SBK: Bautista-Ducati, e adesso?
A Borgo Panigale non pare prevalere la volontà di una profonda analisi (sulla moto, sul pilota, sul box, sullo staff dirigente) critica e auto critica evitando di mettersi in gioco.
La notte porta consiglio, così recitava un vecchio adagio. Chissà se la pausa estiva della SBK, uno stop di due mesi, faccia ritrovare ad Alvaro Bautista e alla Ducati la bussola perduta rimettendosi in corsa in un mondiale dominato nella prima parte del campionato, poi incredibilmente gettato al vento per le ultime cinque cadute consecutive. Uno che di corse se ne intendeva, Mike Hailwood, diceva che per un pilota la peggior sventura era cadere senza sapere perché. E il capo del reparto corse della MV di Cascina Costa Arturo Magni rincarava la dose: “La caduta ci sta. Ma se non si scoprono subito le vere cause, il pilota continua a cadere pur andando più piano”. E il Conte Agusta tagliava corto: “Se le cadute si ripetono inspiegabilmente, o non va il pilota o non va la moto. La verifica va fatta sul campo affidando la stessa moto a un altro pilota”.
Insomma, anche nel motociclismo vale la regola della “prova del budino”. Nel caso Bautista-Ducati i dubbi e le contraddizioni non mancano. Stando ai risultati degli altri piloti in sella alla inedita V4 Panigale, senza Bautista la Rossa non avrebbe di certo vinto le prime gare. Quindi, o Alvaro ne aveva di più nel manico (o comunque – come si dice adesso – aveva maggior feeling…) rispetto agli altri corridori sulle nuove moto di Borgo Panigale o la sua moto aveva una marcia in più. Tertium non datur. Tant’è che gli avversari erano andati (quasi) tutti nel pallone dicendo che la netta e disarmante superiorità della nuova Ducati lasciava la possibilità di lottare solamente per il secondo posto. Lo stesso Rea, l’unico a non aver mai mollato nemmeno nella fase più travolgente dello tsunami Bau Bau-Rossa, appariva abbacchiato.
Non è vero che i circuiti della prima fase del campionato – quella dei ripetuti trionfi dello spagnolo – erano tutti di un tipo (cioè favorevoli al binomio Bautista-Ducati) e poi nella seconda fase – quella della debacle e del recupero con sorpasso di Rea – erano tutti circuiti dalle caratteristiche opposte. Bautista guidava al limite (l’unica eccezione sul “bagnato”) quando dominava le prime gare e guidava al limite dopo. La differenza sta nei risultati: dagli altari alla polvere. “Colpa” di Rea e della sua pressione? No. Il nordirlandese è stato sempre al 100%: velocissimo (vedi i tempi sul giro) quando Bautista dominava così come quando è tornato a vincere. Caso mai si deve dire che l’asso della Verdona è stato “anche” regolare, capace di non mollare l’osso e di non darsi mai per vinto, non buttando via niente. “Cannibale” o meno, stiamo parlando di un talento, di gran manico, grande determinazione, grande tattica, fortissimo sempre e ovunque, quattro volte campione del Mondo e tant’è se ne dica non è facile portare a casa risultati di tale livello uno in fila all’altro.
Allora? Allora, tornando all’inizio di questo discorso, lascia quanto meno perplessi venire a sapere che in Ducati non sanno spiegarsi il motivo delle ripetute cadute del loro Bau Bau. Ciò significa che, se dalla telemetria non è arrivata la risposta “tecnica”, tanto meno è arrivata la risposta dal protagonista principale di tale disfatta, il pilota. Travolto dalla pressione psicologica di aver l’”obbligo” della vittoria continua o da un’esagerata convinzione di aver già il titolo in tasca? Deluso e disturbato dal contratto che ancora non c’è? Qui, come la si gira, ne manca sempre un pezzo: né il pilota né tanto meno la Ducati possono tirarsene fuori appellandosi al destino cinico e baro. Ciò porta a concludere che Ducati e Bautista navigano nelle nebbie? La parola, come sempre, alla pista. Si lascia ancora spazio all’ottimismo che, in questo caso, è come puntare sulla “buona stella”. Perché? Niente è impossibile, anche recuperare una situazione al momento disastrosa. Ma come si può ragionevolmente pensare che Bautista (gap di 81 punti su Rea!) vinca tutti i round delle quattro gare rimanenti (in palio 248 punti complessivi) e che al contempo Rea inanelli una serie di “zero”, un pilota che ha fatto 22 podi nelle ultime 25 corse? A Borgo Panigale, se non vogliono usare la ramazza, possono sempre fare due passi e salire sul vicino colle della Guardia, affidandosi alla Madonna di San Luca.