MotoGP, Ducati corre con le … dichiarazioni. Cui prodest?

Siamo alla vigilia di una stagione MotoGP di grande interesse e di grandi aspettative e speranze per la Ducati... Sarebbe d’obbligo - stare con i piedi per terra, mantenere un “profilo basso”, evitare sparate e polemiche a rischio boomerang...

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 13 gen 2019
MotoGP, Ducati corre con le … dichiarazioni. Cui prodest?

Se, come noto, non si può sparare sulla Croce Rossa, nel Belpaese non si sparlare dei “3 Rossi” per eccellenza: Garibaldi, la Ferrari, la Ducati. Intendiamoci, è giusto così e non servono parole per dimostrarlo.

Fatto sta che, almeno riguardo alla Casa di Borgo Panigale, c’è spesso un eccesso di zelo da parte dei vertici nel volere … “esternare”. Siamo alla vigilia di una stagione MotoGP di grande interesse e di grandi aspettative e speranze per la Ducati, decisa quest’anno, dopo l’ennesimo tentativo dell’assalto al titolo non riuscito (per poco) nel 2018, a tentare il colpaccio iridato nella classe regina con il nuovo binomio DoviziosoPetrucci.

E’ una impresa – data la qualità e la quantità degli avversari – tutt’altro che facile, tanto meno scontata. Ragion per cui è d’obbligo – sarebbe d’obbligo – stare con i piedi per terra, mantenere un “profilo basso”, evitare sparate e polemiche a rischio boomerang. Evidentemente, vuoi per esigenze di marketing o per la necessità di dover dare la … “linea”, i vertici della Rossa pensano che bisogna lanciare il proprio messaggio, urbi et orbi. Così è stato anche in questi giorni dell’anno nuovo con l’AD Claudio Domenicali e il Direttore sportivo Paolo Ciabatti a dire – legittimamente – la loro.

Rispetto a Domenicali (personaggio apparentemente spigoloso ma manager esperto e di valore indiscutibili) dopo una quanto meno discutibile gestione con il pilota di punta Jorge Lorenzo della Rossa nel 2017 e nel 2018, registriamo le sua ultime volontà in relazione alla MotoGP 2019.

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“Tanto nomini nullum par elogium” verrebbe da dire di fronte a frasi che in parte sono il replay di vicende passate (non positive, come ad esempio quelle relative all’altro ex pilota della Rossa Andrea Iannone) e in parte, riguardo alla stagione in arrivo, appaiono “rischiose”, quindi inopportune. Intendiamoci, nessuno può non plaudire a come Ducati sia cresciuta in MotoGP (grazie anche alla spinta dei nuovi regolamenti dal 2017, specie sull’elettronica, centralina unica Marelli ecc.) e sia riuscita la scorsa stagione a vincere 7 gare terminando alla fine seconda con Dovizioso. Bene. Anzi benissimo. Fatto sta che se vale sempre il detto che “si corre per vincere” (il titolo) e se a vincere sono sempre gli altri, non ci si può limitare all’auto compiacimento della seconda piazza.

Perché non vale più mettersi sulla bilancia della MotoGP nella logica di “Davide contro Golia”. Delle due, l’una. O ci si limita – visti i diversi “pesi” – al ruolo di outsider e tutto quel che viene da gare e campionati è grasso che cola o, se si parte mostrando i muscoli ruggendo come il re della foresta, poi se non si vince si è sconfitti.

Punto. Anzi, punto uno. “Tra la Ducati e Lorenzo – dice Domenicali – tutto ha funzionato al meglio troppo tardi”. Già, ma, vivaddio!, questo lo sanno anche i bambini, un AD deve dire “perché non ha funzionato” anche per evitare bis nel futuro.

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Punto due. Sul nuovo binomio Rosso, Andrea e Danilo: “Loro hanno voglia di lavorare insieme, questa coppia ha un potenziale che la coppia 2018 non aveva”. E in Ducati cosa si è fatto in due lunghissimi anni (2017 e 2018) per fare in modo che l’altra coppia (con un 5 volte iridato pagato da Ducati 26 milioni di euro) potesse esprimere tutto il potenziale? Colpa del destino cinico e baro?

Ultima considerazione. L’AD valuta Honda con il nuovo binomio MarquezLorenzo: “Vedremo se due galli in un pollaio saranno troppi…”. Che c’azzecca mettere il becco in casa altrui, e in quale Casa! Mai, il Conte Agusta – abituato a vincere gare e mondiali – ha mai detto una parola sulle squadre avversarie e sui loro piloti. Peccato. AD, cui prodest?

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Rispetto a Ciabatti – peraltro ottima persona competente ed equilibrata – è difficile cogliere il positivo riguardo al 2019 e soprattutto al 2020. “I risultati di Petrucci, Miller, Bagnaia (nel 2019 ndr) ci faranno decidere quale pilota sarà nel team ufficiale nel 2020”. Apparentemente una banalità – nelle corse sono sempre i risultati a contare – ma di fatto un … accanimento terapeutico in un Team (quello ufficiale ma non solo) che ha già dimostrato limiti nella gestione dei suoi piloti e nella gestione strategica e tattica della squadra.

Ha senso, con una stagione rovente alle porte – in cui può accadere di tutto – già collocare i tre piloti in seconda … linea (e se – mai dire mai! – il Petrux facesse il miracolo?) tracciare il solco per la stagione 2020? Non è un po’ come mettere il carro davanti ai buoi? Si vedrà. La parola, come sempre, alla pista.

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