MotoGP, la Fim decide sul “cucchiaio” Ducati. Farsa annunciata?

L’interrogativo di fondo è: l’appendice Ducati è un congegno utile solo per raffreddare la gomma posteriore, come sostengono a Borgo Panigale, o è una ingegnosa trovata “fuori legge”, alla guisa di una furbata, per creare carico aerodinamico, come sostengono le Case contestatrici.

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 24 mar 2019
MotoGP, la Fim decide sul “cucchiaio” Ducati. Farsa annunciata?

Si apre dunque la settimana della “grande” decisione che la Fim prenderà a Mies presso Ginevra lunedì 25 o martedì 26 marzo sulla controversa questione dell’appendice aerodinamica Ducati MotoGP. Come noto, il 22 marzo, i tre “giudici” (un indiano, un finlandese, uno svedese) della cosiddetta Corte d’Appello della Federazione motociclistica internazionale, hanno già ascoltato le parti sul caso del “cucchiaio” Ducati (le Case del cartello dei reclamanti dopo la vittoria del binomio italiano in Qatar: Aprilia, Honda, Suzuki, Ktm e la difesa della Casa bolognese) decidendo di rimandare il verdetto ai primi giorni di questa settimana, comunque prima del GP d’Argentina del 31 marzo.

Come arcinoto, l’interrogativo di fondo è: l’appendice Ducati è un congegno utile solo per raffreddare la gomma posteriore, come sostengono a Borgo Panigale, o è una ingegnosa trovata “fuori legge”, alla guisa di una furbata, per creare carico aerodinamico, come sostengono le Case contestatrici? Non torniamo a disquisire sui meandri di una bega che non appassiona e che dimostra quanto sia ancora lunga la strada di un motociclismo “professionale”, quanto i regolamenti siano un inestricabile ginepraio tutto da interpretare e quanto siano assai vulnerabili le strutture addette alle verifiche tecniche (qui nel mirino c’è il dt MotoGP Danny Aldridge che aveva approvato la “pinna” delle Rosse ufficiali prima della gara di Losail, addirittura prima dell’inizio del campionato 2019), così come quelle della sicurezza in passato più volte in tilt.

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Il promoter Dorna, messo in difficoltà in Qatar dal ricorso e dal controricorso che ha visto protagonisti tutte le Case (meno Yamaha) impegnate in MotoGP, ha pensato bene di defilarsi vestendo i panni di Ponzio Pilato e lasciando la patata bollente alla FIM, di solito assente e nel ruolo di soprammobile e, in questo caso, di parafulmine. Ripetiamo: inutile entrare ancora nel merito della “bega” perché comunque la si giri e rigiri ognuno ha ragione e ognuno ha torto.

Il “male” sta alla radice, con regolamenti che su questioni importanti o tacciono o dicono tutto e il suo contrario. Se non fosse così non saremmo a questo punto. La Corte d’Appello della FIM non è il Tribunale militare internazionale del processo di Norimberga del 1945-46 e qualunque decisione prenderà lunedì o martedì scontenterà tutti, lasciano strascichi polemici e forse un ombra per tutto il campionato fino alla contestazione sulla validità della sua conclusione finale. Già. Capìta l’antifona e visto il rischio, adesso gli “accusatori” di Ducati, all’unisono, pur confermando la bontà della loro contestazione tecnica, dicono che comunque la vittoria di Dovizioso del GP del Qatar non è in discussione lasciando al pilota italiano, oltre l’onore, anche il punteggio (vale anche per la Casa?) in classifica.

Potrebbe essere proprio questo il verdetto “politico” dei giudici Fim: conferma della vittoria di Dovizioso e del sesto posto di Petrucci, ma dichiarazione di illegalità del “cucchiaio”, messo fuori legge e quindi abolito dal prossimo GP di Argentina. Una mezza verità e una mezza bugia. Un mezzo casino.

E pensare che, dopo aver verificato la documentazione, sarebbe bastato portare la Rossa con un pilota sopra in una adeguata galleria del vento (a Ginevra) e far tradurre da tecnici qualificati super partes i dati della bilancia con l’appendice e senza: da lì il vero responso se il “cucchiaio” in velocità crea deportanza o no. Se l’appendice è ritenuta non regolamentare, quindi illegale, non si capisce perché non si cancella il risultato del Qatar dei due piloti ufficiali della Rossa.

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Al contrario, se regolare, non si capisce perché lo spoiler deve essere abolito dal prossimo GP privando Ducati di un “accessorio” che aiuta a fare la differenza e sul quale ha tanto lavorato e speso. Troppo facile? Una ammissione di inadeguatezza della commissione Fim? Cos altro? Qui siamo. Forse gli orientamenti Dorna conducono a una decisione già presa altrove.

Non fa male ricordare che i soggetti principali della MotoGP sono le Case costruttrici, peraltro sempre divise fra loro nella stessa associazione MSMA; la Fim ridotta da decenni al ruolo di notaio; il promoter Dorna che fa e disfa perché, oltre all’immagine e alla comunicazione, crea e gestisce la grande torta del business dividendola fra i protagonisti.

Nella formazione e gestione delle scelte strategiche del Motomondiale, gli stessi piloti, i team, gli organizzatori dei singoli GP hanno poca voce in capitolo. Ora, anche per la spinta data dall’arrivo in MotoGP di un manager ex F1 quale Rivola (Aprilia) – in F1 non mancano certo i cavilli e i cavillatori – la bega del “cucchiaio” Ducati apre una nuova fase delle controversie tecniche dove i risultati possono subire la mannaia dei ricorsi ed essere messi “sub iudice”.

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Il rischio non è solo quello di mettere in moto una girandola di corsi e ricorsi fra i competitors spostando l’interesse dai circuiti alle carte bollate ma quello di pensare che tutto ciò abbia una faccia della medaglia positiva perché sposta i “contenziosi” dal chiuso dei box – dove spesso con il buon senso di tutti trovavano soluzione – alla luce – si fa per dire – dei tribunali (Fim).

Il pallino ce l’ha in mano chi tiene i cordoni della borsa, cioè Dorna, che fa e disfa a proprio piacimento e interesse. Tutto il resto, “cucchiaio” compreso, è teatrino. Come dimostrerà alla fine questa diatriba, una farsa.

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