Moto2: Luca Marini balla da solo

La prima vittoria iridata di Luca Marini, ieri in Moto2 nel Gran Premio malese di Sepang, riporta al tema dei due fratelli nello stesso sport.

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 5 nov 2018
Moto2: Luca Marini balla da solo

Dice un antico proverbio cinese: “Quando due fratelli lavorano insieme, le montagne si trasformano in oro”. Ciò accade raramente, nella vita come nello sport, anche nel motociclismo dove non sono mancati (e non mancano) fratelli piloti, addirittura in lotta fra loro nella stessa gara e nello stesso campionato. La prima vittoria iridata di Luca Marini, ieri in Moto2 nel Gran Premio malese di Sepang, riporta al tema dei due fratelli nello stesso sport.

In questo caso a un 21enne che per la prima volta sale sul gradino più alto di un podio mondiale e che è fratello (si direbbe fratellastro) di Valentino Rossi (40 anni il prossimo febbraio), 9 volte campione del Mondo, icona della MotoGP. Fratellastro perché Luca è figlio di Stefania Palma (madre di Valentino) e di Massimo Marini mentre il papà di Vale è l’ex pilota Graziano Rossi. Va con sé che questo importante risultato di Luca ha portato, oltre ai complimenti e agli evviva, anche interrogativi e polemiche di chi pensa che la vittoria di ieri – e più in generale la carriera passata presente futura del giovane pesarese/tavulliese nato a Urbino – sia dovuta e sia legata esclusivamente alla stretta parentela con Valentino, al suo straordinario potenziale economico, mediatico, tecnico ecc.

Nel motociclismo – sport complesso, complicato e costoso – poter disporre di un simile “supporto” aiuta, specie nei primi passi della carriera. Perché negarlo? Ma – la storia insegna – puoi essere il padrone del mondo e non vincere niente perché senza talento, senza determinazione, senza qualità tecniche e agonistiche indispensabili per fare la differenza, resti nel “mucchio” e fai poca strada. Luca, come tanti bambini specie nella nativa terra dei motori, ha iniziato a gareggiare a 5 anni nelle minimoto, su su fino al campionato italiano MiniGP80 (2011), poi il Civ Moto3 (2012) e anche il Cev Moto3 (2013) e addirittura una wild card Mondiale, infine il salto in Moto2 nel Cev 2015 (Luca, alto di statura, sta stretto nelle piccole 250 della classe cadetta), anno in cui fa l’esordio mondiale nella categoria di mezzo per poi il salto a tempo pieno nel mondiale Moto2 dal 2016 e, dal 2018, l’ingresso nello Sky Racing Team VR46 in squadra con Francesco Bagnaia, laureatosi ieri campione del Mondo Moto2.

Va subito detto che Luca, a differenza del fratello Valentino, non è esploso subito con vittorie e titoli a ripetizione. Ha vinto gare e anche campionati (minori) senza però far saltare il banco e senza coriandoli. Non c’è dubbio, però, che in Luca erano già evidenti gli elementi di base di chi ha la stoffa per poter fare bene disponendo di manetta, volontà, costanza e in particolare di umiltà e capacità di legare con la squadra e di non accontentarsi mai, cercando sempre di capire il perché di un risultato, buono o cattivo che fosse.

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Così, senza boati e scossoni, Luca ha incamerato esperienza, percorrendo tutti gli step – non sempre lineari – in un processo di crescita e di maturità sancito dalla sua prima eclatante vittoria di Sepang, anticipata dal primo podio al Sachsenring e dalla successiva prima pole a Brno con un gran secondo posto in volata in gara dietro Miguel Oliveira. Sono risultati importanti che nel motociclismo non vengono per caso anche se sono solo tappe che non portano automaticamente ai vertici mondiali. Fatto sta che sono segnali forti, vere e proprie bandierine ficcate sul terreno che tracciano un percorso potenzialmente ricco di risultati e di soddisfazioni.

Sbaglia chi, nella logica del fan, pone già Luca candidato al titolo mondiale Moto2, addirittura favorito. Sciocchezze. Luca sa bene, perché ragazzo dotato, oltre che di polso anche di saggezza, quanto è arzigogolata e in salita la strada da percorrere e quanto impegno certosino e totale richiede. Un lavoro incessante su tutti i fronti: da subito, senza scorciatoie né proclami, senza spinte, con la stessa umiltà di prima, anche di più. Per imparare. Per divertirsi. Per non cadere nella trappola degli adulatori. Adesso, ancor più di prima, l’essere fratello di Valentino poco conta.

Ma il “fardello” del fratello non c’è più. Luca è Luca, balla da solo. Sulla moto ci sale Luca e tocca a Luca scendere in pista e nel 2019 battersi con i suoi avversari vecchi e nuovi. Poi si vedrà. La Moto2 è dura ma è solamente il trampolino per passare dal potenziale al reale, il gran salto dalla sponda delle promesse alla sponda dove arriva solo il campione, il fuoriclasse, il vincente. Luca ha solo bisogna di Luca. La strada la sa. Se son rose (da MotoGP) fioriranno.

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