MotoGP, Valentino Rossi: quanto “pesa”?
A 40 anni compiuti fra pochi giorni,Rossi, è tutt’ora competitivo in MotoGP, in lotta per il suo decimo titolo...
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La dichiarazione di Valentino Rossi ospite di Fabio Fazio a “Che tempo che fa” sulla Rai: “Molti hanno cominciato a seguire le gare di moto grazie a me” continua a fare discutere e ad alimentare polemiche, specie sui social.
Niente di nuovo, si dirà. Anche perché l’asso pesarese dice la verità… incompleta. E’ vero che oggi – da circa un ventennio – il motociclismo è diventato sport di massa a livello internazionale (non più solo in Europa) moltiplicando anche in Italia gli spettatori sugli spalti degli autodromi e soprattutto davanti alla TV, dietro solamente al grande calcio e alla Formula 1.
Anche nei decenni precedenti gli autodromi facevano il “pienone” in occasioni dei round iridati (e di altri appuntamenti importanti quali ad esempio la Mototemporada emiliano-romagnola) ma il motociclismo, pur sport “popolare”, rimaneva comunque sport di “nicchia”, anche perché poco valorizzato dai media e assente in TV.
Con i “se” non si fa la storia ma se negli anni ’50 con le grandi Case italiane in campo e con grandi campioni (anche italiani) protagonisti ci fosse stato il supporto mediatico (specie della televisione e di internet) il motociclismo avrebbe lo stesso seguito di oggi, facendo le debite proporzioni per i tempi così diversi.
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Non a caso, il fenomeno Agostini esplode ampliando l’interesse per il motociclismo per i successi-record dell’asso di Lovere, della sua personalità e il suo carisma, ma grazie soprattutto alla televisione che – pur timidamente – scopre le corse e le porta in b/n e con una telecamera fissa dentro le case degli italiani.
Con Valentino Rossi (che nasce quando Ago chiude la sua carriera) c’è il “salto di qualità” che può sintetizzarsi con una frase: “Il pilota giusto al momento giusto”. Valentino come Agostini, un vincente: classe, carisma, leadership, ragazzo intrigante, furbo e fortunato, irriverente al limite della sfrontatezza, dal viso acqua e sapone, di forte appeal anche per vicende extra sportive, capace di bucare lo schermo avvicinando al mondo delle corse pieno di tecnica e di rischi anche la… casalinga di Voghera, con zie e nonne al seguito.
Così nasce il personaggio, interprete e vessillifero di un motociclismo nuovo e diverso, strumento di immagine e comunicazione per le aziende sponsor, nella logica dello sport show-business. Come con tutti i personaggi, la grande platea si divide, non senza eccessi, pro e contro. Ma il fatto resta, inequivocabile: Valentino è stato lo spartiacque fra l’epopea del motociclismo de “I giorni del coraggio” chiusa brillantemente da Agostini e il motociclismo mediatico e volano pro-business che così si prende la scena in prima fila, non più figlio di un Dio minore – sport per addetti al settore o per motociclisti praticanti – finalmente alla pari, con lo stesso grande seguito e con la stessa dignità di altri sport già assurti a totem.
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Rossi inventa, da ragazzino con il sorrisetto beffardo, un corridore-personaggio “nuovo”, per un pubblico interclassista, non “tecnico”, di ogni età, di uomini e di donne, personaggio non privo di eccessi e sbavature, ma icona che regge ed è credibile perché alimentato dal modo di correre, di battagliare, dal successo in pista. Così Valentino accende la miccia che fa girare la ruota in una girandola – non priva di contraddizioni e di limiti – che produce grande sport, grande show, grande business.
Oggi, nell’organizzazione di un Gran Premio iridato in Italia, ogni euro investito garantisce incassi pari a 7,1 volte con ricadute economiche e di immagine sul territorio prima impensabili: nel 2018 l’indotto del GP di Misano è stato di 162 milioni di euro! Una volta un Comune interveniva asfaltando le buche dove si correva la domenica. Oggi le grandi Case investono nel racing milioni di euro senza tirarli fuori dalle proprie tasche.
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Invece, la MV Agusta, la Benelli, le grandi Case pagavano di tasca propria anche la benzina per gareggiare. Oggi c’è la fila di grandi Aziende mondiali per diventare sponsor dei campioni del Motomondiale, dei Team, della Case. Ciò è bene. Perché significa che il motociclismo c’è, piace, crea interesse, alimenta l’economia. Le corse costano e senza soldi non si fanno. E non sono state inventate per promuovere la motocicletta e spingere il mercato?
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Oggi si va oltre a questo obiettivo che pure resta: le corse sono soprattutto show perché è soprattutto con lo show che trovano il proprio alimento per essere organizzate e per svilupparsi. Non ripetiamo qui le analisi tecniche ed agonistiche da noi più volte espresse sull’asso di Tavullia. A 40 anni compiuti fra pochi giorni, Rossi, è tutt’ora competitivo in MotoGP, in lotta per il suo decimo titolo. L’asso pesarese non è sull’iceberg del “libro d’oro” illuminato dalle 15 corone iridate di Giacomo Agostini, ma indubbiamente è il corridore che più di ogni altro ha lasciato una impronta indelebile nel Motomondiale moderno che non può non riempire d’orgoglio tutti – appassionati di corse e non – in primis tutti gli italiani.
E’ vero, molti hanno cominciato a seguire le corse grazie a Rossi. E molti continuano ad appassionarsi grazie a Rossi. Che, però, non corre da solo. Forse è questo che Valentino dimentica. Le corse c’erano anche prima di Rossi. E ci saranno anche dopo.
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