SBK, Bau-Bau affonda. Ducati, è l’ora della ramazza!
Per Bautista, quinta caduta consecutiva, Laguna Seca non è stata la classica buccia di banana ma una trappola che ha tagliato le ali ai sogni di gloria iridati del pilota spagnolo e della Ducati
Per Alvaro Bautista, alla sua quinta caduta consecutiva, Laguna Seca non è stata la classica buccia di banana ma una trappola che ha definitivamente tagliato le ali ai sogni di gloria iridati del pilota spagnolo e della Ducati. Bau-Bau, capitano della Rossa, esce dal toboga californiano con un pugno di foglie secche, costretto a leccarsi le ferite non solo fisiche, nella spirale di una crisi che pare non trovare via d’uscita: cade sabato in Gara1, ancora a terra per contatto nella Superpole Race di domenica mattina, ritiratosi infine al secondo giro di Gara2 per il dolore alla spalla sinistra infortunata nella precedente caduta. Uscire dal round americano con 81 punti di distacco dal capoclassifica Rea per il nuovo binomio del WSBK Bautista-Ducati è una sentenza inappellabile dalle conseguenze oggi imprevedibili dato che Bau-Bau e la Casa di Borgo Panigale hanno praticamente buttato via un titolo mondiale che fino alla gara di Imola pareva già vinto con una indiscussa superiorità del pilota e della moto.
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Adesso il WSBK va in ferie – addirittura una pausa di due mesi! – poi restano solamente i quattro round finali con in palio 248 punti complessivi. Considerando che Bautista nelle ultime dieci gare si è ritirato sei volte e che Rea quando non vince va a podio – c’è andato 22 volte nelle ultime 25 gare! – la partita 2019 pare irrimediabilmente chiusa. E’ vero, sul piano aritmetico il campionato resta ancora aperto ma – come dice con le orecchie basse e il morale a terra lo stesso Bautista: “Pur ammettendo che io vinca tutte le restanti gare, Rea può permettersi di arrivare sempre secondo”. E – aggiungiamo noi – può così conquistare a mani basse con la sua inesauribile “verdona” il quinto titolo mondiale consecutivo facendo a tutti “marameo”!
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Bisogna chiamare le cose per nome. Quindi questa è una debacle per l’ inedito binomio Bautista-Rossa V4 passato dagli altari alla polvere, un trionfo impensabile fino al round imolese per l’inossidabile binomio pluri iridato, capace di resistere in un inizio di campionato dominato dal nuovo avversario e di recuperare una situazione dai più data senza speranza. Per Bautista-Ducati passare da un vantaggio di 61 punti a un gap di 81 punti, cioè perdere 142 punti in dieci round, è un record che nel motociclismo meriterebbe un titolo a parte. Il ritorno alla vittoria in Gara2 di Chaz Davies dopo 16 mesi non attenua lo stordimento nel box Ducati, sotto la cappa della disfatta per aver buttato via questo mondiale, dato per vinto fin troppo anticipatamente e fin troppo avventatamente. Giù il cappello di fronte a Rea e alla Kawasaki che hanno saputo reagire all’iniziale tsunami di Bautista-Ducati (ancora a Jerez Rea aveva un gap di 61 punti!) e a testa bassa, senza mai perdere la bussola, hanno ricostruito la riscossa tassello dopo tassello ben meritandosi quello che sarà il premio finale, il quinto mondiale consecutivo.
Per il rispetto dovuto allo sconfitto, non si può mettere la croce addosso ad Alvaro Bautista, pilota veloce ma con la riproposizione di limiti già evidenziati anche precedentemente. Adesso Bau-Bau è nel vortice di un buco nero da cui non sarà facile uscirne: una débacle che pesa soprattutto sulla Ducati riaprendo interrogativi vecchi e nuovi sulla sua capacità di affrontare e gestire la complessità della situazione, lo stesso staff, i piloti. Ribadiamo quanto già scritto ieri. Non è questa l’occasione sia per Bautista ma soprattutto per Ducati per “fare il punto” con umiltà e tanta autocritica, mettendo tutto e tutti sotto esame? Addossare tutte le colpe a uno solo – il pilota – o all’opposto spalmare le responsabilità su tutti vuol dire cercare il capro espiatorio o incolpare in blocco per assolvere tutti lasciando tutto come prima. Calma e gesso. Ma è l’ora della ramazza.
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