MotoGP, quel 9+ in pagella a Valentino Rossi

Le “pagelle” presentate da Motoblog dopo ogni Gran Premio non sono il… Vangelo e i voti dati ai piloti e alle moto non sono sentenze...

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 6 nov 2018
MotoGP, quel 9+ in pagella a Valentino Rossi

Il voto in pagella, anche a scuola, è sempre opinabile perché l’aridità di un numero difficilmente riesce ad esprimere, in positivo o in negativo, quel che ha fatto l’esaminato. Vale anche per il motociclismo dove pur conta una sola legge: arrivare primo, vincere.

Le “pagelle” presentate da Motoblog dopo ogni Gran Premio non sono il… Vangelo e i voti dati ai piloti e alle moto non sono sentenze. L’obiettivo è quello di offrire ai lettori una base su cui confrontarsi liberamente di volta in volta: una valutazione su quella singola gara, non sull’intero campionato né tanto meno sulla carriera di un pilota. Chi, sulla base di esperienze di corse e di analisi sul motociclismo oramai ultra cinquantennali, si prende l’onore e l’onere di stilare le “pagelle” non è mosso da logiche di partigianeria e di fan.

Tant’è che le critiche degli appassionati – immancabili e anche benvenute – una volta sono riferite alla (presunta) troppa benevolenza verso un pilota e la volta dopo, all’opposto, alla (presunta) eccessiva “durezza” verso lo stesso pilota. Insomma, prima si viene accusati di essere troppo buoni e poi dell’opposto, troppo cattivi. Ovvio che chi esprime il voto nelle “pagelle” può sbagliare ma l’errore di valutazione (quando c’è) è commesso in “buona fede”, non dettato da logiche di schieramento.

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Valentino Rossi è sempre al centro, anche nelle diatribe di questo tipo. Quindi l’estensore delle “pagelle” periodicamente viene criticato (spesso… insultato) per aver dato a Valentino o un voto troppo basso o un voto troppo alto, come è accaduto dopo Sepang. Il 9+ dato a Rossi (10+ a Marquez) se riferito al risultato di gara (il mediocre 18esimo posto dopo l’errore con caduta a 4 giri dal termine) è certamente eccessivo, se non esagerato.

Allora? Qui, nel tenere alto il voto, si è tenuto conto di due fatti: il primo riguarda il ritorno al vertice e la gran corsa dell’asso pesarese della Yamaha, sempre in testa davanti a tutti (mancavano solo gli infortunati Lorenzo e Crutchlow) fino al 16° giro, con grande determinazione e gran passo. Il secondo, a nostro modesto parere ancor più significativo, riguarda la scelta di Rossi di attaccare dal primo metro, andare in testa, tener duro, non mollare la guida della corsa, osando oltre l’osabile per non farsi superare dall’arrembante Marquez che gli soffiava sul collo.

In una precedente analisi dopo il Gran Premio malese, abbiamo dimostrato valutando i tempi sul giro, come lo “strappo” di Valentino dato per tre giri consecutivi (11°, 12°, 13° giro), pur di straordinario valore tecnico-agonistico, non abbia prodotto il risultato cercato dal pilota della Yamaha perché l’avversario rispondeva e addirittura contrattaccava, inanellando giri sempre più veloci e riducendo così – anche se di pochi centesimi ogni giro – il proprio gap.

Valentino aveva ben compreso di essere nel mirino dello spagnolo, pronto a scavalcarlo e andare in testa alla corsa. Rossi poteva accettare questa soluzione? Certamente. Ma, perso il comando, Marquez primo e con la strada … libera, sarebbe diventato incontenibile e assolutamente imprendibile lasciando all’italiano la soddisfazione del … secondo posto.

Ma Rossi non ha accettato questo epilogo (poteva farlo, magari adducendo anche scuse: “calo di gomma” ecc.), ha cioè rifiutato di accontentarsi, scegliendo di tirare ancora di più, la scelta dell’impossibile per restare al comando e tentare il colpaccio. Da lì la caduta. Quel 9+ è il “premio” per questa volontà di un sempreverde di 40 anni (a febbraio) e 9 titoli mondiali in tasca, di non tirare i remi in barca, di provarci comunque, di osare. Chi osa, forse non merita il nostro 9+, di certo merita, oltre l’applauso, il rispetto.

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