MotoGP e Formula1, rivoluzione in vista?

I regolamenti tecnici hanno svolto e svolgono un ruolo decisivo sia sul piano tecnico che sul piano agonistico per rendere le corse utili anche alla produzione di serie e avvincenti a livello internazionale. Oggi tali regolamenti si muovono con l’obiettivo principale dello sport show-business

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 22 lug 2019
MotoGP e Formula1, rivoluzione in vista?

Da sempre nel motociclismo e nell’automobilismo i regolamenti tecnici hanno svolto e svolgono un ruolo decisivo sia sul piano tecnico che sul piano agonistico per rendere le corse utili anche alla produzione di serie e avvincenti a livello internazionale. Oggi, anche i regolamenti tecnici delle corse si muovono con l’obiettivo principale dello sport show-business. Come noto, i regolamenti incidono anche per calmierare le prestazioni e i costi, in altre parole per cercare di rendere le corse più combattute e aperte a più Case e a più Team possibili. Questo, almeno, negli intendimenti di chi ha in mano il pallino delle corse mondiali, dove sempre meno pesano le rispettive federazioni e dominano i gestori “privati” cui soprattutto preme il loro profitto aziendale. Il Motorsport è anche altro ma non è questa la sede per affrontarne tutti i risvolti. E’ altrettanto ovvio che Motomondiale (classe regina) e la Formula 1 hanno punti in comune quali ad esempio il peso della tecnologia ma anche diversità significative rispetto a come tale tecnologia viene ideata, realizzata, gestita e in funzione di quali obiettivi, non sempre funzionali alla tecnica e men che meno alla produzione di serie.

In estrema sintesi si può dire che negli ultimi anni nelle corse c’è stata una evoluzione tecnologica – meglio dire una esasperazione tecnologica – che ha modificato il rapporto fra uomo e macchina, fra il ruolo e il peso del pilota in MotoGp e in Formula1. Nel motociclismo, pur con l’avvento pesante dell’elettronica con la centralina unica, delle alette areodinamiche, del monogomma ecc. è ancora il pilota a fare la differenza in un rapporto ipotetico e ad elastico dove il risultato lo fa per il 60% il pilota e per il 40% il mezzo. Una percentuale almeno ribaltata in F1. Non torniamo qui sui regolamenti “farlocchi” del Mondiale SBK in parte responsabili dello stato di crisi di identità e organizzativa della categoria. Ci interessa la MotoGP dove c’è gran movimento sul fronte dei regolamenti tecnici, soprattutto sulla patata bollente della aerodinamica con le polemiche aperte fra le varie Case dopo che nelle ultime due stagioni Ducati ha, con le sue “alette”, fatto fare un gran salto di qualità all’intero comparto. Così nei giorni scorsi la FIM (attraverso la Grand Prix Commission) ha annunciato un suo drastico intervento con nuove linee guida per eliminare le “aree grigie” dell’attuale regolamento inerenti l’aerodinamica, soprattutto sui nodi caldi delle alette, dei cucchiai, delle forchette ecc. Bene? Forse. Anche perché, al di là dei buoni propositi, di fatto tutto è rinviato sine die perché il nuovo regolamento non c’è ancora e la FIM – dicitur – lo renderà “presto” disponibile sul suo sito internet.

Ben altri gli obiettivi in Formula1, con una nuova (l’ennesima!) annunciata rivoluzione tecnica per il 2021 che – se messa in pratica – rivolterà come un calzino il mondiale di velocità delle quattro ruote. In sostanza, quattro i punti su cui ruota la svolta. Punto1: auto meno complesse e meno costose. Quindi, riduzione delle spese, soprattutto relative all’aerodinamica. Le auto perderanno circa il 50% dell’attuale carico aerodinamico lavorando per generare l’effettuo suolo. Gomme (con cerchi da 18 pollici) con mescole più dure per permettere ai piloti di tirare tutta la gara. Punto2: ridurre il gap fra i Team principali e quelle medi. Meno potere al box (agli ingegneri) e più libertà di manovra ai piloti. Punto3: auto anche belle da vedersi e forse accattivanti anche nel sound. Punto4: costi. Limiti di budget e regolamenti finanziari più severi. Per esempio iniziare con parti standardizzate, quali cerchi, freni, radiatori ecc. e il divieto di materiali particolari (quali?) e delle sospensioni idrauliche. Altre limitazioni rispetto all’equipaggiamento per i pit-stop e riduzione delle ore di lavoro in galleria del vento. Certo, non tutto è oro quel che luccica e qui, oltre a evidenti contraddizioni e rischi (si vuole una Formula 1 “appiattita” magari… “monomarca” tipo la Moto2 ?) che possono stravolgere l’identità della F1, si è comunque sempre nel campo delle buone intenzioni. Non c’è (ancora) un progetto complessivo strategico che definisca nei modi e nei tempi la complessa questione che non è solo tecnica ma attiene alle strategie dell’industria mondiale dell’automobile e del trasporto nonché dei colossi internazionali della comunicazione televisiva, di internet, dello sponsoring. Un ginepraio. Passare dalla parole ai fatti non sarà facile perché comunque alla base di tutto resta il fattore principale: quello del business. E’ comunque una base di partenza per affrontare certe questioni anche in MotoGP, categoria diversa dalla Formula 1 ma anche con tanti elementi comuni. La discussione è aperta.

Ultime notizie