SBK Losail: cancellata Gara 2. Mondiale chiuso, crisi aperta

Ora, spente le luci di Losail, si spegne dunque dopo 13 gare questo mondiale SBK 2018 illuminato dal suo dominatore incontrastato, Jonathan Rea.

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 27 ott 2018
SBK Losail: cancellata Gara 2. Mondiale chiuso, crisi aperta

Il moccolo di candela si è definitivamente consumato e il buio è calato sul mondiale SBK chiudendo con la cancellazione di Gara 2 (per motivi di sicurezza) a Losail una stagione non priva di emozioni agonistiche ma cartina del tornasole di uno stato di crisi da tempo evidente ma dai più non riconosciuta per miopia o per interessi.

Poco conta che, stavolta, è stata la tempesta del deserto del Qatar a stravolgere il programma fino all’epilogo di cancellare Gara 2, cioè l’ultimo round del mondiale SBK 2018. E’ fin troppo facile, a questo punto, aprire la polemica sulle scelte di un calendario che sconta un asservimento a quello della MotoGP (la categoria dalle uova d’oro per Dorna, promoter di entrambi i campionati) e anche sulla ricerca forsennata di nuove “piazze”, fino a correre nel deserto, nella esclusiva logica del business.

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Qui siamo. Con una SBK in crisi di identità e dal futuro più che incerto, con poche Case ufficiali al via della nuova stagione 2019 (di fatto solo Kawasaki e Ducati e con il quasi certo forfait di Aprilia ed MV Agusta) e molti piloti (di punta) tutt’ora “a piedi”. Dorna procede per escamotage, con regolamenti-bluff, senza aggredire le cause vere della crisi SBK cui serve una svolta radicale. Tant’è.

Ora, spente le luci di Losail, si spegne dunque dopo 13 gare questo mondiale SBK 2018 illuminato dal suo dominatore incontrastato, Jonathan Rea, il mangia record che inanella fin qui quattro titoli iridati, uno in fila all’altro. E’ Rea così superiore agli altri o sono i suoi avversari non alla sua altezza? Ci sarà tempo, nel periodo di pausa che già fra un mese con il primo test ci proietta nella stagione 2019, per approfondimenti e analisi su cui chiediamo il contributo dei lettori e degli appassionati.

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E’ però difficile essere smentiti se si afferma che è Rea ad essere pilota “speciale”, è Rea ad aver fatto la differenza con la sua classe, con la sua determinazione, con il suo modo di gestire ed essere gestito in un Team altrettanto “speciale”. Senza Rea, Kawasaki non avrebbe dominato e non avrebbe vinto questo titolo mondiale. Ma va dato atto alla Kawasaki di aver risposto alla grande e di più dopo i regolamenti-bluff punitivi con l’imposizione del tetto dei giri (meno 1000 giri!) e la perdita di oltre 20 CV di potenza. Casa e Team, tecnici e pilota, uniti in uno sforzo davvero encomiabile, sono riusciti a trasformare l’handicap tecnico imposto per rallentare i più veloci e spingere i più lenti in una nuova opportunità continuando a vincere, abbassando ovunque i tempi sul giro e i tempi di gara.

A questo punto resta solo l’amaro in bocca per una conclusione che peggio di così non poteva esserci. Colpa di chi? Colpa degli dei avversi? Senza una svolta decisa, la SBK si incammina nel deserto.

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