MotoGP, il “tormentone” della piega a 70°
I piloti raggiungono in curva livelli di inclinazione impensabili fino a non molte stagioni addietro e addirittura inconcepibili nel motociclismo dell’epopea degli “eroi” d’anteguerra e nel motociclismo de: “I giorni del coraggio”. Perché?
Ogni estate ha il suo “tormentone” e anche il motociclismo non sfugge alla consuetudine diventata, più che un fatto sportivo, una regola di costume. Stavolta, specie sui social, a tenere banco è l’inclinazione in curva delle moto da corsa, fin dove un pilota la può inclinare, stando ovviamente in piedi, senza cioè che l’epilogo della forte piega sia il ruzzolone. La questione, più che tecnica, riguarda lo show: cioè la disquisizione non riguarda tanto il “perché” e il “percome” le moto da corsa (soprattutto la MotoGP) raggiungono in curva livelli di inclinazione impensabili fino a non molte stagioni addietro e addirittura inconcepibili nel motociclismo dell’epopea degli “eroi” d’anteguerra e nel motociclismo de: “I giorni del coraggio” dal dopoguerra alla fine degli anni ’70.
Tutti i piloti della MotoGP piegano da… far rizzare i capelli e fra tutti Marc Marquez sbatte la sua moto a terra (a volte proprio letteralmente finendo ko sul sabbione…) in un modo impossibile per i suoi avversari, addirittura oltre le leggi della fisica. Marc derapa con il ruotone posteriore della sua Honda e controsterza funambolicamente con il davanti riuscendo a controllare – chi lo sa come!? – la minor aderenza dell’anteriore con impostazioni e tocchi da artista a dir poco geniali. I famosi 45° di inclinazione considerati fino a qualche decennio addietro il massimo consentito sono stati via via abbassati e infine sbriciolati, con Marquez capace di buttar giù la sua RCV attorno ai 60° di inclinazione e addirittura toccando i 66° al Mugello e al Sachsenring, come dimostrato dai dati della telemetria. Record dei record per il fenomeno pluri iridato spagnolo. Mai nel motociclismo un pilota ha raggiunto tali livelli di piega. E, addirittura, si prospettano a breve pieghe assai prossime ai 70°! Miracoli della tecnica?
Miracoli dell’evoluzione delle corse davvero impressionante (una esasperazione non sempre opportuna e convincente…) con il salto impetuoso soprattutto per telai, materiali, gomme, sospensioni, elettronica ecc. E’ sempre il pilota che dà spettacolo ma senza gli “aiutini” della attuale tecnologia quelle pieghe sarebbero impossibili o, comunque, portebbero a inevitabili cadute. L’inclinazione in curva è uno show di per se stesso e fa parte dello spettacolo della corsa, insieme però ad altre componenti tecniche ed agonistiche. Insomma, il motociclismo non attrae solo perché i piloti piegano ma per la validità tecnica del mezzo e l’interesse agonistico in pista. Ogni corsa e ogni campionato è figlio della propria epoca. Se il motociclismo fosse “solo” la piega in curva, come dovrebbero essere considerati Nuvolari, Duke, Liberati, Surtees, Hailwood, Agostini, Saarinen ecc.? Indietro non si torna. Ma siamo certi che se oggi i piloti sopra citati corressero con le moto di allora e nelle condizioni di allora avrebbero lo stesso seguito e godrebbero della stessa ammirazione. Perché? Perché il bello sta nell’essenza della corsa, in quello che rappresenta e in quello che dà agli appassionati, oggi come ieri. Era ed è soprattutto una questione di empatia fra pilota e fan, una questione di passioni e di emozioni, una questione di cuore. Sarà così anche domani?