MotoGP. Ducati, il “gioco” di squadra non basta
Per Dovizioso e Petrucci è l’ora del gradino più alto del podio. Solo così si tiene davvero aperto il campionato
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Dopo Le Mans, il tormentone è uno solo: Marquez è in fuga, imprendibile, o grazie soprattutto al binomio delle Rosse Dovizioso e Petrucci, il campionato resta aperto? Ribadendo la premessa scontata che nessuno, quindi neppure Marquez, è imbattibile, restano i fatti dei primi cinque round che dimostrano una netta – se pur non debordante – superiorità del binomio campione del Mondo in carica. Ciò grazie al “recupero” del gap tecnico della Honda nei confronti della Ducati e soprattutto grazie a Marquez, allo zenit della sua maturità agonistica, specie sul piano tattico-strategico.
La classifica del Campionato con Marquez (95) in vantaggio di 8 punti su Dovizioso (87), di 20 punti su Rins (75), di 23 punti su Rossi (72), di 38 punti su Petrucci (57) e di 53 punti su Miller (42), pur delineata e di per se stessa eloquente per capire l’aria che tira, non esprime in toto i reali valori in campo, assolutamente pro Marquez- Honda. Senza ritirar fuori lo “zero” del Texas, che comunque pesa nella bilancia aritmetica del punteggio in classifica, e senza stare a cavillare inerpicandoci nei meandri di disquisizioni da bar dello sport, è l’analisi dei tempi sul giro in ognuno dei primi cinque round stagionali, a dimostrare che Marquez ce ne ha di più, addirittura potendo “dosare” il proprio potenziale e quello della sua moto, senza (più) strafare puntando cioè (solo) a tagliare per primo il traguardo. Quando è andata male, il furetto spagnolo è giunto secondo, oltre alle tre bordate dei pesantissimi 25 punti ogni volta, contro una sola vittoria del suo più diretto avversario, il Dovi (con un secondo posto ed altri tre piazzamenti).
Il campionato è lungo, con davanti ben 14 round, tutto può accadere. Fatto sta che con i piazzamenti e senza ripetute vittorie, oggi in MotoGP non si diventa campioni del Mondo. Il tallone d’Achille di Marquez è dato dalla mancanza di un valido aiuto di un compagno di squadra? No. Marc balla da solo, alla grande, e da solo fa la differenza. La pessima partenza 2019 di Jorge Lorenzo ha evitato beghe interne alla HRC e quando il maiorchino tornerà ad essere … se stesso, fuori dai giochi del mondiale, potrà dare un valido supporto a Marc. Il gioco di squadra è un “valore aggiunto” se consente di mettere un proprio pilota nel “mezzo” fra il capitano e l’avversario: se cioè Petrucci arrivasse secondo davanti a Marquez (terzo) ma con Dovizioso primo.
Se invece Marquez vince – anzi continua a vincere una gara dietro l’altra – arrivare alle sue spalle in parata serve per cullare illusioni ma continuando a rinviare alla stagione successiva la conquista del titolo. Dopo la loro bella corsa di Le Mans, il Dovi e il Petrux non possono godere per essersi divertiti incrociando traiettorie in una lotta interna spettacolare e corretta e per non avere fatto… disastri! La seconda guida di valore (Petrucci) di una grande Casa qual è Ducati non è ingaggiata per battersi con il compagno di squadra “senza fare disastri”, “senza fare l’errore letale che avrebbe potuto portare a zero un bottino di 45 punti”, come scrive – ingenuamente o furbescamente – il sito ufficiale della MotoGP .
Allora? Vale sempre la stessa regola: chi vince ha ragione, chi perde può riprovarci facendo tesoro delle sconfitte e soprattutto tenendo conto della realtà. Le due Ducati di Andrea e di Danilo (più quella di Miller) sono competitive e hanno il potenziale per battersi alla pari con la Honda e con le altre moto avversarie. Non sappiamo esattamente cosa intenda dire Dovizioso quando dopo Le Mans si lamenta della sua moto: “Serve un altro step”. Forse Andrea cerca quel missile rosso che pelava tutti nei lunghi rettilinei e nelle brucianti accelerazioni? Che ne pensano a Borgo Panigale? Due piloti sul podio sono un risultato tutt’altro che disprezzabile ma Ducati non può limitarsi a crogiolarsi vincendo la battaglia dei “secondi” e continuando a essere, così – come ammoniva il Drake di Maranello – il “primo degli sconfitti”. Al Mugello, Dovizioso e Petrucci non sono chiamati a ripetersi bissando il risultato di Le Mans o replicando piazzamenti: devono tirar fuori quel “quid” che fa la differenza fra il “passista” che punta sulla continuità ma alla fine arriva sempre dietro qualcuno e il fuoriclasse che fa saltare il banco. E’ l’ora del gradino più alto del podio. Solo così si tiene davvero aperto il campionato.
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