Motomondiale. Romano Fenati, rientro “esplosivo”: Moto3 o Moto2?
Fenati ha già un posto sicuro in Moto3 ma non è da escludersi, in zona Cesarini, un ripescaggio in Moto2.
La notizia del rientro nel motomondiale 2019 di Romano Fenati con lo stesso Team Snipers che lo aveva licenziato il 10 settembre dopo il noto fattaccio del GP San Marino a Misano divide gli appassionati, pro e contro. Fenati ha già un posto sicuro in Moto3 ma non è da escludersi, in zona Cesarini, un ripescaggio in Moto2.
Non torniamo sulla incresciosa e arcinota vicenda della “pinzata” a forte velocità data dal pilota ascolano sulla leva del freno anteriore della moto di Stefano Manzi in Moto2, un atto mai visto, ad altissimo rischio, fortunatamente senza conseguenze drammatiche. Gesto senza giustificazioni, punito subito con bandiera nera dalla direzione gara, seguito con la squalifica per le tre gare successive, quindi il forsennato can can mediatico volano di una spirale anti Fenati senza esclusione di colpi, da linciaggio, fino all’esposto del Codacons alla procura di Rimini per tentato omicidio.
Dopo il licenziamento del Team Marinelli e il contratto 2019 stracciato dal suo nuovo Team (MV Agusta-Forward), Fenati pareva deciso a chiudere con le corse. Poi, a freddo, il buon senso delle parti in causa ha permesso di ridimensionare il tutto fino al patteggiamento del pilota (che ha ammesso le sue colpe, scusandosi e pentendosi per il gestaccio) con la FIM, con la pena dell’allontanamento dalle piste ridotta dagli inziali 8 mesi a 5 mesi e 10 giorni, consentendo così il rientro di Romano dal 21 febbraio 2019.
In sintesi, questo l’iter. Adesso tocca a Fenati dimostrare di aver compreso la lezione. Non servono buoni propositi, ma fatti. Tutto bene quel che finisce bene? Dipende. Anche qui i “colpevolisti” sono contrari al rientro alle corse di Fenati e alla decisione del Team di Mirko e Giancarlo Cecchini di avergli di nuovo aperto le porte supportandone la possibile rinascita.
Il Team e il nuovo main sponsor (OCTO Telematics) non operano in uno sport complesso, rischioso e costoso qual è il motociclismo, nella logica della parabola del “figliol prodigo”, anche se in questa scelta non manca la componente umana nel voler offrire a Romano, pilota di talento pur dal non facile carattere, questa seconda chance. In questo senso le accuse al Team per aver ripescato Romano sono, oltre che ingenerose, sbagliate.
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Il Team segue l’iter degli eventi e prende atto delle scelte della giustizia (sportiva): nel momento che Romano, scontata la sua “pena”, può tornare in pista, è un pilota come un altro. Esattamente come qualsiasi cittadino che, scontata la pena per un reato dopo una sentenza emessa da un tribunale, torna in libertà, libero come tutti gli altri con l’auspicio di non sentirsi “bollato” a vita. In questo caso il rientro di Fenati – dalla Moto2 alla Moto3 – non può essere definito un passo indietro anche perché la scelta è dettata dai posti liberi in campionato.
Non è da escludere che Fenati venga “ripescato” in Moto2 2019, possibile solo in caso di defezione di uno degli attuali iscritti. Con Dorna, mai dire mai! Comunque, Fenati, dopo i propositi di addio alle corse, viene così “riconquistato” al motociclismo mondiale magari raggiungendo nel 2019, alla sua settima stagione nella impropriamente definita “classe cadetta”, l’agognato traguardo del titolo mondiale. Stiamo parlando – forse è il caso di ribadirlo – di un “veterano” che però ha 22 anni, quando ieri abbiamo appreso del rientro in una Coppa Mondiale (MotoE) 2019 di Sete Gibernau, una … “promessa” quasi 47enne! Per Romano (e per il suo Team) è una sfida, una nuova avvincente sfida, non priva di rischi anche sul piano dell’immagine che non può essere gestita come nulla fosse.
Insomma, un pilota italiano dato per finito, invece recuperato con prospettive che dire lusinghiere è poco. Si chiede senso della misura anche a chi contesta, legittimamente, questo rientro e critica il Team per questa scelta che, invece, va contestualizzata, compresa, approvata. Così, questo film in bianco/nero con più puntate – troppe – si chiude qui. Almeno rispetto alla componente che ci interessa, quella squisitamente agonistica. C’è bisogno di tutto meno di un replay. La parola alla pista.
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