Velocità: fascino senza tempo

Velocità: fascino senza tempo. La velocità rappresenta un incredibile richiamo, il canto della sirena che da un lato ti attira e dall’altro ti spaventa. Oggi come cinquant'anni fa sembra che non sia cambiato nulla, o forse no...

Di Alberto Raverdino
Pubblicato il 9 nov 2019
Velocità: fascino senza tempo

Variare la posizione di un corpo in funzione del tempo. Oggi come ieri il concetto di velocità scuote gli animi, da un lato eccita, risveglia i sensi, dall’altro impaurisce, spaventa. Anche inconsciamente fa leva sul nostro innato spirito di difesa; un’auto conservazione che muta nel tempo e che tende ad aumentare con l’età che avanza. Eppure la velocità è bella, da sempre rappresenta il concetto chiave che si muove dietro alle competizioni; accende i sensi, ci fa sentire vivi.

Naturalmente le moto, fin da quando erano poco più che biciclette a motore, non sono esenti dalla sfida perenne verso il primato di più veloce del pianeta e se è vero che questo tipo di confronto coinvolge preparatori e specialisti dei record, è altrettanto sicuro che le case produttrici non si tirano indietro per le loro moto “targa e fanali”. Anno dopo anno i big del mercato mostrano i muscoli.

Una rincorsa più marcata durante alcuni periodi, tanto da smuovere i “moralisti”, testimoni del pensiero “ma a che serve? Che te ne fai di una moto da 300 all’ora? Questa è solo un’istigazione al suicidio!” con il risultato che in un passato non troppo lontano le maggiori case motociclistiche strinsero un patto non formale per limitare la potenza a 200cv e/o la velocità a 300km/h, come se questa velocità fosse il limite accettabile. A questo proposito ricordo ancora la Kawasaki ZZR1400 del 2006, una spada che accelerava da 200 a 300km/h in un amen e poi fine, la centralina bloccava elettronicamente la velocità anche se il generoso quattro in linea poteva certamente regalare almeno 10 o 15km/h in più.
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Prima di questo periodo le moto da “sparo” non sono mancate di certo; andando indietro nel tempo è impossibile non ricordarsi della Honda CBR1100 XX Blackbird che negl’anni ’90 fece parlare di se non poco con i suoi 290Km/h oppure la BMW K1200 S e poi lei, la mitica Hayabusa la fenomenale GSXR1300 di Suzuki, regina incontrastata per molti anni e forte di una personalità più unica che rara.

Oggi ci risiamo, proprio mentre si sta ancora svolgendo l’EICMA, la fiera motociclistica più importante del mondo, vale la pena prendersi un minuto per una riflessione. Diciamolo, il fascino della velocità non ha tempo. Ne è un esempio la Kawasaki Ninja H2, sovralimentata è un mostro di potenza capace di 231cv e 17kgm di coppia e che raggiunge la massima espressione nella versione H2R (non omologata) con 314cv ed una velocità di 400km/h.
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Altri esempi tra le naked, perché se essere superveloci è cool, perché non esserlo senza carena? Proprio in questi giorno abbiamo potuto posare gli occhi sulla nuova Brutale 1000RR da 208cv appena presentata che, a quanto dichiarato da Mv Agusta, raggiunge i 300km/h. La Kawasaki Z H2 è un’altra dimostrazione di forza, una straordinaria cruiser-naked da 200cv presentata durante l’ultimo salone di Tokyo, capace di sfruttare la tecnologia Supercharge della Ninja H2 e regalare 200cv. Infine la nuovissima Ducati Streetfighter V4, altra nuda dalle prestazioni mozzafiato con 208cv che salgono a 220cv con lo scarico racing (non omologato).
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La sostanza è che decennio dopo decennio il desiderio di stupire, di far gridare al miracolo o allo scandalo non è cambiato. La velocità rappresenta un incredibile richiamo, il canto della sirena che da un lato ti attira e dall’altro ti spaventa. Solo una cosa è cambiata, il progresso dell’elettronica. L’introduzione dei vari anti-wheeling, traction control, ABS cornering e launch control, rende tutto più facile, controllabile e sicuro; tutto tranne il cervello delle persone, quello è bene che sia sempre acceso, oggi come venti, trenta o cinquanta anni fa.
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