MotoGP Brno, l’analisi dei tempi “illumina” il trionfo di Marquez

Per capire il valore tecnico-agonistico del dominio di Marquez a Brno bisogna analizzare i tempi sul giro. Cosa dicono? Ecco...

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 6 ago 2019
MotoGP Brno, l’analisi dei tempi “illumina” il trionfo di Marquez

Anche in MotoGP vale il detto: “Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”. Marquez, trionfatore anche a Brno e avviato con la fanfara a conquistare a 26 anni il suo ottavo titolo iridato, è il pilota-fenomeno, con una grande moto, un grande Team, una grande Casa. A Brno, dopo l’entusiasmante pole stratosferica del sabato, arriva l’allarme nel warm up di domenica mattina con l’asso spagnolo deluso per le non buone sensazioni della sua Honda. Così il suo capo tecnico Sante Hernandez decide di cambiare assetto alla moto e il binomio Marquez-Honda torna a dominare in corsa. Più che una squadra, una grande orchestra. Per capire il valore tecnico-agonistico del dominio di Marquez a Brno bisogna analizzare, pur se schematicamente, i tempi sul giro. Cosa dicono? Ecco.

Marquez è l’unico pilota in gara (insieme all’autore del giro più veloce Rins 1’56.912 -al terzo giro- e a Miller 1’56.998) a scendere sotto il tempo dell’1 e 57 facendo fermare il cronometro – sempre al terzo giro – sull’1’56.970 (quindi secondo miglior tempo assoluto): questo è anche il suo miglior tempo nei 20 giri percorsi. Dovizioso fa il suo miglior tempo in 1’57.133, al secondo passaggio. Dopo Rins, Marquez, Miller, Dovizioso, il più veloce è Crutchlow (1’57.338 al 4° giro) seguito da P. Espargaro (1’57.569 2° giro), da Rossi (1’57.653 al 3° giro), da Quartararo (1’57.681 al 4° giro), da Vinales (1’57.873 al 7°9, da Petrucci (1’57.982 al 2°). Marquez gira sull’1’57 (dall’1’57.182 del 4° giro all’1’57.947 del 14° giro) undici volte; sull’1’58 quattro volte (dall’1’58.282 del 15° giro all’1’58.711 del 18° giro); una volta sola sull’1’59 (1’59.056 al penultimo giro); 2’01.364 all’ultimo giro, cioè in surplace, il meno veloce fra i migliori in pista. Dovizioso gira sull’1’57 dieci volte (dall’1’57.133 del 2° giro all’1’57.825 dell’11° giro); sull’1’58 sette volte (dall’1’58.282 del 15° giro all’1’58.844 del 18° giro); una volta sola sull’1 e 59 (1’59.408 al penultimo giro perdendo quindi altri quattro decimi dal fuggitivo Marquez); 2’00.555 all’ultimo giro, quindi tirando fin sotto la bandiera a scacchi).

Prendiamo Rossi: anche lui non scende mai sotto l’! e 57 e anzi sull’1 e 57 fa solamente cinque giri (suo miglior tempo 1’57.653 al terzo passaggio: quasi 7 decimi più lento del miglior giro di Marquez! Valentino gira sull’1 e 58 11 volte (dall’1’58.017 del 9° giro all’1’58.949 del 17° passaggio); due volte gira sull’1 e 59 (al terzultimo giro 1’59.208 e al penultimo 1’59.424; giro finale in 2’00.020, quindi più veloce di Dovizioso e ancor più veloce di Marquez. All’ultimo giro, questi i piloti che stanno sotto i 2 minuti: Nakagami 1’59.227; Vinales 1’59.401; Miller 1’59.638; Crutchlow 1’59.727; Petrucci 1’59.988. Evidentemente, questi ultimi tempi “veloci” riflettono l’andamento della corsa con Nakagami impegnatissimo a difendersi dall’attacco finale di Vinales, con quest’ultimo a dare tutto per tentare di raggiungere e passare il giapponese; con Miller a puntare su Dovizioso e al contempo a difendersi dal forcing finale di Rins che però nell’ultima tornata non scende sotto i 2 minuti (2’00.053). Chiudiamo con le velocità di punta, ripetendo fino alla noia che oggi in MotoGP la velocità massima ha un valore (molto) relativo. Comunque, tre Ducati davanti a tutti: Dovizioso 314,8 Kmh; Miller 313,9; Petrucci 312,1. Quindi P. Espargaro 311,2; Crutchlow 310,3; Abraham, Rins, Rabat, Bagnaia tutti uguali a 309,4; A. Espargaro 308,5; Marquez 307,6; 306, 8 per Zarco, Bradl, Quartararo, Rossi, Oliveira; 305,9 Iannone e Nakagami ; Syahrin 305,0; Guintoli 304,2; Mir 237,3; Morbidelli 228,3. Lo spazio è tiranno non permettendo l’analisi approfondita di tutti i piloti giro per giro. Resta il fatto che il risultato finale, con la classifica e i distacchi, rispecchia ovviamente quanto la lente di ingrandimento sui vari numeri – tempi sul giro di ognuno – può far capire meglio l’evoluzione, in dettaglio.

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