Motomondiale, presentazioni Team: oggi e ieri. La "rivoluzione" Benelli del 1960
Nel motociclismo moderno show-business l’imperativo è “apparire”, “comunicare”. Nel motociclismo de: “I giorni del coraggio” l’obiettivo era “nascondere”. La svolta della Benelli nel 1960 crea la “presentazione-evento”.
Si stanno completando le presentazioni dei Team impegnati ai vari livelli nella stagione agonistica 2019 oramai alle porte. Per le squadre di ogni campionato – specie nel Motomondiale-MotoGP e nel Wsbk – sono oramai tutti appuntamenti importanti, si può dire … “d’obbligo”, imposti dalle ferree regole del marketing pro show-business, via via aggiornati per le esigenze e le opportunità della nuova comunicazione dovuta all’avvento di internet, un vero proprio tsunami internazionale.
Soprattutto in MotoGP – e in proporzione minore nelle altre categorie e negli altri campionati – c’è una girandola da far ruotare, in grado di produrre interesse che porta business: diritti tv, sponsoring, pubblicità e tenere anche alto il valore commerciale dei Team, senza i quali le corse non esisterebbero, quanto meno per come sono oggi realizzate e conosciute. Non è dato sapere qual è il valore di mercato in MotoGP del Team HRC-Honda e degli altri Team ufficiali: Ducati, Yamaha, Suzuki, Ktm, Aprilia. Per dare un termine di paragone si può dire che il “valore commerciale” (fra i parametri ci sono ricavi, utili, uscite, sponsoring, diritti vari ecc.) del Team Ferrari Formula 1 è quantificabile in circa 1.400 milioni di euro, il doppio dei circa 700 milioni del valore commerciale stimato per il Team Mercedes. Fatte le dovute proporzioni, anche un Team MotoGP – e tutti gli altri a cascata – mette in moto un bel giro di soldi per cui niente viene lasciato al caso, in pista e fuori, a partire dall’immagine e dalla comunicazione, motore del marketing.
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Oggi, per un Team, la parola d’ordine è creare interesse, apparire, comunicare, martellare sul tasto: “Noi ci siamo”. L’opposto di quanto accadeva all’epoca del motociclismo de: “I giorni del coraggio”– dal dopoguerra alla fine degli anni ’70 – quando l’imperativo era “nascondersi”, non fare sapere, tenere tutto e tutti sul crinale del dubbio fino al giorno delle prove ufficiali della prima gara stagionale. Anche lì in prova e in gara, le Case ufficiali tendevano a “non fare vedere”, chiusi nei rispettivi box rigorosamente vietati agli estranei, senza eccezioni, e addirittura coprendo con un telo i propri “puledri” rombanti fin sulla linea di partenza. Come non ricordare, nel settembre 1964, il debutto nel GP delle Nazioni a Monza, della Honda RC165 250 4 t. 6 cilindri in linea (oltre 60 CV, 18-000 giri, 260 Cv/litro, oltre 260 Kmh)affidata al rodesiano Jim Redman, bolide tenuto l’intero week end rigorosamente “coperto” con il telo tolto dai meccanici solamente allo scadere dei “tre minuti” prima dello start? Nessuno dello staff Honda diceva una parola sulle caratteristiche della nuova moto che, ad ogni uscita dai box per essere affidata a Redman, oltre ad essere totalmente coperta, era “scortata”, circondata sui due lati e davanti e dietro, da almeno 6-8 meccanici giapponesi che non consentivano intrusioni di sorta. Oggi, 50 anni dopo, si potrebbe dire che anche quello era un modo di “comunicare”, stimolando l’interesse dei media e degli appassionati, senza mostrare niente.
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Anche le grandi Case italiane dell’epoca non facevano eccezioni a questo modo di comunicare… nascondendo i loro gioielli. Ci fu una eccezione che, di fatto, diede la svolta rivoluzionando quanto si era fatto nei decenni precedenti. Il merito va alla Casa pesarese Benelli che agli inizi di giugno 1960presenta alla stampa nazionale e internazionale sulla pista interna della propria fabbrica in Via Mameli il prototipo della inedita 250 4 cilindri4 t. Gran Prix con in sella il pilota ufficiale, l’allora giovanissimo pesarese Silvio Grassetti. Decine e decine di giornalisti accorsi da tutto il mondo rappresentanti di testate sportive e non con la presenza straordinaria della Rai tv e di altre emittenti europee. Tutti i giornali pubblicarono servizi con supporto di foto e la Rai mandò in onda uno speciale nel telegiornale.
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Si andava ben oltre la classica “conferenza stampa”. Il “vernissage” assurse ad “evento”, il primo nella storia del motociclismo a trasformarsi in “show”. Lì, a due passi, dietro alle recinzioni della fabbrica, migliaia di appassionati si godevano la scena e la adiacente statale adriatica rimase bloccata per oltre un’ora perché automobilisti e camionisti scesero dai loro mezzi per godersi lo spettacolo e udire l’urlo rabbioso dell’inedito propulsore a 4 cilindri tenuto su di giri da Grassetti, … “a manetta” sulla curva sopraelevata aziendale. Chi c’era – come chi scrive queste note – ricorda ancora la scena e il boato degli applausi scroscianti della gente. Altri tempi, un altro motociclismo, un altro mondo. Allora, in diretta, con il pubblico entusiasta che alla fine portò in trionfo Grassetti e i fratelli Benelli. Oggi, in streaming,con il telecomando in mano sempre pronti a cambiare canale.
Foto: Pesaro giugno 1960, presentazione-evento della Benelli 250 4 cilindri con Silvio Grassetti
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