MotoGP test Jerez: segnali di esasperazione tecnologica e di costi esagerati. MotoGP, dove vai?

C’è una tendenza che accomuna più o meno tutte le Case impegnate ed è quella di un ulteriore impegno quantitativo e qualitativo per raggiungere risultati sempre più eclatanti e tenere il passo della concorrenza.

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 30 nov 2018
MotoGP test Jerez: segnali di esasperazione tecnologica e di costi esagerati. MotoGP, dove vai?

Gli ultimi test della MotoGP a Jerez sono stati significativi anche per il segnale dato dalle Case sugli sviluppi tecnici e tecnologici della classe regina del Motomondiale. Come in tutte le prove, non è facile conoscere e comprendere le novità delle varie moto portate in pista, anche perché i Team sono impegnati (anche) a nascondere i loro prodotti per non avvantaggiare gli avversari. Al di là dei non pochi interessanti particolari – molti dei quali “invisibili”, specie quelli riguardanti motore ed elettronica – c’è una tendenza che accomuna più o meno tutte le Case impegnate ed è quella di un ulteriore impegno quantitativo e qualitativo per raggiungere risultati sempre più eclatanti e tenere il passo della concorrenza.

Tradotto, significa un aumento di personale tecnico (a casa nella ricerca e sviluppo e in pista nella gestione operativa) sempre più qualificato e professionalmente di derivazione extra motociclistica, una diversificazione nei progetti e nei test, uno sforzo mai visto prima sulla ricerca. La MotoGP non è più solo la classe regina del Motomondiale che attira il grande pubblico negli autodromi e davanti alla tv perché è uno sport ad alto valore di appeal, per lo show della battaglia in pista, per il rischio per i piloti, per le tecnologie delle moto ecc.

E’ lo strumento delle Case per testare tecnologie utili anche per la produzione di serie e per le Aziende sponsor utile per l’immagine e la pubblicità a livello internazionale. Sotto questo aspetto – tecnico-tecnologico, di organizzazione, di marketing e comunicazione – la MotoGP è sul binario tracciato dalla Formula 1 automobilistica, pur non avendo la torta (il mercato mondiale) delle quattro ruote. Certo, in MotoGP non ci sono (ancora) gli investimenti economici e le esasperazioni tecnologiche “da follia” della Formula 1 ma la strada, se si va avanti così, è quella. Una rincorsa dove c’è sempre chi alza il tiro costringendo gli altri a inseguire in una infinita spirale.

Da sempre, i processi di evoluzione tecnologici sono l’essenza stessa delle competizioni motoristiche. Da sempre i piloti, che si giocano la pelle per conquistare al tempo un decimo di secondo, chiedono mezzi più competitivi. Ma c’è un punto di non ritorno sul piano tecnologico ma anche economico superato il quale le corse oltrepassano l’essenza di essere comunque uno sport “possibile” in un rapporto di compatibilità fra costi e ritorni?

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Sarebbe oggi possibile l’ingresso (e il successo) nel motomondiale di marchi quali Morbidelli, Mba, Sanvenero, Minarelli, Malanca, Garelli, Derby, Tomos, Ossa, Paton, Linto ecc.?

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Ma, così come è in Formula 1 – ad esempio per un colosso come la Ford – ci sono anche grandi aziende mondiali che non entrano nella massima serie delle corse automobilistiche per i costi troppo alti e per le esasperazioni tecnologiche, ritenuti eccessivi quanto inutili, o comunque non trasferibili alla grande produzione di serie. In Formula 1 nel 2020 scade il patto delle regole in vigore tra Mercedes, Ferrari, Honda e Renault dopo di che si vedrà quale nuova strada intraprendere. Insomma, la tecnologia è vita. Ma, attenzione, perché di troppa tecnologia si può anche morire.

Non è giunto il momento, anche per il motociclismo, di riflessione approfondita su qual è la strada del prossimo futuro per tagliare costi esasperati e tecnologie troppo spinte? La Dorna spinge sul tasto dello show-business, un tasto da cui anche le Case e i Team (tutto il Circus) traggono grandi vantaggi. Così la MotoGP ha preso velocità. Sperando che, spingi e spingi, non finisca nel baratro. MotoGP, dove vai?

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