CIV, bello ma ignorato. Perché?

Si va verso un CIV “monomarca” in ogni categoria? E’ questa la strada giusta per fare decollare il “Tricolore” o è il suo colpo di grazia?

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 29 apr 2019
CIV, bello ma ignorato. Perché?

Il secondo appuntamento stagionale del CIV disputatosi nell’ultimo week end nel magico scenario dell’autodromo del Mugello, pur con lo zampino di Giove Pluvio domenica, ha offerto gare di buon livello tecnico e spettacolari riproponendo i soliti interrogativi, a cominciare da quello più pressante: perché il grande pubblico non risponde? Evidentemente, oltre alla tiritera sul fatto che agli appassionati italiani interessa solo la MotoGP per la presenza dei piloti-star, ci sono limiti strutturali del campionato stesso che pare non trovino nell’organizzatore (FMI) la dovuta attenzione e le necessarie analisi per la svolta, con scelte “rivoluzionarie” e non con ritocchini- maquillage.

Più volte anche su Motoblog, solo per attivare il confronto e offrire un contributo nel merito della questione che si trascina da anni, abbiamo avanzato proposte senza ricevere mai un cenno di riscontro da parte FMI. Comunque, bisogna guardare avanti, non indietro. Tornare al passato, cioè ai fasti dei decenni scorsi con il campionato italiano di fatto un torneo pre-mondiale, è impensabile, in primis per come da anni è strutturato il Motomondiale che non consente la partecipazione dei “suoi” piloti a corse non iridate.

C’è però l’esempio brillante del CEV – il campionato spagnolo diventato “Mundialito” per la Moto3 – tutt’ora, proprio per la sua aureola internazionale, ben più appetibile del CIV per pubblico, media, sponsor, piloti, Team. Inutile nascondersi dietro un dito: ci sarà un motivo per cui i migliori piloti (idem per i Team) puntano a disputare il CEV, porta d’accesso per il Mondiale! Qualcosa, comunque, si è mosso anche da noi: l’arrivo nel CIV Moto3 di importanti Team già impegnati nel Cev e nel Mondiale è positivo ma di per sè non risolve i problemi di cui sopra, rispetto all’interesse del pubblico, al riscontro mediatico, al coinvolgimento dei grandi Sponsor.
[img src=”https://media.motoblog.it/3/3ba/pirro-race2.jpg” alt=”CIV 2019: al Mugello ancora Pirro in SBK, Spinelli in Moto3″ size=”large” id=”958993″]
I passi avanti compiuti in questi ultimi anni (soprattutto con la Moto3 categoria formativa per il nostro vivaio) non hanno spostato la questione di fondo: il CIV resta un campionato per “addetti ai lavori”, lambisce appena lo zoccolo duro degli appassionati di motociclismo, lascia indifferente il grande pubblico. Vedere, come è accaduto anche sabato e domenica al Mugello e precedentemente a Misano, le tribune deserte e gli spalti vuoti, dimostra uno stato di salute del CIV tutt’altro che florido. Lo stato di salute di un evento sportivo si misura in primo luogo sui biglietti venduti all’ingresso e non sui pass gratuiti distribuiti a famigliari e amici dei piloti o agli amici dei soliti noti. Lo stesso “FMI Day”, la “parata” di domenica prima delle h. 14 promossa per il 108esimo anniversario della FMI riservata ai motociclisti tesserati FMI, cui venivano concessi due giri di pista “da turisti”, non può essere certo definita un “evento”, con la presenza di un centinaio di centauri. Il giorno precedente, a un tiro di schioppo dall’autodromo, nei pressi del bar al Passo della Colla, di motociclisti intenti a parlare di … Rossi&C ce n’erano almeno il doppio di quelli della “parata”, ma nessuno di loro si è mosso per andare al vicino CIV. Idem in precedenza a Misano, dove tanti motociclisti dalla riviera passavano davanti all’autodromo rombante, tirando … diritto. Questa è la realtà o, se più aggrada, una parte della realtà.

C’è anche, da parte dei partecipanti al campionato tricolore, l’annoso problema dei costi del CIV nel contesto più complessivo dei costi per chi corre, piloti e Team. E’ positivo che la FMI cerchi di usare il CIV anche come laboratorio per indicare nuove strade in un rapporto più equilibrato fra validità tecnico-agonistica delle singole categorie e compatibilità economiche. In altre parole fa bene la FIM a cercare nuove soluzioni per consentire ai giovani di correre, specie ai primi passi, a costi minori. Ci sono novità importanti nella PreMoto3 e altre, sia pure larvatamente, in Moto3. Ad esempio nella PreMoto3, dove non ci sono più due categorie, la 250 a 4 tempi e la 125 a 2 tempi: quest’anno la categoria è unica, e viene utilizzato un unico motore Yamaha 250 cc di derivazione crossistica. FMI e Yamaha hanno messo a disposizione un kit che comprende motore, revisione e ricambi al costo di 10.000 euro con l’obiettivo di abbassare le spese e livellare le prestazioni.

E nella Moto3? C’è l’”esperimento” di una nuova moto (BeOn 450 cc.) – dell’azienda spagnola BeOn Automotive SL produttrice di un kit 450 GP che trasforma motori da fuoristrada in motori da pista – pilotata (fuori classifica) nelle gare del CIV da Omar Bonoli. La moto (dicitur) costa assai meno di una attuale Moto3 GP ma, almeno fin ora, è anche molto meno competitiva. L’obiettivo della FMI è comunque quello di uniformare le moto (anche) della classe cadetta, come già avviene nella PreMoto3. Mentre in Sbk Pirro sul “missile” Panigale V4R “da mondiale” fa il vuoto, asciutto o bagnato la musica non cambia. Due pesi e due misure?
Due domande finali: di questo passo si va verso un CIV “monomarca” in ogni categoria? E’ questa la strada giusta per fare decollare il “Tricolore” o è il suo colpo di grazia?

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