Moto2 Motegi, Alex Marquez “chiude” il mondiale? Italiani sotto esame
La Moto2 si infiamma: Alex Marquez a Motegi con 40 punti di vantaggio (224) su Fernandez (184), a sua volta insidiato da Binder (180). Battaglia solo per il podio?
L’altro Marquez, Alex, non è il “cannibale” come il ben più noto e accredito fratellone Marc con 8 titoli mondiali già vinti a 26 anni, ma arriva comunque al quart’ultimo round stagionale della Moto2 con ben 40 punti di vantaggio (224) sul secondo in classifica Augusto Fernandez (184), a sua volta insidiato da Brad Binder (180). Con questo bottino, il 23enne giovane asso catalano si avvia a portare in casa Marquez anche questa corona iridata Moto2, pur se nel motociclismo non si può dire gatto fin che non è nel sacco. La lotta per il podio vede impegnati anche altri due agguerriti mastini: il 33enne svizzero Thomas Luthi (178) e lo spagnolo 23enne Jorge Navarro (175). Quindi il 22enne Luca Marini, sesto con 151 punti e il 23enne Lorenzo Baldassarri a quota 138. Nella top ten c’è anche il rookie 21enne Fabio Di Giannantonio (nono con 94 punti) preceduto dal 26enne Marcel Schrotter (118), con il 22enne Enea Bastianini decimo a quota 86. Gli altri italiani sono oltre la top 15: 17esimo il 23enne Andrea Locatelli (45), 18esimo il 20enne Nicolo Bulega (40), 19esimo il 34enne Mattia Pasini (27) e infine 21esimo il 21enne Marco Bezzecchi (17), 22esimo il 20enne Stefano Manzi (13), 24esimo il 32enne Simone Corsi (10).
Fin qui, una Moto2 a sprazzi, spesso agonisticamente ad effetto ma tecnicamente piatta, comunque una categoria di mezzo che rimane in … mezzo al guado, senza l’appeal della classe regina ma neppure senza la “freschezza” della classe cadetta. Una classe di passaggio che per molti piloti rischia di trasformarsi in un treno fermo su un binario morto. D’altronde, i limiti di una categoria “monomotore”, di fatto una “monomarca”, sono noti, anche se c’è chi fa ancora finta, per insipiénza o per interesse di parte, di non vederli. Ma torniamo al “dunque” del campionato.
Alex Marquez – a Motegi ha già vinto tre volte fra Moto3 e Moto2 – ha fin’ora centrato cinque round (più quattro podi), contro i tre vinti da Fernandez (e due terzi posti), i due vinti da Binder (e tre secondi e un terzo), l’unica vittoria di Luthi (più due secondi e un terzo), l’unica vittoria di Marini proprio nell’ultimo round in Thailandia (più il secondo posto del Mugello) e le tre vittorie di Baldassarri nelle prime quattro gare che ancora gridano vendetta per come, anche con l’aggiunta di un pizzico di sfiga, si può buttar via un campionato considerato vinto troppo presto. Diverso, ma sullo stesso piano inclinato, il campionato di Marini, sostanzialmente non di eccelso profilo, illuminato dalla bella e meritata vittoria di Buriram e con l’unico sprazzo della piazza d’onore del Mugello. Una vittoria e un secondo posto non sono certo roba da poco ma diventano “poco” rispetto alle premesse e alle aspettative. Quindi per il fratellino “viso d’angelo” del Doc contano e non poco questi quattro round finali per raddrizzare la stagione e costruire un 2020 di grande rilancio.
Dei nostri, se pur a corrente alternata, si è distinto Di Giannantonio, non solo per le sue due splendide piazze d’onore ma per aver dimostrato nel proseguo del campionato il bel potenziale già espresso in Moto3. In questo senso, da seguire il duello per la medaglia del “rookie” fra il capitolino Diggia e il romagnolo Bastianini, fin ora solo una volta sul podio, terzo a Brno. Gli altri italiani? Rimandati. Per un motivo o per l’altro – anche un po’ per iella – i risultati sono al di sotto delle aspettative. Ma, si sa, la speranza è l’ultima a morire. E i movimenti per il 2020 promettono scintille, a cominciare dal passaggio di Bulega nel Team di Fausto Gresini e a quello di Bezzecchi nello Sky Racing Team VR46. Taca banda!