MotoGP 2019, il “bivio” di Valentino Rossi

L’asso pesarese resta l’emblema della MotoGP, il vessillifero del motociclismo show-business che lo ha trasformato da sport di nicchia per appassionati per lo più europei, a sport di massa per un pubblico generalista mondiale...

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 16 gen 2019
MotoGP 2019, il “bivio” di Valentino Rossi

Da due decenni, al centro del motociclismo c’è, che vinca o che perda, sempre un pilota, Valentino Rossi. I suoi avversari cambiano ma lui – il Dottore – resta il punto di riferimento, la pietra di paragone, il metro di misura sia per chi è sconfitto (e sono tanti), sia per chi lo ha sconfitto (e sono davvero pochi).

Insomma, l’asso pesarese resta l’emblema della MotoGP, il vessillifero del motociclismo show-business trasformandolo da sport di nicchia per appassionati per lo più europei, a sport di massa per un pubblico generalista mondiale, una gallina dalle uova d’oro per tutto il Circus.

L’ultima news che lo riguarda è la chiamata di Nasser Al-Attiyah, il “principe del deserto” perché Valentino corra presto la Dakar. Si vedrà. A noi interessa la stagione MotoGP 2019 alle porte, quella che il 9 volte campione del Mondo affronta doppiando a febbraio i suoi “primi 40 anni”.

L’obiettivo, al di là delle dichiarazioni di comodo, resta uno solo: il titolo iridato numero dieci. E’ questa la motivazione di fondo per cui Rossi corre ancora in MotoGP chiedendo a se stesso, alla sua squadra, alla Yamaha tutto il possibile, anzi l’impossibile per raggiungere l’agognatissima meta. Il decimo titolo nulla toglie e nulla aggiunge a quanto Valentino ha fin qui fatto.

E non è neppure solo una questione da “albo d’oro” dove in vetta all’Olimpo resta Giacomo Agostini con i suoi (irraggiungibili?) 15 titoli seguito da Angel Nieto (12+1), da Carlo Ubbiali e Mike Hailwood (9) in coabitazione con Rossi. Si staglia, però, minacciosa, l’ombra di Marc Marquez, 7 titoli iridati già a 25 anni, campione in carica, favorito d’obbligo anche quest’anno.

Proprio ieri in una ampia intervista a Radio Deejay Valentino Rossi ha fatto una previsione sulla stagione: “Se miglioriamo la moto possiamo essere forti”. Una dichiarazione apparentemente banale ma che banale non è. Il campione di Tavullia ha battuto sullo stesso chiodo del 2018 per marcare la differenza fra lui e la sua moto, con lui competitivo e la sua moto no.

Come non ricordare le ripetute “bordate” sui limiti della sua Yamaha, a volte esagerate perché poi in gara la M1 era tutt’altro che “ferma”? Non è, quello di Vale, un tatticismo per mettere le mani avanti ma una lucida strategia: se si vince, vince il pilota, se si perde, perde la moto. Un modus operandi che viene da lontano. Come non ricordare proprio un decennio addietro la sberla del pesarese nell’ultimo GP di Valencia: “Non ho perso io ma la Yamaha” seguito dall’avvertimento-minaccia: “Voglio dare alla Yamaha un’altra chance”?.

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All’epoca Valentino era stressato per i nodi che gli si erano stretti uno sull’altro: sui carboni ardenti per le note vicende extra sportive legate al fisco, dolorante (per una nuova brutta caduta), deluso per la sua peggior stagione iridata. Per difendersi scelse l’attacco, rampognando la Yamaha che, a dire il vero, fece tesoro delle critiche portando poi in pista il mezzo vincente che consentì a Rossi di conquistare altri due titoli mondiali, gli ultimi, almeno fin qui.

Chissà se la storia si ripete quest’anno, se cioè la Yamaha terrà conto delle “bastonate” e dei consigli di Valentino in uno sforzo comune (sarà una stagione “decisiva” anche per Vinales) recuperando quel gap tecnico – non così pesante ma comunque esistente – mettendo in condizione il quarantenne fuoriclasse italiano di compiere il miracolo.

A Yamaha non manca nulla per tornare a battersi allo stesso livello delle grandi Case avversarie. Rossi è chiamato al replay dei suoi giorni migliori e Vinales a cacciar via le … ombre. Da sempre i grandi campioni vincono con la squadra e perdono con la squadra. Per non gettare benzina sul fuoco non ricordiamo fatti del motociclismo ma facciamo un esempio … della Formula 1 quando Schumacher dopo l’esplosione del motore Ferrari in Giappone e l’addio al mondiale 2006 andò a stringere la mano a tutti i suoi meccanici, abbracciando tutti, uno ad uno. In Yamaha serve armonia, senza musi lunghi.

La nuova stagione è più vicina di quanto sembri e il teatro prepara una scena avvincente e diversa dal passato con Honda ancora da battere, forte di un binomio-monstre, con Ducati molto competitiva e impegnata a superarsi con il Dovi e l’interrogativo Petrucci tornando ai trionfi magici di Stoner, con Suzuki … sulla scia e Ktm ed Aprilia attesi all’aggancio.

Una scena diversa sul fronte piloti, dove i “giganti” dovranno misurarsi con i “giovani leoni” motivati e decisi a far saltare il banco. Per Rossi, il 2019 non può essere sottotono, se no – al di là dei bla-bla e dei contratti – il “dopo” si rabbuia. Valentino ha solo un obiettivo: vincere! Altrimenti per il 9 volte iridato sarà difficile, se non impossibile, sottrarsi alla fase discendente della sua straordinaria parabola agonistica.

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