CIV, perché il Campionato italiano resta di “nicchia”
Solo dove c’è grande spettacolo la gente va e segue e dove la gente va in massa corrono i media e dove arrivano i media ecco gli sponsor, anche i grandi sponsor.
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L’aria nuova fa sempre bene. Vale anche per il motociclismo, anche per il CIV, il massimo campionato tricolore di velocità. Abbiamo già scritto che con l’ingresso nel 2019 del Team SKY VR46 nel CIV Moto3 – insieme ad altri Team di livello mondiale quali il Team Gresini, il Team Leopard, il Team RGR TM ecc. – il “tricolore” riceve indubbiamente un importante apporto di qualità tecnico-agonistica, riducendo anche il gap con il CEV mondialino spagnolo.
Nel campionato italiano della Moto3 – la categoria più significativa anche per i “giovani leoni” presenti- ci sono, ovviamente, altre squadre importanti e con ottimi piloti ma non c’è dubbio che la presenza di squadroni presenti anche in altri campionati (soprattutto nel Motomondiale) alza il livello complessivo e – specie con l’arrivo di una squadra marcata SKY – è possibile ricevere finalmente una salutare spinta all’immagine, (soprattutto grazie alla TV) del campionato italiano, tutt’ora debole, che tiene il campionato confinato in una cerchia ristretta di appassionati.
Basta questa novità per dare una svolta? Purtroppo no. Perché? Nel CIV lo spettacolo c’è, ma resta una questione … “da ragazzi” non in grado di richiamare il grande pubblico né sugli spalti né davanti alla Tv, con il disinteresse dei media (sui giornali il Tricolore non esiste), quindi con una debolissima presenza degli sponsor. Per il grande spettacolo servono grandi piloti, i grandi nomi, i big.
E’ questo che manca al CIV. Non certo per un deficit di volontà ma perché tutta l’impalcatura delle corse ruota all’impostazione data al Mondiale da Dorna&Fim, dove i grandi piloti (grandi Case, grandi Team) non gareggiano all’infuori dei round iridati. Non era così in passato, decenni orsono.
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Ogni anno era il “tricolore” seniores” (l’attuale CIV) a dare avvio al calendario internazionale con la presenza di (quasi) tutti i protagonisti del motomondiale. Gare da epopea, inserite nell’affascinante cornice della Mototemporada, un mix inimitabile di agonismo e festa strapaesana, un abbraccio non virtuale fra centauri in pista e aficionados ai lati dei circuiti stradali, un funambolico rombante tour con tappe che iniziavano il 19 marzo all’ombra della Ghirlandina all’aerodromo di Modena, proseguivano sui circuiti cittadini e non a Riccione, Rimini, Cesenatico, Cervia Milano Marittima, Imola, Pesaro, Monza, Pergusa, Vallelunga, San Remo Ospedaletti e nei primi anni in altre città. Per non parlare dei tanti circuiti cittadini (persino in Sardegna) teatro del campionato velocità juniores 125-175-250 e side.
La Mototemporada emiliano-romagnola (allargata geograficamente) era – come già scritto – un tour pre-mondiale e, oltre ai piloti big del mondiale (stranieri e italiani), contava sulla forte presenza di Case Made in Italy quali MV Agusta, Benelli, Morini, Bianchi, Aermacchi, Mondial, Ducati, Villa, MotoBi, Paton, Linto, Parilla, Rumi (prima anche Moto Guzzi e Gilera e poi Morbidelli, Minarelli, MBA, Sanvenero, Aprilia): una presenza che garantiva qualità tecnico-agonistica, show e tifo … da stadio, anche se – come abbiamo più volte scritto su Motoblog – non era tutto oro quel che luccicava. Come è facile capire, quella del passato è una realtà oggi improponibile.
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Allora? Serve qualità e anche tanta … fantasia per valorizzare al massimo quel che c’è, migliorando più che si può contenitore e contenuti. I Rossi, i Marquez, i Dovizioso ecc. non prenderanno mai parte al CIV o altre gare “nazionali”. Ma perché, ad esempio, non farli scendere in pista (almeno una volta) nel CIV a scopo promozionale, magari facendo intervenire le scolaresche previo una promozione adeguata? Perché non allargare ulteriormente la presenza di giovani piloti di altre nazioni? Perché non promuovere ogni round con piloti e moto nei centri città come si fa per la SBK? Ecc. Non è vero che non si può fare niente per rompere l’isolamento. Un fatto è certo. Non si può pensare a un Campionato con i fasti del passato né a una copia del Motomondiale MotoGP.
Quindi? Nessuna illusione. Il CIV resta “di nicchia”. Ma a volte, piccolo – se bello – è bello. Anche di più. Il CIV resta un campionato di “promozione” e di lancio nel firmamento del motociclismo internazionale per i nostri “giovani leoni”. Senza i giovani non c’è ricambio, non c’è futuro. E’ su questo che bisogna lavorare, migliorando quanto di buono fatto fin qui.
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