Rea “cannibale” e icona Sbk, ecco il mondiale n° 5!

Così, anche se grazie al ko del secondo giro di Gara2 subìto dall’incolpevole Bautista coinvolto nella caduta dell’impepato Razgatlioglu, Jonathan Rea si riprende la scena trionfando al Magny Cours davanti a van der Marc e a Lowes e conquistando con due gare d’anticipo la corona iridata Sbk, quinto titolo mondiale consecutivo

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 29 set 2019
Rea “cannibale” e icona Sbk,  ecco il mondiale n° 5!

Così, anche se grazie al ko del secondo giro di Gara2 subìto dall’incolpevole Bautista coinvolto nella caduta dell’impepato Razgatlioglu, il 32enne nordirlandese Jonathan Rea si riprende la scena trionfando al Magny Cours davanti a van der Marc e Lowes e conquistando con due gare d’anticipo la corona iridata Sbk, quinto titolo mondiale consecutivo. Se non si fosse capito, cinque titoli di campione del Mondo uno in fila all’altro, un risultato che segna la storia della Sbk e che impone a tutti – davanti a un Rea così, vittoria n° 83 in carriera, la 12esima quest’anno, il pilota più vittorioso della storia Sbk e a una Kawasaki così – di levarsi il cappello.

Al di là dell’incidente che oggi ha eliminato subito due grandi protagonisti per la lotta per il podio, verosimilmente anche per la vittoria, a Rea non si può addebitare niente, capace a Magny Cours di conquistare comunque (pur con l’obiettivo di non fare errori pensando alla classifica generale) due magnifici secondi posti alle spalle dell’astro nascente, il 22enne incontenibile turco Razgatlioglu (anche queste sono due vittorie da incorniciare nella storia della Sbk) sabato in Gara 1 e domenica mattina nella Superpole Race e chiudendo in bellezza, appunto con questa sua 12esima vittoria stagionale, la trasferta in terra di Francia che gli permette di chiudere anzi tempo la partita del mondiale 2019. Chi l’avrebbe detto che, dopo l’ingresso trionfale dell’inedito binomio Bautista-Ducati, dominatori incontrastati nella prima parte di stagione (15 vittorie!) e anche più in là, le due tappe finali in Argentina e in Qatar sarebbero state “superflue” per l’assegnazione del titolo, non però a favore di Bau-Bau sulla inedita Rossa V4 bensì per gli “ammazzatutti” degli ultimi quattro campionati, Rea-Kawasaki capaci di recuperare una situazione considerata disperata, capovolgendola a proprio favore, fino a tornare a mietere vittorie e risultati importanti incamerando punti decisivi e alla fine chiudere a proprio favore la sfida mondiale 2019?

In questi casi sono sempre due le condizioni fondamentali che, saldandosi, permettono il “miracolo”: da una parte le battute d’arresto fino alla debacle di chi passa dal ruolo di trionfatore a quello di sconfitto per proprie responsabilità e con limiti (anche di supponenza) ed errori (cinque cadute ecc.) e dall’altra da chi dato troppo presto per perdente, non molla la presa, recupera alla grande e torna meritatamente sugli altari. Avremo modo di tornare con una analisi tecnica e agonistica approfondita, ma questo, in breve, è quel che è accaduto quest’anno. Rea e Kawasaki raccolgono i frutti del loro lavoro, pilota moto Team e Casa esempio che va anche oltre i confini della Sbk e oltre i confini del motociclismo. Gli altri, piloti e Case, nessuno escluso, pur in una scala diversa di risultati, di valori e di limiti, hanno di che riflettere, comunque oggi nel ruolo degli sconfitti. Intanto, Rea fa festa. E che festa! La Sbk, specie con la sfavillante Gara 1 del Magny Cours, ritrova uno spiraglio di luce dopo le ultime stagioni in calo sul piano tecnico-agonistico e su quello dell’interesse mediatico e degli appassionati. Rea non è una zavorra ammazza campionato: è una risorsa per tutta la Sbk. Evidentemente, almeno fin qui, la Sbk non ha saputo valorizzare questa risorsa.

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