MotoGP, il “peso” dei test di Valencia

Valencia test, i risultati vanno presi con le pinze anche se tracciano alcune linee indicative da non sottovalutare rispetto alla attesissima stagione 2020

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 21 nov 2019
MotoGP, il “peso” dei test di Valencia

Forcing per la MotoGP che due giorni dopo l’ultima gara mondiale stagionale di Valencia ha affrontato, sempre al “Ricardo Tormo”, i primi test per il 2020 e fra una settimana sarà a Jerez per le ultime prove chiudendo definitivamente il 2019. Ad ogni test la domanda è sempre la stessa: qual è il loro valore “tecnico”? Non è facile rispondere, soprattutto quando tali prove vengono effettuate con basse temperature esterne ma “a caldo”, in questo caso, appunto, solamente due giorni dopo l’ultima gara stagionale, con moto in configurazione 2020 tutte da “sgrezzare” e anche con in pista alcuni binomi (pilota e moto) inediti, come l’attesissimo Alex Marquez-Honda. Test, comunque tecnicamente utili per la prima “sgambatura” e per guardarsi l’uno con l’altro vicendevolmente, comunque più che altro dal valore simbolico, psicologico, ad uso e consumo del tam tam mediatico, una spinta per l’immagine e la comunicazione di piloti, Case e Team, manna dal cielo per gli sponsor. Una cosa è certa: la nuova stagione è iniziata. Certo, i risultati (vedi post di Motoblog), cioè i tempi sul giro di ognuno e i relativi distacchi, vanno presi con le pinze anche se tracciano alcune linee indicative da non sottovalutare rispetto alla attesissima stagione 2020.

A Valencia, dopo l’annuncio-bomba dell’addio alle corse di Jorge Lorenzo, la “notizia” del passaggio in HRC di Alez Marquez con immediata discesa in pista del fratello di Marc su una moto dell’Ala Dorata ha messo in secondo piano le novità tecniche che non sono state poche, non sono state di scarso valore e, almeno alcune, sono state anche ben … visibili. Avremo modo di tornarci sopra presto. C’è chi cerca potenza, come Yamaha già notoriamente guidabile ma “scarsa” in accelerazione e velocità di punta (comunque la Casa dei tre diapason ha portato pure telaio e aerodinamica nuove), ma soprattutto si cerca feeling adattando il mezzo alle Michelin, di fatto cercando di emulare la RC213V Honda del 2019. Ducati poco rivoluzionaria anche se c’è stato un gran lavoro sul telaio in cerca di maggior rigidità sull’anteriore rassicurando il Dovi. Ktm con il telaio-svolta e l’addio (pare) al traliccio in tubi. In sintesi, la filosofia dell’attuale MotoGP è oramai chiara: al centro c’è la gomma. Tutto il resto – la moto – va concepita e realizzata attorno alla… Michelin. Perché? Esigenze dettate dalla MotoGP show-business: gare con super pieghe, combattute (ma facendo per lo più melina nella prima parte e dando tutto nel finale…) e spettacolari, di fatto corse-trenino televisivamente e mediaticamente appetibili specie per chi vuole una MotoGP da reality-show o, all’opposto, da corsa delle bighe al Circo Massimo, con sportellate, cadute e grida e gridolini dei telecronisti. Comunque, la legge la fa la gomma. Prendere o lasciare.

Stando alla tabella dei tempi dei due giorni di test a Valencia non pare che ci siano stati scossoni rispetto ai livelli di competitività dimostrati nelle prove e nelle qualifiche degli ultimi round di un campionato dominato dal binomio Marquez-Honda, qui solo 7° tempo finale (+0.707) fatto con la moto del 2020 (non con quella carenata simil-Ducati) ma con un ottimo passo. Yamaha, anche con la M1 in configurazione 2020, conferma la bontà dei propri step evolutivi dimostrandosi ancora minacciosa nel time-attack e in crescita costante con tre sue moto davanti a tutti. Vinales (1’29.849), sempre lui, in testa: “Gran bel telaio, buon lavoro sul motore nuovo ma ci serve ancora più potenza” seguito da Quartararo (+0.164), ancora lui, e dal “solito” Morbidelli (+0.265) anche se Rossi è solo nono – quando si schioda? – pur se contento: “Siamo più veloci, è questo che conta”. Alle spalle del tris Yamaha, l’inossidabile Crurchlow, macinatore di giri (73) e anche veloce davanti alle Suzuki da quasi-paura di Mir e Rins. Promossa – pare – l’inedita Ktm di Pol Espargarò (+0.836) con il telaio “ibrido”, davanti a Rossi con … brivido finale per l’abbandono a bordo pista della moto 2020 causa il fumo poco rassicurante del nuovo motore.

Dal fumo al fuoco per la nuova Aprilia, con un Iannone spaventato e su tutte le furie, non senza ragione. Conferma anche per la “graduatoria” Ducati, con Miller primo fra i piloti sulle Desmosedici pur se con un secondo di gap, ma rifilando tre decimi al Dovi. Out per i noti problemi fisici Petrucci e Bagnaia. Sull’attesissima “prima” di Alex Marquez su Honda, a parte la scivolata iniziale del debuttante che così si è tolto il pensiero (”Bisogna cadere per trovare il limite” Marquex senior dixit) e a parte il suo 20esimo tempo (1’32.235) che non fa testo, lasciamo al fratello Marc la sintesi: “Ho visto da vicino che va davvero bene in qualche curva ma fatica nell’ultima parte di staccata che anche per me è stato più volte un problema, con cadute. Ma prenderà presto la mano”. Si vedrà. Dovizioso: “Sono soddisfatto del nostro lavoro. Per dare giudizi dobbiamo aspettare la prossima sessione di Jerez”. Già. Valencia, un toboga tecnicamente poco probante, è servito per far scendere in pista le nuove moto saggiando la bontà delle soluzioni per lo più inedite. La prossima settimana, lunedì 25 novembre, sul ben più tosto circuito di Jerez, i test cominceranno davvero a fare da cartina del tornasole sulle forze in campo tracciando il percorso che condurrà diritti agli inizi della stagione 2020. Se son rose, fioriranno.

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