MotoE, il valore del sound: quando non c’è, si sente

Chi fra pochi mesi siederà sulla tribuna centrale o sulle colline del Mugello a malapena si accorgerà delle MotoE in transito. Bene le nuove tecnologie, bene guardare al futuro, ma...

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 21 dic 2018
MotoE, il valore del sound: quando non c’è, si sente

Non c’è Natale senza musica. Non c’è atmosfera natalizia senza la magia della musica. Forse l’accostamento del Natale con i suoi canti e le sue melodie al … motociclismo può sembrare improprio ma non è azzardato affermare che chi dice Natale dice musica e chi dice corse di moto dice rombo del motore. Non c’è corsa se non c’è il “sound” che scaturisce potente dai megafoni capace di identificare in pista, ad occhi chiusi, il tipo di propulsore e la Marca del mezzo e soprattutto capace di far battere il cuore degli appassionati alimentandone fantasie, emozioni, sogni.

E’ così da sempre, sin dai primordi delle corse di moto e di auto. Anche oggi, appassionati di ogni età, hanno un brivido nell’udire nei revival la “voce” inimitabile delle pluri frazionate Benelli, MV Agusta, Honda GP. Da sempre, i regolamenti tecnici e le evoluzioni tecnologiche hanno condizionato il rombo dei motori da corsa, ultimamente per l’inquinamento acustico che però va limitato sulle strade, non in pista nelle gare “vere”, effettuate in un autodromo una volta l’anno.

Soprattutto la lotta al rumore non può essere fatta con moto (e auto) racing, considerate capri espiatori del caos moderno. Negli ultimi anni, già in Formula 1 c’è stata una profonda… “involuzione” del sound, passando dai V8 aspirati (non parliamo poi dei precedenti propulsori a 12 cilindri!…) ai V6 turbo che ingozzano l’aria producendo il sound “spazzatura”. I propulsori Ferrari iper frazionati di Lauda&C su su fino a Schumacher esprimevano la rabbiosa potenza della Rossa F1 con un rombo inebriante, coinvolgente, pieno e diretto come un uragano.

Poi l’era attuale iper tecnologica con motori che esprimono un grido da “voci bianche” che resta nel gozzo, fiacco e strozzato, un “rumore” farlocco come uscisse dalla “sordina” di una tromba stonata. Anche nel motociclismo il sound ha subito evoluzioni negative, vuoi per il salto dai motori 2 tempi (anch’essi da fine anni ’70 ingabbiati in tubi di scarico “chiusi”) ai motori 4 tempi, vuoi per l’imposizione delle regole restrittive sul frazionamento dei propulsori, sul tetto dei giri motore, sui limiti dei decibel degli scarichi ecc.

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Il sound dell’attuale Moto3 viene paragonato a quello di un … motocoltivatore solo perché c’è il limite dei decibel sugli scarichi altrimenti sarebbe il magnifico replay della Morini 250 GP mono 4 tempi di metà anni ’60. Ma quel che è accaduto fin qui è niente, sapendo che per il sound-racing è in arrivo la … “mazzata finale” dovuta all’ingresso delle moto da corsa con propulsori elettrici, al debutto nel Circus iridato sin dal 2019 con l’annunciata “Coppa E”.

L’inedito campionato continentale ha l’obiettivo di promuovere e sensibilizzare l’opinione pubblica sulle potenzialità di questi nuovi mezzi con propulsore elettrico, utilizzando le corse per sperimentare nuove tecnologie utili alla produzione di serie. L’automobilismo ha fatto da apripista. La Formula E si svolge su circuiti cittadini (con pubblico generico) perché le auto elettriche di serie avranno prevalentemente un uso urbano. Mentre l’inedito campionato di MotoE si svolgerà sui circuiti “fissi” (autodromi famosi) nello stesso week end della MotoGP, Moto2, Moto3, con la parte positiva di poter sfruttare il potenziale (soprattutto organizzativo e di immagine) del Motomondiale ma con la parte negativa di correre in autodromi con il grande pubblico di appassionati che può subito soppesare la differenza fra i due tipi di campionati: un rischio per la nuova categoria che può uscire ridimensionata dal confronto, una gara da play-station, senza appeal e senza… rombo.

