SBK, rottura Ten kate-Honda: quella “storiaccia” fra bancarotta e carte bollate
Ieri Ten Kate ha annunciato “bancarotta” denunciando legalmente la Honda alla quale chiede un congruo risarcimento...
Anche i grandi amori finiscono e pure i matrimoni di lunga data e apparentemente solidi possono saltare. Nel motociclismo, sport complesso in cui girano forti interessi e dove, specie negli ultimi anni, il business la fa da padrone, i sodalizi che saltano (fra i diversi soggetti del Circus), non sono una novità.
Fatto sta che la rottura – dopo ben 18 anni – del sodalizio fra il Team olandese SBK Ten Kate e la Honda, pur nell’aria da mesi anche per le ultime due stagioni agonisticamente magre, fa notizia, non fosse altro per il “lignaggio” dei due attori sulla scena e per l’iter che la vicenda ha assunto, assume e assumerà. La squadra dei fratelli Gerrit e Ronald, dopo essere stata “scaricata” a fine stagione dalla Casa dell’Ala dorata (che ha preferito affidare nel mondiale delle derivate 2019 le sue Fireblade SP2 stavolta sostenute da HRC al Team Morivaki con il supporto di Althea e i piloti Camier e Kiyonari) ha accusato duramente il colpo, restando – a suo dire – “nuda e cruda” non solo sul piano sportivo (senza più moto ecc.), con le saccocce vuote e tanti conti da saldare ieri: insomma un gran casino.
Così ieri Ten Kate ha annunciato “bancarotta” (al di là delle interpretazioni della parola diverse fra Paese e Paese significa il fallimento del Team) denunciando altresì, legalmente, la Casa – cui viene chiesto un congruo risarcimento – con la quale ha vinto ben 10 titoli mondiali. E’ la conclusione, si fa per dire, di una amara vicenda, il primo passo per un contenzioso arzigogolato che spetterà adesso agli avvocati affrontare, con passaggi nei tribunali e successiva sentenza (quando?).
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Insomma, in questi casi, si sa come si comincia ma non si sa come si finisce. In un chilometrico comunicato, il Team olandese spiega le sue ragioni, almeno dal loro punto di vista non tutte campate in aria (ad esempio riguardo ai modi e ai tempi della fine del sodalizio che sarebbe stata decisa unilateralmente da Honda senza il necessario preavviso…), anche se nello stesso comunicato non mancano contraddizioni, vuoti … di memoria e annunci a questo punto forse “fantasiosi” come quello di voler continuare nel ruolo di “rappresentante” Honda sul mercato dei Paesi bassi ecc. Tant’è. Insomma, una brutta storia. Anzi, una storiaccia come ce ne sono state e ce ne sono (e ce ne saranno) altre – magari con soggetti “minori” – in un motociclismo troppo spesso definito “isola felice” con tutti i protagonisti grandi “amiconi” legati dall’unica comune passione delle corse ecc. ecc. ecc.
La passione c’è, non c’è dubbio. Ma ad essere cambiate sono le priorità: prima della passione, oggi, viene l’interesse perché è il business a far girare tutto l’abbagliante ambaradan. D’altronde, con quel che oggi costano le corse e con quel che le corse possono produrre, è gioco forza che di business trattasi. Allora? Allora, non potendo chiedere a “questo” motociclismo di tornare ai primordi con la passione francescana, c’è almeno la speranza che valga per tutti quel “rispetto” che anche ai tempi dei duelli di cappa e spada era dovuto a chi decideva di scendere nella tenzone.
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Se anche questo non è più possibile, ci siano almeno quelle professionalità – non solo tecniche e agonistiche ma anche nella impostazione e gestione dei rapporti contrattuali fra le parti – capaci di non far degenerare, come in questo caso, le tensioni e le fratture. Fatto sta che questa contorta e triste vicenda va oltre i diretti interessati coinvolgendo, oltre l’ambiente della SBK, tutto il motociclismo, così ancora una volta “sotto tiro” perdendo altre penne sul piano dell’immagine. E non solo.
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