MotoGP, Ducati vince la guerra del “cucchiaio”. Una sentenza già scritta?
L’approvazione dell’appendice aerodinamica da parte della Fim conferma quindi il risultato di Losail, pro Ducati con la vittoria di Dovizioso, bocciando il ricorso delle Case avversarie che restano con le “pive nel sacco”...
In MotoGP la guerra del “cucchiaio”, con l’altalena di reclami e ricorsi dopo il GP del Qatar, si chiude – per ora – con la netta vittoria Ducati e la sconfitta di Aprilia, Honda, Suzuki, Ktm.
Davide batte Golia, almeno, apparentemente, è così. L’approvazione dell’appendice aerodinamica da parte della FIM conferma quindi il risultato di Losail, pro Ducati con la vittoria di Dovizioso, bocciando il ricorso delle Case avversarie che restano con le “pive nel sacco”.
Gode pure Yamaha, rimasta fuori dalla contesa. A Borgo Panigale si fregano le mani per la sberla subita dal “nemico”, anzi dai quattro Team avversari, e l’Ad Claudio Domenicali, ancora una volta … lungo, commenta sferzante la sentenza della Corte d’Appello di Ginevra: “Chi ci accusava di imbrogliare spero stia zitto”.
Persa la faccia, staranno davvero zitti, mandando giù il rospo e ritirandosi in buon ordine, quelli del cartello dei quattro costruttori anti Rossa o, per nulla convinti di tale decisione, useranno l’ultimo spiraglio consentito dal regolamento FIM che prevede la possibilità entro cinque giorni di presentare ricorso al tribunale arbitrale dello sport (TAS) di Losanna? Si vedrà.
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Fatto sta che quella emessa ieri a Ginevra dal “tribunale” della FIM è una sentenza già scritta. Perché? Inutile qui addentraci su disquisizioni tecniche o sul ginepraio di un regolamento che dice tutto e il suo contrario. La diatriba non poteva avere una conclusione diversa da quella sancita dal “tris” dei tecnici FIM (Sashidaran, Nilsson, Vuorensola) per motivi che poco o nulla hanno a che fare con la “pinna” della Rossa. Perché?
Intanto sarebbe stato impensabile da parte FIM una smentita ufficiale dell’operato del suo responsabile tecnico Danny Aldrige, comunque reo di aver dato l’ok al “cucchiaio” con leggerezza, forse senza supporto di documentazione e test adeguati e che perciò dovrà accettare l’ingresso di un esperto di aerodinamica.
Con la sentenza pro “cucchiaio”, la FIM intende dimostrare di potere e sapere decidere autonomamente ma è stata ancora una volta il promoter Dorna a imporre la sua linea “politica” pro Ducati. In MotoGP Ducati è oggi la Casa in grado di competere con Honda e con gli altri colossi giapponesi ecc. e “frenarla” – addirittura con una punizione su uno dei sui punti di forza, l’aerodinamica – sarebbe stato esiziale per l’interesse del campionato e per le sue prospettive.
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Sarebbe davvero stato impensabile una bocciatura della Ducati e del suo progettista numero uno Ing. Dall’Igna, cioè smentire una Casa ai vertici dei due principali campionati di velocità mondiale dove la Rossa di Borgo Panigale esce trionfalmente dai primi round 2019 con le sei vittorie sulle prime sei gare di Bautista sulla nuova V4 nel WSBK con il trionfo di Dovizioso in volata su Marquez-Honda nell’apertura MotoGP di Losail.
Di più: Ducati pesa, oltre che qualitativamente, anche quantitativamente con ben 6 sue moto in MotoGP (Dovizioso, Petrucci, Miller, Bagnaia, Rabat, Abraham) e quattro sue moto nel WSBK (Bautista, Davies, Rinaldi, Laverty). Come dire, oggi senza le Ducati i due campionati sarebbero smembrati. Ancora. Non si può dire che le Case dell’accusa anti Ducati, Honda in primis, abbiano lanciato il sasso e ritirato la mano.
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Fatto sta che il cerino acceso è rimasto in mano a Massimo Rivola, il nuovo team manager Aprilia, con la Casa di Noale – debole in MotoGP con due moto e un Team non interno – passata quale punta avanzata del cartello anti “cucchiaio”. La controprova viene dagli esponenti presenti nel “tribunale” FIM dove per smontare tecnicamente la difesa della Ducati affidata a due eccellenze (Ing. Dall’Igna e Ing. Starlacchini) occorreva la presenza di tecnici preparati ed agguerriti e invece i rappresentanti dell’accusa erano soltanto manager: Rivola (Aprilia) Puig (Honda), Leitner (Ktm), Brivio (Suzuki).
E adesso? Il rischio non è solo quello di aprire la guerra dei reclami con contro reclami e ricorsi ma di liberare la MotoGP degli attuali vincoli tecnici. Delle due l’una: o a fine stagione si decide di porre l’alt alla corsa di certe tecnologie vietando dal 2020 tutte le appendici aerodinamiche o la MotoGP imbocca l’ultimo tratto che la porta diritta alle esasperazioni tecnologiche della Formula 1 con rischi di snaturamento per il motociclismo e per lo stesso show.
Seguendo questa via, invece dell’impennata della passione sugli spalti degli autodromi e dell’audience televisiva, ci sarebbe, oltre all’aumento dei rischi per i piloti, l’impennata dei costi, già oggi sin troppi elevate. MotoGP, quo vadis?
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