), Torres (80) ultimo della top ten, Baz (79), Camier (75), Savadori (75), Rinaldi (54).
Tutti gli altri sono sotto la barriera dei 50 punti, più o meno nel fondo. Il gran caldo previsto renderà ancora più ardua la scelta gomme con il solito valzer, specie in qualifica ma soprattutto nelle due gare di sabato e domenica. Pirelli propone sei soluzioni slick davanti e quattro dietro oltre a due pneumatici da qualifica con la possibilità di usare nella seconda sessione di Superpole il “gommone” posteriore maggiorato da 200/65 (quello nuovo da gara, per intenderci) abbinato all’inedito anteriore da 125/70. Come sempre, chi vince si dimenticherà di ringraziare (anche) le gomme mentre chi perde darà tutte le colpe ai pneumatici. Ci sarà finalmente il pienone o tutti al mare lì a due passi?
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