MotoGP: Jorge Lorenzo, “lancia in resta” per la nuova sfida

Dopo gli alti e bassi (disastroso il 2017, con lampi di gloria il 2018) del biennio Ducati, evidentemente la nuova sfida 2019 sulla Honda in compagnia di Marquez, stimola e “carica” il 31enne asso spagnolo.

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 3 gen 2019
MotoGP: Jorge Lorenzo, “lancia in resta” per la nuova sfida

Stappata l’ultima bottiglia di champagne per chiudere il 2018 e il capitolo Ducati, Jorge Lorenzo si è buttato subito nella nuova stagione con un’ultima bacchettata alla Rossa: “troppo alta e grande” e con una prima sviolinata al nuovo Team HRC: “capace di reagire fornendomi subito ciò che ho chiesto”.

Jorge, si sa, così è: prendere o lasciare. Uno spot pubblicitario televisivo pro dentifricio degli anni ‘60 su Carosello ripeteva ogni sera agli italiani riferendosi alla avvenente Virna Lisi “Con quella bocca può dire ciò che vuole”, intesa come bocca della verità.

Il “maiorchino” non è forse la “bocca della verità” ma – al pari di altri – è legittimato a dare giudizi, anche a… pontificare, dall’alto della sua già lunga carriera (11 anni in MotoGP con 282 gare) e del suo invidiabile palmares (cinque titoli mondiali vinti). Dopo gli alti e bassi (disastroso il 2017, con lampi di gloria il 2018) del biennio Ducati, evidentemente la nuova sfida 2019 sulla Honda in compagnia di Marquez, stimola e “carica” il 31enne asso spagnolo.

In questo motociclismo dell’immagine dove la comunicazione è – per così dire – imposta non si può prendere per oro colato ogni dichiarazione dei piloti anche perché spesso sono il frutto di esternazioni legate a singoli eventi o a determinate situazioni. Diciamo che le dichiarazioni vanno contestualizzate. Non ha senso, ad esempio, strumentalizzare oggi ciò che Lorenzo affermò quando entrò in Ducati: “Io ho firmato con la Ducati per finire la mia carriera qui. La mia intenzione è finire la mia carriera da ducatista e, se possibile, da leggenda”. Sono parole pronunciate dal pilota spagnolo o scritte dall’ufficio stampa del Team a ruota libera? Comunque non incidono né sul piano personale né su quello agonistico.

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Altrimenti si potrebbe fare un altro campionato: quello delle dichiarazioni …“improprie” dei vari piloti e – data la ressa – non si sa chi potrebbe vincerlo. Per chiudere la questione del biennio in Rosso non c’è dubbio che Lorenzo è rimasto sin troppo a lungo spiazzato ma che una volta ritrovato il feeling con la moto ha dimostrato di non aver perso né smalto né voglia di vincere.

In mezzo al guado per troppo tempo, Jorge ha vissuto anche fasi di sconforto usando, di contrasto, anche apprezzamenti non sempre corretti. Fatto sta che l’errore l’ha fatto lo staff Ducati, incapace di interpretare e gestire la situazione. Così la Casa bolognese si trova con un fuoriclasse in meno in casa e un fuoriclasse avversario in più.

Non sarà facile neppure per il Team HRC gestire due campioni quali Marquez e Lorenzo: chi spera nella loro rivalità per mettere in crisi Honda e far suo il titolo si ritroverà con un pugno di mosche. Di Jorge si può dire tutto, meno che non sia un fuoriclasse, implacabile “martillo” nel ruolo di volpe, stellare nei giorni di grazia, spesso però “sotto tono” o “fuori squadro” nelle fasi di luna storta o di incaponimento.

Da qui, appunto, Jorge Lorenzo o lo ammiri perché è un gran manico-finisseur, il corridore-da-perfezione capace di passare dal primo all’ultimo giro su un’unica linea d’asfalto facendo saltare ogni volta il cronometro e lo esalti perché ti esalta o, all’opposto, lo… eviti perché è… meglio non potendone più di star dietro ai suoi “se” e ai suoi “ma”, ai suoi labirinti mentali, in caso di giornata-no.

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E’ un pilota double-face: da una parte “bollente” e raggiante nel festeggiare una vittoria, dall’altra freddo, anzi glaciale e tetro, chiuso in una rancorosa corazza, nella sconfitta. Più di altri campioni, subisce l’altalena di quando assurge agli altari o precipita nella polvere. Ma, ancor più di altri, sa che una caduta e una frattura sono la premessa della risalita, non l’epilogo che induce al forfait. Jorge, anche quando sembra l’opposto, non fa comparsate: semplicemente esprime se stesso, per lo più non inducendo – in riferimento al ruolo di pilota, non alla vita in privato – alla simpatia.

La simpatia, al pari dell’umanità, si sa, non fa fare il record sul giro, non fa vincere gare né titoli mondiali. Verso Lorenzo il maiorchino si possono provare sentimenti diversi, anche contrapposti, ma non può mancare nei suoi confronti la stima profonda per quel che fin qui ha dato al motociclismo e per quel che ancora saprà dare, già in questo non facile ma attesissimo esaltante 2019.

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