MotoGP: Marquez, show solitario
Nel toboga del Sachsenring, Marquez non ha neppure giocato a gatto col topo involandosi sin dalla partenza, chiudendola lì e tagliando il traguardo a braccia conserte, a gas chiuso
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Stavolta, nel toboga del GP di Germania, Marquez non ha neppure giocato a gatto col topo involandosi sin dalla partenza, chiudendola lì e tagliando il traguardo a braccia conserte, a gas chiuso. E’, quella dell’impendibile discolo spagnolo, una scenetta che ha il sapore della irrisione, come dire: “Dove sono gli altri? Io corro da solo!”. Un trionfo, l’ennesimo, per la precisione il quinto stagionale e il decimo successo consecutivo al Sachenring costruito a testa bassa e zitti sin dalle qualifiche e poi sin dai primissimi giri in gara, con la certezza di avere una marcia in più, nel polso destro. Tempi di tutti rispetto, quelli fatti da Marc, ma senza mai esagerare, neppure nei due-tre strappi inesorabili, frustate “ammazza” tutti. Una vittoria più di testa che di impeto, a dimostrazione che al di là degli svarioni in prova – peraltro assai diminuiti ultimamente- Marquez mette in corsa, oltre a talento e voglia di primeggiare, uno straordinario livello di maturità agonistica e di sicurezza tecnica di fronte ai quali gli avversari possono solo inchinarsi e lottare per la seconda posizione.
Adesso, al giro di boa del Mondiale, Marquez ipoteca di forza il titolo iridato MotoGP 2019. Numeri che parlano da soli: 185 punti Marquez, 127 punti Dovizioso, 121 punti Petrucci, 101 Rins, 85 Vinales, 80 Rossi che perde un’altra posizione, da quinto dopo Assen a sesto dopo il Sachsenring, inesorabilmente col passo del gambero.
E dietro? Non importa certo a Marquez chi gli arriva dietro. Specie se, come oggi, il pur validissimo secondo Vinales (Yamaha) subisce un gap di quasi 5 secondi (+4.587) e il terzo Crutchlow (toh, chi si rivede!) a fionda anche se nonancora ok fisicamente sulla Honda satellite paga quasi 8 secondi (+7.741). E gli altri, tutti gli altri? Non pervenuti. Comunque tutti nell’altra pagina, quella degli sconfitti. Male, anzi malissimo oggi, l’attesissimo Quartararo, subito ko per una evidente voglia di strafare. Idem Rins, anche lui a terra quand’era brillantissimo secondo, così come A. Espargarò, che ha mandato all’aria un buon piazzamento (era 9°). E le Ducati? La “Coppa Rossa” la conquista Petrucci, quarto davanti al quinto Dovizioso e al sesto Miller, un tris con un distacco di oltre 16 secondi da Marquez, un gap da decifrare come si vuole ma che pesa come una tegolata, di fatto una sentenza sul campionato.
C’è altro? Rossi. Il Doc chiude ottavo dietro a Mir e ben gli va, con Morbidelli nono, che soffia sul collo, senza affondare i denti. Per il 9 volte campione del Mondo sono quasi 20 secondi di gap da Marquez e cinque di meno dal compagno di squadra Vinales: numeri lunghi, una condanna che la dice lunga sullo stato della fiera. Per la cronaca, che può diventare storia, qui, così come già accaduto a Barcellona, i Marquez sul primo gradino del podio, sono due. Il rischio, per gli avversari, è che i due Marquez ci facciano l’abitudine dominando MotoGP e Moto2. Chi li ferma?
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