La conversione possibile: da moto a scoppio ad elettrica, con meno di 4.500 euro

Il vecchio catenaccio sarà alla base della mobilità sostenibile? Forse... intanto ecco una storia semplice ma capace di sollevare qualche riflessione

Di Alberto Raverdino
Pubblicato il 21 giu 2019
La conversione possibile: da moto a scoppio ad elettrica, con meno di 4.500 euro

Dalla Stony Brook University, arriva questa storia che può indurre a qualche riflessione. Il protagonista è Mr Haggerty un ragazzotto americano, volenteroso e appassionato di ingegneria e di meccanica. Appena inserito nel nuovo ambiente non ha tardato molto per farsi ispirare dall’officina dell’Università, quella adibita allo sviluppo dei progetti degli studenti d’ingegneria ed immagina subito di poter dare una nuova vita ad una vecchia moto.

È facile immaginare Haggerty come il Dott Frankestìn attorniato dai suoi collaboratori urlante “Si… può… fareee!!!” eppure, fantasia a parte, questa storia mette in luce due aspetti: quello tecnico, che vede nel prodotto finale una moto perfettamente funzionante grazie ad un motore elettrico ed una batteria capace di ricaricarsi in sole due ore ed in grado di fornire energia sufficiente per percorrere 110 chilometri; quello economico, se già le prestazioni sembrano accettabili per un utilizzo diciamo “giornaliero”, in fatto di soldi considerate che il lavoro è stato portato a termine con una cifra inferiore ai 5.000 dollari ovvero, allo stato attuale del cambio, meno di 4.500 euro, non male davvero considerato anche la non produzione in serie.
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Questa non è l’unica storia di conversione da benzina ad elettrico che abbiamo avuto modo di conoscere ed, anzi, questo genere di esercizi, sono sempre più frequenti. Ciò ci fa pensare che forse, in un futuro non troppo lontano, sarà possibile acquistare a cifre abbordabili kit adattabili magari a vecchie moto, troppo lontane dalle normative anti inquinamento più attuali e troppo lontane da oggetti d’interesse storico e collezionistico per le quali è meglio conservare tutta l’originalità.

Insomma, il vecchio catenaccio che torna come base di trasformazione sarà il vero protagonista della cosiddetta mobilità sostenibile? Forse, ma a patto che il tutto sia sostenuto da nuove normative capaci di permettere reimmatricolazioni sotto questa nuova formula eco-friendly, il che mi sembra la parte più difficile e di lunga gestazione, soprattutto nel nostro paese. Vedremo…

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