MotoGP e SBK, Ducati fra trionfi e polemiche

Questi successi dimostrano la bontà del progetto racing Ducati, tanto più valido perché gli avversari sono il fior fiore dell’industria motociclistica mondiale...

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 18 mar 2019
MotoGP e SBK, Ducati fra trionfi e polemiche

I due massimi campionati di velocità sono iniziati con il vento in poppa per Ducati, trionfatrice con Dovizioso nel primo round MotoGP a Losail e con il “cappotto” in SBK, dove Bautista sulla inedita V4 ha dominato le prime sei corse dei GP in Australia e in Thailandia.

Mai prima d’ora, i due mondiali riservati ai prototipi e alle derivate, si erano avviati in modo così favorevole per la Casa di Borgo Panigale. Niente avviene a caso. Questi successi dimostrano la bontà del progetto racing Ducati, tanto più valido perché gli avversari sono il fior fiore dell’industria motociclistica mondiale. Anche in questo caso la medaglia ha due facce, con la vittoria di Dovizioso a Losail “sub judice” per i reclami di Aprilia, Honda, Suzuki, Ktm e con i sei centri su sei di Bautista non privi di polemiche e di interrogativi. Diciamo subito che quel che conta è il responso della pista e quindi tanto di cappello alla Casa bolognese, al suo staff e ai suoi piloti per quanto fatto fin ora.

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Caso mai il limite sta nel promoter dei due campionati e nella Fim impegnati nel ginepraio di regolamenti arzigogolati ad uso e consumo dello show pro business. Se in MotoGP si rischia di passare dalle corse in pista alle corse nei tribunali è evidente che in questo motociclismo iper tecnologico tutto immagine e tutto business c’è qualcosa che non va alla radice. Idem in SBK dove serve il mago dei maghi per non essere travolti da regolamenti tecnici che definire farlocchi è poco. Ducati non ha nessuna colpa: a Dall’Igna e soci va caso mai riconosciuto di essersi districati bene nel caos dei regolamenti e di averli interpretati come nessun altro, ovviamente a proprio favore facendo “marameo” agli avversari, con le pive nel sacco. Tutto bene, tutto qui? No.

Sulla bega dello spoiler montato sulla ruota posteriore della Ducati del Dovi ritenuto irregolare dalle altre Case (solo Yamaha si è astenuta), dopo ricorsi e contro ricorsi, deciderà la cosiddetta corte d’appello della Fim entro pochi giorni, comunque prima del prossimo GP dell’Argentina a Termas de Rio Hondo del 31 marzo. Qualunque sarà la decisione, ci saranno mugugni e scontenti, avviando una spirale di rivalse da “caccia alle streghe” già anticipata dall’Ing. Dall’Igna pronto al ricorso contro Honda per le sue “alette” … pericolose.

Ping-pong di carte bollate dove a perdere la faccia sarà la Dorna-Fim con l’immagine del motociclismo deteriorata, alla guisa di carnevalata. Ancora peggio in SBK. Nelle prime sei gare non c’è stata storia con la inedita Rossa V4 dell’entrante Bautista ex MotoGP, imprendibile, con disarmante superiorità.

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Di fatto, si sta ripetendo quanto visto nelle ultime quattro stagioni, ma al contrario, con un unico dominatore e con gli altri – a parte il secondo – nel ruolo di comprimari. SBK ingarbugliata tecnicamente e scarsa come show. Tagliamo corto sulla mancata lotta al vertice. Bautista è un gran bel manico, già ottimo in MotoGP, subito gran feeling con il nuovo bolide italiano in SBK, ma Rea non è da meno e il suo pesante gap non è dovuto a questioni di manico. Non torniamo su analisi già fatte.

Che succede nei prossimi round sapendo che dalla terza gara ci saranno (forse) i “bonus” Dorna con l’aiutino tecnico a chi sta dietro e con un “freno” per la volpe in fuga? Davvero la scure dei regolamenti spezzerà le ali al missile Rosso di Alvaro rimescolando i bussolotti? Chi lo sa? Fra le “armi” a disposizione di Dorna e Fim, c’è soprattutto quella dell’abbassamento dei giri motore alla moto dominatrice nelle prime gare (quante?).

Il limitatore oggi è così ripartito: Ducati 16.350 giri, Kawasaki 14.600, Bmw 14.900, Honda 14.550, Yamaha 14.700, Suzuki 14.900. E qui ci si perde nel labirinto. Il cosiddetto bonus del pacchetto-giri è assegnato sulla base di un algoritmo dell’inglese Scott Smart direttore tecnico Fim, frutto di parametri da… 007.

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Ma anche questo è un optional perché dai meandri regolamentari viene fuori la conferma che “qui comando io e solo io”, cioè comanda Dorna che può decidere unilateralmente come e quando intervenire su questi parametri tecnici con l’obiettivo di riportare quell’equilibrio che oggi dopo i primi due round è venuto a mancare. La ciliegina sulla torta è un’altra.

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Il taglio dei giri motore non avviene dopo che la moto vincente continua a dominare per tre gare consecutive (o quattro o cinque…) ma sulla base delle prestazioni e dei risultati di tutte le altre moto (della stessa marca). Tradotto: stante l’attuale situazione in pista il “bombone” V4R di Bautista non avrà nessun taglio di giri motore perché le altre Ducati arrancano. Forse è questo il motivo che in Ducati non sono poi così dispiaciuti per lo stentato avvio di Davies, Laverty, Rinaldi. Scandaloso? Chissà. Certo è che anche nel 2018 accadde lo stesso. Allora con il binomio travolgente ReaKawasaki e le altre verdone in … affanno. Che dire?

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