Le Special di Motoblog: Gelande Strasse

La Special della settimana: Gelande Strasse, piccole deviazioni dalla retta via per reinterpretare un'icona.

Di Redazione
Pubblicato il 24 set 2018
Le Special di Motoblog: Gelande Strasse

Segnate l’appuntamento sul calendario: tutti i Lunedì mattina una Special. Ma cosa s’intende per Special? Una custom può essere una Special? Ed un Sportiva? Una moto da enduro che decide di non voler più saltare sulla terra ma piegare sull’asfalto, è una Special? Un caffè con un po’ di Sambuca? No quello no, quello è solo corretto, al massimo corrotto. Nasce così una rubrica che va alla ricerca di cos’è Special oggi. Di cosa è stato Special, e dove ci si sposterà, e non rispondete elettrico, che non è l’unica soluzione.

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Per iniziare la disamina mi sono recato Sabato mattina a far visita agli amici Nivola Style di  Rimini, concessionaria BMW e Ducati. Punto di riferimento nella Provincia romagnola per i bicilindrici, flat o a V. Ebbene rimirando ben bene le moto ho iniziato a fantasticare sul dove come e quando il fenomeno G/S è dilagato. La voglia di avventura ancor’oggi è forte fortissima, tant’è che è raro vedere GS senza il set di valigie appresso. Ma occorre tornare indietro di anni. Anni in cui cellulari gps ed internet potevano solo essere immaginati. E se volevi vedere il mondo dovevi muoverti. Ecco che la Gelande/Strasse, e non solo lei ma l’intero filone delle navi del deserto o comunemente chiamate dual/bike, assume allora un tono più magico. Già da ferme evocavano il vento caldo e il sole cocente del Sahara. Aggiunte poi l’epicità della corsa più estrema di sempre, la Paris-Dakar, piloti soli nel deserto, riprese aeree mozzafiato ed il gioco è fatto. Perchè quell’allure, quell’alone di avventura circonda ancora la GS. Perchè se è vero che è cambiata e tanto è anche vero che l’indole di sporcarsi e sporcarvi è rimasto. Si è fatta matura ma la sua naturale inclinazione all’off-road è rimasta. E BMW non ha mai voluto snaturare la sua vera essenza, ma anzi negli anni ha saputo coniugare la possibilità di macinare migliaia di chilometri in relax alla possibilità di raid e traversate impensabili nelle condizioni più estreme, chiedete al mio amico Bami che dalla Nigeria ha raggiunto l’Isola di Man in sella alla bavarese.

Di Luca Protti

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