MotoGP: Marquez non perdona, trionfo in gara e 7° Mondiale! Il Dovi a terra ma a testa alta.
Marc è anche il più giovane pilota della storia ad aver vinto 5 mondiale nella “premier class”...
Finisce qui, cantava una sconsolata Ornella Vanoni. Finisce qui, nella “tana del lupo” di Motegi, il sogno di Andrea Dovizioso e della Rossa con una caduta all’ultimo giro nel tentativo di riacciuffare Marquez, oramai lepre imprendibile.
Al Dovi va l’onore di chi si butta a testa bassa e ci prova, un tentativo ammirevole quanto illusorio, data la differenza che l’asso della Honda è in grado di fare in pista nei momenti decisivi. Dopo la solita corsa iniziale senza strappi, da passista, con il Dovi in testa al trenino, a tre giri e mezzo dal termine Marquez spara la fiocinata decisiva infilando senza pietà l’italiano nella esse.
Il Dovi accusa il colpo, poi tenta di ricucire, invano, fino a giocarsi il tutto per tutto con l’azzardo finale che finisce nel disastro della caduta. Marquez respira, allunga il mignolo per rendere omaggio al combattente volando verso l’ennesimo trionfo, raggiante per cingersi, con tre gare di anticipo, della meritatissima settima corona iridata, il quinto titolo in MotoGP, settimo (per ora) pilota più vincente.
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Marc è anche il più giovane pilota della storia ad aver vinto 5 mondiale nella “premier class”, battendo il precedente record di … Valentino Rossi. Marc poteva oggi anche accontentarsi del podio rinviando la festa al prossimo round di Phillip Island, in Australia. Non l’ha fatto perché è qui, nella terra del Sol Levante, patria che tanto ha dato e dà al motociclismo, sul circuito-salotto di “mamma Honda”, che il trionfo doveva tramutarsi in apoteosi, una stella luminosissima nel firmamento del motociclismo di tutti i tempi. Che dire? Niente. Ogni aggettivo diventa retorica.
Siamo di fronte a un fenomeno dei fenomeni, un pilota di straordinario talento e determinazione, orgoglio e vanto di tutto il motociclismo. Con i “se”, si sa, non si va lontano. Ma senza questo straordinario ragazzo Honda non avrebbe vinto quest’anno il mondiale MotoGP. Mondiale che Ducati non ha fatto suo anche per vicende che vanno al di là della competitività di una moto oggi indubbiamente “number one” su ogni tipo di circuito.
Il Dovi, oltre che gran signore, è un pilota cui levarsi il cappello per qualità, costanza, umiltà. Non gli va certo messa la croce addosso. Anche perché la corona va in testa a uno solo. Marquez merita il gradino più alto del podio di questo avvincente mondiale. Ma lo spagnolo può, almeno idealmente, far posto vicino a sé, al Dovi, in un abbraccio di un motociclismo di campioni veri, anche di correttezza. Il resto in cronaca.