Motociclismo: piovono mondiali in SBK, SS300, Cross. Ma i “grandi” media non se ne accorgono

Titoli “diversi” fra loro, ma tutti “speciali”, da marcare la storia del motociclismo, aprendolo a nuove frontiere e a nuove speranze.

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 1 ott 2018
Motociclismo: piovono mondiali in SBK, SS300, Cross. Ma i “grandi” media non se ne accorgono

Un week-end dorato, per il motociclismo, ravvivato da una straordinaria pioggia iridata, con ben tre titoli mondiali assegnati nella SBK, nella SS300 e nel Motocross femminile.

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In SBK, il nord irlandese 31enne Jonathan Rea (Kawasaki), con la “doppietta” (otto vittorie consecutive) al Magny-Cours ha fatto poker (quattro volte campione del mondo nelle ultime quattro stagioni!); nella nuova categoria-ring “300” la 21enne spagnola Ana Carrasco (Kawasaki) con il successo sullo stesso circuito francese è la prima donna a fregiarsi (per un punto!) di una corona iridata nella velocità; nel Wmx la 24enne parmense Kiara Fontanesi (Yamaha) con il trionfo nell’inedita arena sterrata all’autodromo di Imola ottiene il suo sesto sigillo mondiale cross consecutivo.

Giù il cappello! Applausi, e di più. Perché Jonathan, il “cannibale” dal sorriso mesto, entra nella leggenda raggiungendo con il suo poker iridato il mitico “matto” Carl Fogarty. Perché Ana, ragazza dolce e caliente che già a 3 anni scorrazza in moto a Murcia, battendo i centauri “maschietti” corona un sogno mai raggiunto in questo sport da nessun’altra donna. Perché Kiara con la “K”, emiliana di Parma che nel 2007 vince negli Usa il “Loretta Lynn’s Vault” e nel 2013 è protagonista in Tv del reality show “Miss Cross”, già compagna del campione della MotoGP Maverick Vinales, è un treno in corsa, di forte appeal in pista e fuori.

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Insomma, risultati eclatanti di cui andare fieri e gonfiarsi il petto. Fatti che dimostrano, oltre il valore dei tre campioni (un campione e due campionesse…), la vitalità del motociclismo nelle sue articolazioni di categorie diverse, risultati che oltrepassano i confini dello stesso motociclismo diventando patrimonio di tutto lo sport a livello nazionale e internazionale.

Tanta roba, prelibatezze per i media che, invece, soprattutto in Italia, non hanno assolutamente colto il valore dei risultati tecnico-agonistici e il loro messaggio socio-culturale e di costume. Come sempre, peggio di sempre. Stavolta la notizia – le notizie – c’erano e non averle minimamente colte dimostra, oltre a tanti altri limiti, la mancanza di realismo e del buon senso.

Si conferma quel che da tempo si sa: i cosiddetti grandi media vogliono solo il campione “show” e “carismatico”, manna dal cielo cui intingere gossip e bla-bla. Un’altra occasione persa, l’ennesima. Così, non si perde solo la notizia. Si perde, oltre che la dignità professionale, anche la faccia.

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