MotoGP, scintille fra Rossi e Marquez. Misano non è il Circo Massimo
I due protagonisti, dopo, si sono spiegati non spiegando niente, accusandosi l’un l’altro. Come da copione. Finta? Tutt’altro
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Figurarsi se, dopo il quasi contatto nell’ultimo giro utile per le qualifiche fra Rossi e Marquez (o fra Marquez e Rossi) lo “Stewards Panel” poteva fare il giudice col muso duro punendo due piloti di questo calibro. Tavullia è a un tiro di schioppo da qui e il pesarese 9 volte iridato è il campione-star che calamita gli interessi di gran parte dell’ambaradan multicolore del Circus, l’idolo che porta da ogni dove sugli spalti del circuito romagnolo a due passi dal mare la maggioranza degli appassionati. Non troneggia forse l’effige del Doc – da solo! – sul manifesto ufficiale di questo GP di San Marino-Riviera di Rimini? L’altro, il catalano, è l’anti Rossi per eccellenza, avviato a 26 anni a cingersi della ottava corona iridata, un Re che punta a diventare Imperatore, agguantando forse già dalla prossima stagione i 9 titoli di Valentino (cui resta il cruccio per non aver raggiunto l’ambitissima quota 10) e di Carletto Ubbiali per poi passare in tromba Angel Nieto (12+1) per l’assalto finale al record dei record: 1 15 titoli di Agostini!
Due così, chi li tocca? Fortuna – si fa per dire – che il quasi-fattaccio del quasi-contatto è avvenuto ieri in qualifica e non in gara che avrebbe provocato a dir poco un casino in pista e fuori. Sono scaramucce, tatticismi, arzigogoli psicologici che non hanno bisogno di Mr Freud per essere capiti e spiegati. Ma il motociclismo, anche quello show-business con i bolidi che vanno… “da soli” guidati dall’elettronica, resta sport pericoloso assai, perché si corre ben oltre i 300 Kmh e il nome del circuito di Misano intestato a “Marco Simoncelli” sta lì a imperituro monito. Chissenefrega, si dirà! Questi due si salutano a male pena, cova un mal sopportarsi vicendevolmente che tracima in starsi sul gozzo tipo odio di antico conio, con i fattacci del 2015 in Malesia (rallentamenti continui di Marquez, toccata con Rossi, caduta di Marquez, quindi Valentino penalizzato) e ad Assen 2015 (contatto all’ultima curva, vittoria di Rossi) o l’Argentina 2015 (contatto tra i due nel finale, Marquez cade, Rossi primo mentre era già davanti) e sempre Argentina nel 2017 (Marquez centra Rossi) punte di un iceberg che pendono sempre come spada di Damocle. E’ il motociclismo, bellezza! Non è forse sempre stato così fra galletti incoronati, tant’è si dica il contrario esaltando i bei tempi andati?
Il gran “pasticciaccio” di ieri con l’epilogo alla prima staccata del Carro, una frenata eccessivamente forzata da Rossi – per fortuna senza il patatrac in pista – nessun tribunale sarebbe in grado di spiegarlo e i due protagonisti, dopo, si sono spiegati non spiegando niente, accusandosi l’un l’altro. Come da copione. Finta? Tutt’altro. Per i fatti di ieri serve il saggio Salomone. Mentre per la gara di oggi serve, oltre allo “Stewards Panel” sveglio e integerrimo, il massimo senso di responsabilità e di correttezza dei due piloti interessati, evitando il peggio in un gioco pericoloso. Dopo le luci verdi del semaforo si può chiedere “saggezza” a due campioni che qui darebbero l’anima e di più per superarsi? Rossi, vincendo qui, tornerebbe sugli altari cancellando lunghi periodi di magra, farebbe esplodere la riviera e di più. Marquez, potrebbe addirittura quasi chiudere qui la partita di questo mondiale, comunque metterci l’ipoteca finale. E, comunque, ognuno dei due farà di tutto – di-t-u-t-t-o – per mettere l’altro dietro. Allo sconfitto non rimane che manfar giù il rospo e… rosicare? E il pubblico oggi sugli spalti bollenti di Misano? Tifosi sì ma “cum grano salis”. Scintille in pista e fuori ma dentro le regole (che ci sono!) e nel rispetto di tutti perché qui c’è di mezzo la pelle. Non siamo nel Circo Massimo romano. Le corse non sono una corrida. E non c’è nessuno da crocifiggere, comunque vada. C’è solo da applaudire tutti per uno show che il grande motociclismo sa dare.
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