Paul Rosche, il ricordo del mitico progettista BMW

Agli inizi degli anni ’50 Paul, fresco di laurea, aveva mosso i primi passi nel motorismo proprio grazie alla motocicletta.

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 27 nov 2018
Paul Rosche, il ricordo del mitico progettista BMW

Foto semi-segreta del test di Luca Cadalora sull’inedita MotoGP BMW “1000” 3 cilindri 4 tempi.

Giorni fa, nella sede centrale BMW a Monaco di Baviera, è stato ricordato Paul Rosche, uno dei più grandi progettisti del motorismo mondiale deceduto a fine novembre 2016 all’età di 82 anni. Oltre ad essere stato uno dei più attivi e innovativi progettisti di Formula 1, fra l’altro padre del “rivoluzionario” quattro cilindri in linea BMW turbo da 1400 CV di potenza campione del mondo 1983 con Nelson Piquet sulla mitica Brabham BT52 progettata dall’altrettanto mitico Gordon Murray, Rosche era, al pari di accanito fumatore, un vero appassionato di corse a tutto tondo, non solo delle quattro ruote, ma anche di motociclismo, di cui seguiva ogni evoluzione tecnica e agonistica.

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F1: Paul Rosche con Bruno Giacomelli

Chi scrive queste note ha conosciuto personalmente Rosche quattro anni fa a Modena, grazie all’Ing. Franco Antoniazzi (fondatore con l’Ing. Mauro Forghieri e con l’imprenditore Bruno Lugli della ORAL Engineering), perché il mitico Paul voleva fare “quattro chiacchiere” sul motociclismo de: “I giorni del coraggio” rapportato a quello odierno.

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F1: Paul Rosche con Nelson Piquet

Di fatto, parlò solamente Rosche e il perché lo si può facilmente intuire. Agli inizi degli anni ’50 Paul, fresco di laurea, aveva mosso i primi passi nel motorismo proprio grazie alla motocicletta. Già impegnato nello sviluppo dei motori BMW con il suo “capo” Ing. Alex Von Falkenhausen (un genio della meccanica morto nel 1988) fu da questi indotto a calcolare di un nuovo prototipo, le camme, di cui Paul non sapeva molto.

Inforcata la sua BMW bicilindrica boxer, incurante della pioggia battente, il giovane ingegnere andò di corsa nelle principali librerie di Monaco dove trovò il libro sul calcolo degli alberi a camme studiandolo poi tutta la notte. E buon pro gli fece. Da lì il nome affibbiatogli di “Nocken-Paul” cioè “Paul albero a camme”, il più esperto nel mondo degli assi a camme.

Quello fu un primo passo anticipatore di un lungo e fervido percorso di quasi mezzo secolo che, appunto, partì nel dopoguerra in un reparto corse bavarese composto da sole sei persone per motori da competizione di auto e moto. Chi non ricorda nelle sfide del vecchio Nurburgring il 500 (l’angelo barocco) 8 cilindri e – lungo le strade italiane delle Mille Miglia – il 600 boxer infilato dietro nella minuscola traballante Isetta? E, nel motociclismo, il 500 bicilindrico aste bilancieri 4 tempi boxer, dato mille volte per morto ma sempre resuscitato, con il “signorotto” Walter Zeller addirittura secondo nel mondiale 1956 dietro alla MV Agusta di John Surtees e davanti a un nugolo di monocilindriche inglesi e super frazionate italiane, quello stesso motore animatore e trionfatore in mille gare di sidecar e vincitore di decine di titoli iridati?

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Rosche, Forghieri e Antoniazzi.

