Motomondiale 2018, quasi 3 milioni sugli spalti. I perché del successo
Se lo stato di salute è dato (anche) dal numero di spettatori, si può affermare che il Motomondiale vinto da Marquez con i due italiani Dovizioso e Rossi a soffiargli sul collo, sta bene, anzi benissimo.
Gli spettatori presenti nei circuiti del Motomondiale sono il cuore del motociclismo, lo “zoccolo duro”. Mentre l’audience Tv, per le sue notevoli dimensioni, rappresenta, grazie agli introiti dei diritti televisivi, la “cassaforte” e la “banca” del Circus iridato.
Se lo stato di salute è dato (anche) dal numero di spettatori, si può affermare che il Motomondiale vinto da Marquez con i due italiani Dovizioso e Rossi a soffiargli sul collo, sta bene, anzi benissimo. Sono, quelli relativi alla stagione 2018 appena conclusa, numeri di successo, che dimostrano l’appeal del motociclismo, uno dei pochi sport davvero di massa e planetari, con gare e appassionati in ogni Continente.
Il promoter Dorna ha diffuso i dati ufficiali. Sono state complessivamente 2.884.242 le persone che hanno assistito dal vivo a tutti e 19 gli appuntamenti del 2018, 218.436 in più rispetto al 2017, tenendo conto anche della novità Buriram, appuntamento da pienone. Con ben 222.525 spettatori, quello al Chang International Circuit è stato il week-end più seguito della stagione, davanti al GP del Red Bull Ring in Austria e di Le Mans (Francia). Tutti e tre i circuiti hanno avuto ciascuno oltre 200.000 spettatori. Su 19 GP, ben 12 hanno aumentato la loro presenza di spettatori in circuito. Alla Francia spetta il primato domenicale. Nel giorno della gara d’oltralpe sono stati 105.203 i “tifosi” della MotoGP.
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E l’Italia? Al Mugello di inizio giugno ci sono stati complessivamente oltre 150 mila spettatori (oltre 90 mila la domenica di gara) mentre a Misano a settembre si è avuto il record con ben 159.120 spettatori nell’intero week end (oltre 95 mila la domenica). Per la cronaca il GP d’Italia ha avuto anche un significativo supporto di ascolti nelle dirette televisive. In totale, tra Sky (a pagamento) e TV8 (gratis), sono stati oltre 4 milioni (4 milioni e 81 mila) i telespettatori del Mugello. A Misano oltre 3 milioni e 700 mila (1 milione e 125 su Sky e 2 milioni e 631 mila su TV8.
In generale, quindi, un Motomondiale 2018 con i numeri più che positivi. Perché tanto successo? A “tirare”, si sa, resta la MotoGP per i suoi motivi di interesse tecnico-agonistici. Il campionato ha avuto ancora in Marc Marquez (Honda) il suo dominatore ma il fuoriclasse spagnolo ha avuto degni avversari, primi fra tutti Dovizioso (Ducati), Lorenzo (Ducati), Rossi (Yamaha), Vinales (Yamaha) ecc. come più volte abbiamo analizzato su Motoblog.
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Ducati è stata la moto con un salto di qualità impressionante, mediamente la moto più competitiva, con la Honda però in grande ripresa supportata da un Marquez extra, mentre ha faticato la Yamaha, altalenante, solo una volta trionfatrice con Vinales e in pole “straordinaria” con Valentino al Mugello. Progressi significativi da parte di Suzuki con acuti di Iannone e Rins, passi in avanti di Ktm, ancora in difficoltà Aprilia.
Sono state gare per lo più combattute, anche se l’effetto trenino dovuto all’esigenza di preservare le gomme, ha tolto spesso appeal, con la battaglia “vera” (peraltro di grande qualità ed entusiasmo) solo negli ultimi giri di corsa. Questa MotoGP, comunque non priva di limiti e contraddizioni, “tira” in quanto tale, forte di un proprio valore tecnico ed agonistico, soprattutto sul piano dello show. La “superiorità” di Marquez è, almeno fin ora, un valore aggiunto, non soffocando lo spettacolo, anzi! Ciò grazie alle sue straordinarie doti di campione e di funambolico show-rider, anche dovuto alla sua guida d’assalto, e – perché no – alle sue cadute e ai suoi recuperi da… miracolo.
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La rinascita di Lorenzo e i suoi eclatanti successi sulla Rossa (storico il trionfo del Mugello) hanno alzato il livello dell’interesse e della passione, così come le vittorie di Dovizioso e il tentativo di assalto al titolo del binomio italiano, purtroppo alla fine non riuscito. E Rossi? Non ha vinto neppure una gara ma si è sempre dimostrato competitivo, mai domo, pur se battendo sul chiodo fisso dei limiti della sua M1, anche … esagerando, specie nel “bombardamento” sui limiti tecnici e gli … errori di strategia della Casa di Iwata.
La MotoGP non è più solo “Rossicentrica” ma Valentino resta nel cuore della massa degli appassionati – in Italia e altrove – capace tutt’ora di portare sui circuiti di ogni parte del mondo decine di migliaia di spettatori e di tenere davanti alle tv milioni di telespettatori. In questo senso Rossi è ancora il “vessillifero” della MotoGP, per la sua immagine e promozione internazionale, il pilota simbolo del motociclismo show-business.
In MotoGP c’è già chi – leggi Marquez – sul piano qualitativo squisitamente tecnico-agonistico, può essere considerato il nuovo “number one”. E già si intravedono all’orizzonte le nuove leve pronte a entrare in scena e non certo come comprimari. La situazione è in movimento e va gestita con oculatezza, non solo sul piano tecnico, evitando sparate di auto compiacimento e incensamenti fuori luogo.
Serve spirito critico costruttivo, analisi capace di andare oltre la superficie per far fronte al sempre mutevole vento del grande sport. Serve un salto di qualità “culturale” – anche per isolare le frange di scalmanati fanatici tutt’ora presenti specie nei due round italiani – per un futuro che nella sua ininterrotta evoluzione anche tecnologica non tradisca l’identità che da oramai 70 anni fa vivere il Motomondiale in una altalena di alti e bassi, ma sempre pieno di passione, festa di popolo.
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