Su Motoblog abbiamo di recente, più volte, affrontato la questione sotto il profilo tecnologico, ecologico, economico, tecnico e agonistico e non ci torniamo – per ora – sopra. Abbiamo già detto che il progresso non si ferma e che anche in questo caso la medaglia ha due facce. Si vedrà. Qui ci imitiamo alla “questione sound” di questi motori di cui si può dire tutto meno che siano “eccitanti”. Oggi le auto da corsa elettrica sono silenziate ma si fanno… sentire lo stesso grazie al mix di “rumore” dovuto al “sibilo” (chi lo sente?) del propulsore elettrico, al rotolamento dei pneumatici sull’asfalto, all’aerodinamica nel contatto con l’aria: arrivano a 80 dB contro i 140 dB di una odierna F1, per non parlare del passato.

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C’è chi paragona il sound del motore elettrico a un … caccia e chi invece – non senza ironia – a un … trapano, a un aspirapolvere o a una centrifuga di una lavatrice. In effetti il rumore ha poco del sound di un caccia in picchiata ma tanto di un mezzo Polistil o del fischio degli ingranaggi se si toglie l’olio alla trasmissione di uno scooter. Il sound, come noto, è elemento di “identificazione” attraente e stimolante anche nella produzione di serie, in auto (es: l’inconfondibile rombo/soffio dei motori Porsche 6 cilindri aspirati alla guisa dei felini che passano dal borbottio chiuso al ruggito possente…) e in moto (gli altrettanto inconfondibili rombi dei bicilindrici Ducati, Harley Davidson, Bmw, molto diversi fra loro ma egualmente accattivanti e identificativi dei rispettivi proprietari).

Tutto ciò – l’effetto suono – nelle corse viene moltiplicato assurgendo a identificazione e simbolo della corse stesse. In un prossimo articolo illustreremo i sound delle moto da competizione delle varie epoche perché il rombo è sempre stato parte integrante delle corse e del loro successo. Le corse devono creare show e il sound è un elemento fondamentale perché dà il senso della velocità e della potenza, fa capire lo stile di guida e l’impegno del pilota, crea emozioni. Diceva Ecclestone: “I 6 cilindri in F1 non disgustano per il loro rumore, ma perché non lo producono”.

Che dirà alla prima gara delle MotoE? Nel motociclismo (idem per la F1) è il coinvolgimento emotivo a rendere attraente e possibile il “giocattolo”, cioè il volano del business che ruota intorno al Motorport. Il sound non è solo la ciliegina sulla torta delle corse: se le moto “ruggiscono” potenti e veloci, per il pubblico quei bolidi sono potenti e veloci.

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In passato ci furono gare in cui Agostini vinceva in 500 con un giro di vantaggio sul secondo, due giri sul terzo. Perché i 200 mila fan di Assen, di Spa, di Hockenheim restavano ugualmente soddisfatti, esultando dal primo all’ultimo giro? Perché – fra appeal di carattere tecnico e agonistico – un motivo coinvolgeva tutti: il rombo inconfondibile che usciva dai quattro tromboncini aperti della 4 cilindri 4 tempi della MV Agusta era show puro, esprimeva quel senso della velocità e della potenza che il pubblico voleva, inimitabile, impossibile sulla moto di tutti i giorni.

Quel sound esprimeva la personalità del mezzo e del pilota: rendeva Agostini “unico” fra tutti, con la sua frustata in staccata e il crescendo rossiniano in accelerazione, un compositore e direttore d’orchestra di un’opera d’arte che chiunque l’abbia ascoltata dal vero se la porta dentro nel cuore, anche dopo mezzo secolo. Agostini – così come altri grandi campioni – esprimeva la propria personalità e quella di una epopea anche grazie a quel sound del suo bolide, metallico e vigoroso, un urlo lacerante che creava emozioni distinguendosi in mezzo al rombo cupo e col risucchio della muta dei motori delle monocilindriche.

E la gente era lì, pagando il biglietto, in cerca di emozioni. Come a un concerto di Beethoven, di Verdi, di Rossini. Chi fra pochi mesi siederà sulla tribuna centrale o sulle colline del Mugello a malapena si accorgerà delle MotoE in transito. Bene le nuove tecnologie, bene guardare al futuro. Ma attenzione: il rischio è che – così – la nuova MotoE parta col passo del gambero e vinca la coppa… di cartone. Il silenzio può diventare assordante.

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