MotoGP: la "sorpresa" Iannone
L’ultimo risultato ha sempre un valore particolare. Ecco perché il terzo posto conquistato da Andrea Iannone ad Aragon pesa e lascia il segno.
L’ultimo risultato, specie se positivo, ha sempre un sapore e un valore particolare. Ecco perché il terzo posto conquistato meritatamente, di manico e di testa, da Andrea Iannone ad Aragon pesa e lascia il segno.
Il gradino più basso del podio a poco più di un secondo (1.259) dal trionfatore Marc Marquez e a sei decimi dal rivale diretto dello spagnolo, Dovizioso, nonché davanti al compagno di squadra Alex Rins, non trasforma il “bronzo” conquistato dal pilota abruzzese della Suzuki né in argento né in oro ma lo fa brillare alimentando nuove speranze per le prossime gare.
Per Andrea è il terzo podio stagionale dopo quelli ottenuti in America – gap di 6.704 secondi – (dietro al 1° Marquez e al 2° Vinales e davanti al 4° Rossi e al 5° Dovizioso) e a Jerez – gap di 8.214 secondi (dietro al 1° Marquez e al 2° Zarco e davanti al 4° Petrucci e al 5° Rossi). Nella classifica generale della MotoGP, Iannone è attualmente nono (108 punti) – Marquez 246 – proprio davanti a Rins decimo (92 punti) il quale ha in attivo due podi, con un secondo e un terzo posto.
Di fatto, a cinque gare dal termine, in campionato Iannone si trova dietro alle Honda di Marquez (1°) e di Crutchlow (6°) e davanti a quella di Pedrosa (11°); dietro alle Ducati di Dovizioso (2°), di Lorenzo (4°) e di Petrucci (7°); dietro alle Yamaha di Rossi (3°), di Vinales (5°)e di Zarco (8°). Insomma, tutti i piloti su moto ufficiali sono attualmente davanti a Iannone (e a Rins) ad esclusione di Pedrosa e di quelli sulle KTM e Aprilia. Questo, in sintesi, il quadro dopo i primi 14 GP stagionali.
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Tornando ad Aragon, mettendo sulla bilancia i sempre discutibili “se” e “ma”, si può dire che Iannone abbia raggiunto il podio grazie anche a situazioni “particolari” (anche grazie al set-up di Rins?…) quali il ko di Lorenzo alla prima curva del primo giro, poi quello di Crutchlow, la crisi delle Yamaha di Rossi e Vinales, la “svogliatezza” di Pedrosa ecc.
Ovvio che il pilota italiano della Suzuki non centra niente con queste situazioni “esterne” che riguardano altri. Lui doveva dare tutto e ha dato tutto. E’ stato favorito dal ritmo lento della gara fino agli ultimissimi giri? Di fatto il ritmo è stato sostanzialmente quello del 2017 (sull’1 e 49 alto) almeno fino alle ultime quattro tornate quando Marquez ha dato lo strappo decisivo.
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Sono stati Iannone, motivatissimo, e la Suzuki, ancora in crescita, ad essere stati quest’anno più veloci della gara del 2017. Lo scorso anno Andrea solo in un giro (il 6°) è sceso sotto l’1 e 50 segnando 1’49.739. Mentre domenica scorsa ha girato sempre sull’1 e 49 (alto), solo due volte sull’1 e 50 (19° e 21° giro) girando addirittura tre volte sull’1 e 48 (7°, 13°, 15° giro).
Tempi fatti segnare solo da Marquez (due giri sull’1 e 48) e da Dovizioso (quattro giri sull’1 e 48). Questi i tempi di Andrea degli ultimi quattro giri ad Aragon domenica (fra parentesi i tempi del 2017): 20° giro: 1’49.358 (1.50.504); 21° giro: 1’50.001 (1’50.275); 22° giro: 1’49.335 (1’51.476); 23° giro: 1’49.351 (1’51.708).
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Solo Marquez e (anche) Dovi hanno fatto un… po’ meglio. Quindi il salto in avanti fatto da Iannone e dalla sua Suzuki è evidente. Una lieta impensabile sorpresa o una “naturale” attesa conferma? Irridente, guascone, spesso sopra le righe, con incroci per lo più roventi fra vita mondana e pista che alimentano gossip e bla-bla, l’Andrea abruzzese può piacere o no.
Ma il talento, la determinazione, la motivazione sono da pilota di prima fila, o giù di lì. Vietato strafare. Adesso servono costanza e umiltà, testa bassa, lingua a posto e olio di gomiti. Andrea merita il salto dal bronzo all’argento anche se il colpaccio non è impossibile. Per il 29enne pilota di Vasto il 2019 è ancora lontano.
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