MotoGP, Crutchlow lancia il sasso. Il Circus tace: perché?
L’asso del Team Honda LCR, oltre a criticare di nuovo e duramente l’operato della Race Direction...
Ha l’occhio della tigre, qualcuno dice l’occhio del “matto”, ma Cal Crutchlow, il 33enne pilota inglese da otto anni in MotoGP è lucido e dice quel che pensa, senza peli sulla lingua e senza timori reverenziali. L’asso del Team Honda LCR, oltre a criticare di nuovo e duramente l’operato della Race Direction (la struttura di controllo principale sulla sicurezza ecc. del Motomondiale, struttura affiancata al pannello di controllo composto dagli FIM Steward) nel recente GP d’Austria, lancia una accusa ancora più grave, quella di essere… timidi al limite dell’ “omertà” verso i suoi colleghi piloti (e non solo) che “la pensano come lui” ma che “probabilmente hanno tutti paura” di parlare pubblicamente.
Perché paura? Perchè Race Direction significa la longa manus della Dorna sulle questioni di pista, spesso delicate e controverse, e criticare può voler dire infilarsi nel libro nero di chi decide tutto nel Circus, con rischi per la propria carriera e per il proprio … portafoglio. Tuona Cal: la Race Direction? “E’ da licenziare!”. Perché? Stavolta per decisioni prese (e non prese) durante le prove libere e le qualifiche Moto2 allo Spielberg. In particolare l’inglese critica l’esposizione in grave ritardo della bandiera rossa nelle qualifiche Moto2 dopo la caduta di Mir provocata dall’olio in pista della moto a terra di Luca Marini; dice “no” alla penalizzazione (tre posizioni perse sulla griglia di partenza) da Franco Morbidelli; ancora attacca il responsabile della sicurezza Loris Capirossi perché non sono state annullate le prove libere Moto2 con pista “in condizioni orribili” per la forte pioggia. Ecc… Ecc…
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Nessuno replica, tanto meno il deus ex machina ex pilota Capirex, certo di essere nella “botte di ferro”, il “controllore” messo lì a controllare da chi dovrebbe essere controllato, cioè dal promoter-padrone del Motomondiale (anche del mondiale SBK e del Cev spagnolo ecc.). A Capirossi non mancano esperienze ed equilibrio. Ma qui non è una questione personale ma di “sistema”, con Dorna che dà qualche contentino (Disse Ezpeleta dopo la bega Rossi-Marquez-Lorenzo: “Dorna non vuole più entrare nel giudizio dei fatti sportivi”), con ritocchi che non cambiano la sostanza perché chi decide e comanda sono sempre gli stessi: è sempre e solo la Dorna che fa e disfa – con la FIM (federazione internazionale motociclistica) soprammobile – perché Dorna ha tutto in mano, compresi regolamenti tecnici e ogni atto che incide su scelte strategiche, organizzative ecc.
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Dittatura? No. Conseguenza del motociclismo show-business dove la FIM ha abdicato al proprio ruolo di organizzatore e dove da anni c’è solo un padrone del vapore.Tant’è. A dire il vero, non è la prima volta che questa (mini) struttura di controllo entra nel fuoco delle polemiche per penalizzazioni e sanzioni date e non date. Chi non ricorda la penalizzazione a danno di Marquez (tolta la pole e tre posizioni dietro allo start…) per aver ostacolato in qualifica Vinales? Chi non ricorda soprattutto, dopo il fattaccio Marquez-Rossi della Malesia 2015 con l’accusa di Valentino: “Marquez mi ha fatto perdere il mondiale. Ho paura con lui in pista, non mi sento tutelato dalla race direction. Lui ti viene addosso apposta”.
Nessuno ha detto “a”. Nessun richiamo. Niente. Acqua passata? Tutto qui? Dipende. Chi non ricorda le esternazioni di Crutchlow (Cal, ancora tu?!): “Sono certo che qualcuno assuma sostanze vietate e diuretici per perdere peso senza sacrifici. E che vengano utilizzate anche siringhe. E’ un illuso chi pensa che qui non ci siano persone che prendono sostanze”.
Una pietra nello stagno? Bomba H. Richiami? Risposte? Indagini? Tutto tace. Il Circus ha altro da fare, impegnato com’è a spartirsi la torta. Anche l’ultima briciola fa gola. 19 round in giro per il mondo. Un’isola super partes, a numero chiuso. La festa continua. Parigi val bene una messa. Taca banda!
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