Più avanti, a metà anni 60, per i test di un nuovo motore F1, Rosche costruì un monocilindrico 4 tempi di 500 cc di 60 CV! Averlo sviluppato e avercelo avuto, all’epoca, in pista nel motomondiale! Un personaggio di tale levatura, pur schivo, non poteva non essere conosciuto e apprezzato da tutti, ovunque in un mondo difficile quale quello delle corse dove – appunto – Paul si era brillantemente inserito in BMW, poco più che ragazzo, dando subito segni concreti di eclettismo e genialità tecniche con la progettazione e lo sviluppo dei motori specie delle super car – quanti successi per oltre due decenni con le berline sportive a cominciare dalle M3 divenute simbolo per generazioni! – della Casa bavarese fino ai propulsori per l’Europeo Formula 2 degli anni ’70, poi, come detto, alla Formula 1, partendo in partnership BMW-Lola guidate da Siffert e Hahne e poi in Formula 2 con i ripetuti successi nel Turismo e in F2, con tanti piloti prestigiosi: Jarier, Depailler, Lafitte, Giacomelli, Fabi ecc.

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Per la massima categoria Paul era partito da un motore di serie BMW poi “rianimato” col suo tocco geniale fino ad essere montato sulla Brabham all’epoca del patron Bernie Ecclestone dando a Piquet la macchina per il titolo iridato. Prima durante e dopo Rosche firma tanti propulsori sempre competitivi e vincenti in varie categorie: basti ricordare la McLaren F1 GTR 12 cilindri BMW che trionfò nella 24 Ore di Le Mans del 1995, ripetendosi nel 1999 con il BMW V12 LMR montato poi nel 2000 sulla Williams FW22 di Formula 1.

E che dire della altrettanto mitica M1! Paul Rosche è già nella storia delle corse, fra i miti veri, una persona di straordinaria genialità e umiltà, capace di lavorare “di nascosto” per BMW quando BMW decise di chiudere con le corse, regalando alla Casa bavarese fior di motori e fior di vittorie, ovunque, aprendola ai successi di mercato in tutto il mondo.

Rosche fu indubbiamente un progettista sopraffino e, quando diventò il number one del racing BMW, un capo carismatico di fronte al quale anche i vertici – e la stessa proprietà – della Casa bavarese si … inchinavano. Fu infatti Paul, insieme al responsabile comunicazione Karle Hinze Kalfbeel, suo carissimo amico, a convincere i boss BMW a rientrare in Formula 1 nei primi anni ’80 e poi, per la seconda volta, a metà anni ’90 quando prende corpo la collaborazione con la modenese Oral Engineering appena fondata dal compianto Bruno Lugli, da Mauro Forghieri e Franco Antoniazzi.

Una partnership che mette le ali al progetto del nuovo motore F1 10 cilindri 3000 partendo però da un piccolo 600 bicilindrico dal quale, dopo successive evoluzioni non solo di carattere tecnico, si giungerà al “famoso” motore 3 cilindri 990 cc. (grande potenza e tante innovazioni poi diventate di… dominio pubblico nella classe regina…) l’arma segreta della BMW per l’avventura in MotoGP.

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Forghieri, Cadalora, Rosche.

Ma i regolamenti cambieranno e cambieranno i vertici a Monaco tranciando le ali e i sogni di un progetto di grande potenzialità. Ma questa è un’altra storia. Paul è stato un ingegnere meccanico vecchia scuola ma uno straordinario anticipatore (nei primi anni 80, preparando la F1, mancando di un banco prova dinamico non in grado di simulare le condizioni di guida nella cella di prova scelse la pista come test giungendo alla prima applicazione della telemetria nelle corse basandosi su quanto si stava facendo per lo sviluppo degli elicotteri), un mix di istinto, passione, volontà, capacità di non mollare mai, di non fermarsi mai, di voler sempre andare “oltre”, mai da soli, sempre in cerca di una sfida “nuova”, formando la “sua” squadra e rispettando sempre gli avversari, anche gli ultimi e, anche nei giorni del trionfo, mai usando toni trionfalistici! “Paul– ricorda l’Ing. Franco Antoniazzi AD della modenese Oral Engineering da sempre ai vertici del Motorsport internazionale – è stato per me un carissimo amico con cui ho vissuto giornate e stagioni indimenticabili, un appassionatissimo genio della meccanica da competizione, un collaboratore prezioso della Oral. Uno che sapeva coniugare il lavoro col tornio e con la chiave inglese con le diavolerie più raffinate della moderna tecnologia, un precursore che voleva incessantemente scoprire il nuovo per poi trasmetterlo ai giovani”.

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Rosche e Antoniazzi.

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