Come stacca il Dovi? Ci pensa Brembo a svelare il segreto

"Usavo la pompa pollice già in HRC, poi l’avevo accantonata. L’ho reinserita in Ducati e mi fa piacere vedere che tanti piloti l’hanno riscoperta. Io però la uso solo nelle curve a destra perché in quelle situazioni, a centro curva, non hai la possibilità di usare il freno posteriore con il piede". Dovi svela i segreti delle sue staccate.

Di Francesco Pepe
Pubblicato il 1 mag 2019
Come stacca il Dovi? Ci pensa Brembo a svelare il segreto

L’unico pilota in grado di dare filo da torcere al marziano di HRC (fin dal 2017), Andrea Dovizioso, ha sempre collaborato con i team, comunicando, in maniera precisa e puntuale, il comportamento della moto, facilitando il compito dei tecnici e guadagnandosi, così, l’appellativo di pilota-ingegnere.

E lo ha dimostrato, secondo quanto riporta Brembo, durante un visita presso lo stabilimento di Curno, nella sede di Brembo Racing. Il pilota si è mostrato incuriosito, riempiendo di domande gli ingegneri presenti.

“Ho visto tanta precisione e un livello ingegneristico che potevo immaginare ma finché non lo vedi non ci credi. C’è un controllo e una serietà nel lavoro e nel materiale utilizzato pazzesco, d’altra parte il freno è un aspetto fondamentale delle corse – ha dichiarato Andrea dopo la visita – Sono molto esigente con i freni perché sono sempre stato uno dei maggiori staccatori e ho sempre avuto un feeling particolare con i freni. Per me è fondamentale averli reattivi e precisi. Io sono solito frenare usando le due dita sulla leva anteriore”.

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Oggi vogliamo riportare all’attenzione quella strana pompa pollice che Mick Doohan tirò fuori dal cilindro, dopo quell’incidente, durante il GP d’Olanda del 1992, in cui rischiò l’amputazione della gamba destra. L’impossibilità di utilizzare il piede destro, gli impediva l’utilizzo del freno posteriore; così, i tecnici Brembo costruirono una pompa, azionabile a mano, da posizionare sul lato sinistro del manubrio. Mick Doohan, grazie a questa soluzione, riuscì a vincere ben 5 Titoli Mondiali.

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Dovizioso, sul buon esempio di Doohan, decise di adottarla:

“Usavo la pompa pollice già in HRC, poi l’avevo accantonata. L’ho reinserita in Ducati e mi fa piacere vedere che tanti piloti l’hanno riscoperta. Io però la uso solo nelle curve a destra perché in quelle situazioni, a centro curva, non hai la possibilità di usare il freno posteriore con il piede. Per riuscirci, alcuni tengono il piede in avanti, altri lo spostano sulla punta della staffa”.

Il forlivese aggiunge che, al contrario di altri piloti che utilizzano la pompa per limitare o evitare il pattinamento in curva, predilige un utilizzo diverso:

“La potenza che puoi esercitare con il dito sulla pompa pollice è comunque minore rispetto a quella che puoi esercitare con il piede. Ed è per questo motivo, infatti, che la uso solo quando la moto ha la massima angolazione di piega”.

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E sul bagnato, come si comporta il Dovi in staccata? È uno dei pochi, anzi, il secondo, a vincere una gara bagnata adottando i dischi in carbonio. È successo per la prima volta in Giappone nel 2017 e si è ripetuto nel 2018 a Valencia.

“È una bella novità perché ci dà la possibilità di avere un freno più costante, come sull’asciutto, e per uno che stacca forte come me è fondamentale. Certo, è una situazione non facile da gestire e non è facile tenerli in temperatura quando fa veramente freddo, ma per me rappresenta un grandissimo passo in avanti”.

Dovizioso continua le sue osservazioni con un ritorno al passato, ai tempi di 125 e 250:

“In 125 e 250 i margini di personalizzazione dei freni sono molto limitati. Devi solo trovare il tuo set-up e il resto arriva di conseguenza. Invece in MotoGP è tutto molto estremo e nell’ultimo decennio i freni sono cambiati tanto: è aumentato sia il diametro dei dischi sia l’altezza della fascia frenante con diverse combinazioni disponibili. Anche le pinze freno hanno seguito un’evoluzione tecnologica notevole combinata ad un aumento delle opzioni di scelta a disposizione di ciascun pilota. Adesso stiamo andando in un contesto dove non ci sono più limiti”.

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E conclude parlando delle richieste che ogni weekend fa ai tecnici di Ducati, come ogni pilota talentuoso che si rispetti:

“A me piace avere molta reattività e avere meno gioco possibile sulla leva, prima dell’attacco. C’è stato un grosso lavoro da parte di Brembo su quest’aspetto nel corso degli anni al fine di migliorarsi. Correre con una moto italiana e con i freni italiani fa ancora più piacere quando si ottengono i risultati”.

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