MotoGP e SBK, fra boom e crisi. Una questione di business?

Per il promoter Dorna la MotoGP è la gallina dalle uova d’oro su cui investire e “spingere” mentre la SBK diventa oramai il “parente povero”, con un futuro incerto...

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 8 ago 2018
MotoGP e SBK, fra boom e crisi. Una questione di business?

Da una parte la coperta s’allarga e dall’altra parte si restringe. A cosa ci riferiamo? Al Motomondiale di velocità (prototipi?) che oramai per tutti è denominato (impropriamente) MotoGP e al mondiale delle cosiddette derivate di serie, il WSBK. Entrambi, come noto, sono promossi e gestiti da Dorna (di fatto ne è la proprietaria essendo la FIM Federazione internazionale moto ridotta al ruolo di soprammobile) ma non godono della stessa fortuna.

Entrambi si basano sul motociclismo show-business incentrato su gare combattute (grazie soprattutto al livellamento tecnico prodotto con regolamenti restrittivi) e sul campione-star. In realtà la MotoGP, pur fra alti e bassi e con non poche contraddizioni, ha oggi raggiunto sostanzialmente questo risultato (corse-show, grandi Case impegnate con i loro bolidi ultra sofisticati, pilota-campione carismatico nel quale il gran pubblico si identifica affollando gli spalti degli autodromi e spingendo l’audience Tv) mentre la SBK è da quattro anni dominata da un unico binomio (Rea-Kawasaki), non gode dell’impegno diretto delle grandi Case (eccetto Kawa e Ducati), si corre con piloti considerati di… “serie B”, manca soprattutto del campione-star che permetta di oltrepassare il ristretto numero degli appassionati, peraltro in diminuzione…

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Per il promoter Dorna la MotoGP è la gallina dalle uova d’oro su cui investire e “spingere” mentre la SBK diventa oramai il “parente povero”, con un futuro incerto. La prima cartina del tornasole viene dagli appuntamenti iridati in calendario nel 2018: la MotoGP vanta ben 19 Gran Premi contro i 13 della SBK che “raddoppiano” con la (poco felice) furbata di Gara 1 (sabato) e Gara 2 (domenica).

Più volte abbiamo affrontato queste questioni, in particolare le difficoltà di una SBK entrata in piena crisi, analizzandone le cause e proponendo (invano) le soluzioni. L’ultima tegolata che fa capire lo stato della fiera viene da Brno, dove proprio ieri gli organizzatori hanno annunciato attraverso il direttore dell’autodromo Ceco Ivana Ulmanova la rinuncia dopo un solo anno a ospitare dal 2019 il mondiale Superbike. I motivi? Economici. I conti non tornano. E’ una manifestazione in forte deficit. “I costi – dice la direttora di Brno – sono di poco inferiori a quelli della MotoGP, mentre la partecipazione di pubblico è inferiore”.

Di almeno tre volte, aggiungiamo noi. Poi, ovvio, c’è un giro dell’indotto che non ha paragone fra i due eventi, a favore della MotoGP. Quindi addio SBK a Brno, proprio da quel (bellissimo) circuito che da quest’anno aveva sostituito il round della Germania sul tracciato di Lausitz. Un trend negativo, dunque, che potrebbe continuare essendo addirittura a rischio la tappa in Gran Bretagna di Donington perché non c’è più pubblico, proprio in un circuito storico e con una griglia SBK dove non mancano certo i corridori inglesi.

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Più o meno tira la stessa (brutta) aria ovunque, persino in Italia, con Imola e Misano oramai al … limite. Per recuperare si sposteranno round iridati SBK nel deserto o sulla … luna? Si vedrà. Intanto Dorna annuncia che c’è la fila di nuove nazioni per poter entrare nel calendario del Motomondiale-MotoGP: dopo l’ingresso nel 2018 del GP di Thailandia, già dal 2019 si dà per certo il raggiungimento dei 20 GP stagionali con il ritorno, dopo oltre tre decenni, del GP di Finlandia, out dal 1982. Non solo, si ipotizzano presto altri round iridati in Messico, Cina, Russia ecc. Insomma, manca solo di vedere correre la MotoGP anche a… Natale. E la SBK che perde pezzi? Urge la svolta. Ma non è detto che Dorna – presa esclusivamente a coltivare la MotoGP dorata – non lasci incancrenire la situazione alzando le braccia in attesa che il frutto sempre più “bacato” si stacchi da solo dalla pianta e cada a terra nel disinteresse generale. Business is business.

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