MotoGP e F1 show: Rossi-Hamilton, scambio di “doni” rombanti a porte chiuse

Rossi-Hamilton, scambio "doni". Divertimento e show annunciato (anche troppo) nel solco della classica operazione di marketing. Business is business

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 10 dic 2019
MotoGP e F1 show: Rossi-Hamilton, scambio di “doni” rombanti a porte chiuse

Se vale sempre il detto che “ognuno a casa propria fa quel che vuole” e che ognuno si diverte come può”, la sfida dello scambio dei “doni” pre-natalizi fra Rossi sulla Mercedes F1 di Hamilton e Lewis sulla Yamaha MotoGP del Doc fatta ieri a Valencia a porte chiuse è da considerarsi uno show ad uso mediatico, pro sponsor. La giornata quasi estiva sul circuito spagnolo è stata impostata e gestita dallo sponsor Monster come fosse il lancio a Cape Canaveral per una missione umana su Marte nella logica che “non fare sapere” e “non fare vedere”, dopo aver acceso da mesi la fiamma della curiosità, aumenta l’interesse, moltiplica i “contatti”, fa crescere il business. Niente di male, per carità, ben sapendo che da sempre il “coprire” libera l’immaginazione lasciando o ognuno la libertà del … piacere. E il resto? Quale resto? Qui non c’è nessuna considerazione tecnica da fare perché sotto questo aspetto non c’era e non c’è nessun obiettivo. I tempi sul giro dei due piloti che, forse, oggi saranno divulgati servono solo ad allungare il brodo in un’orgia di dichiarazioni, di immagini fotografiche e di video che di certo non mancheranno. Questo passa il convento. Al Motorsport male non fa. Divertimento e show, show e divertimento annunciato (anche troppo) nel solco della classica operazione di marketing. Business is business. Punto. In questo caso non c’è neppure la notizia perché sia il 9 volte iridato delle 2 ruote Rossi sia il 6 volte iridato delle 4 ruote Hamilton hanno già provato in passato i mezzi per loro non usuali (il primo passando dalle 2 alle 4 ruote e il secondo dalle 4 ruote alle 2) e non sono stati certo i primi a farlo, essendo stati preceduti in passato, più volte, da altri campioni di motociclismo e di automobilismo.

Ai tempi delle corse degli “eroi”, fra le due grandi Guerre mondiali, era considerato quasi normale che un pilota passasse dalle corse in moto a quelle in auto, come fosse una evoluzione naturale. Su tutti, svetta Tazio Nuvolari. Campionissimo in pista quanto abile nella gestione della propria immagine e del proprio… portafoglio, il “mantovano volante” accettò anche una sfida anomala, fra auto e aereo. L’8 dicembre 1931 al Littorio di Roma, Tazio sull’Alfa Romeo 2300 8C si batte con Vittorio Suster sul biplano Caproni CA-100 che deve seguire in volo l’andamento della pista sottostante. Cinque giri a manetta per 17 chilometri in totale: 6 minuti e 12 secondi, vince l’aereo sull’auto per una manciata di decimi. Tutto il mondo ne parla. Mezzo secolo dopo, il 22 novembre 1981, c’è il replay all’aeroporto triestino di Istrana con protagonisti Gilles Villeneuve sulla Ferrari 126 CK e un comandante dell’Aeronautica militare su un F-104 da dieci tonnellate: mille metri da fermi. Villeneuve “vola”: 17.80! E batte l’aereo per un decimo. Da lì il ferrarista diventa Gilles l’”aviatore”. L’11 dicembre 2003 all’aeroporto Baccarini di Grosseto ecco Michael Schumacher al volante della F1 Ferrari (350 Kmh velocità max) sfidare il comandante Maurizio Cheli alla cloche dell’Eurofighter, il jet da combattimento dell’Aereonautica militare da 2448 Khm! La Rossa vince il confronto “corto” sui 600 metri ma perde quello sui 900 metri e sui 1200 metri.

Show da mese di dicembre. Guarda caso. Tempi morti. Da coprire, comunque. Lo scambio di “doni” dei rispettivi bolidi fra Rossi-Hamilton o fra Hamilton-Rossi, come già detto, è avvenuto altre volte in passato fra altri piloti, anche se rappresenta una opportunità data solo ai “big”. Più numerosi degli scambi, invece, i test dei campioni di motociclismo sui bolidi a 4 ruote, F1 in primis, come ad esempio quelli recenti di Marquez, Pedrosa, Cairoli e prima quelli di Hopkins, Corser, Xaus ecc. o all’opposto, quelli di Schumacher in moto. Altro discorso, come detto sopra, va fatto per i campioni di moto passati poi alle corse di auto: tanti ci hanno provato, pochissimi hanno sfondato. Nuvolari grandissimo su entrambi i fronti. Anche Varzi, se pur non raggiungendo quelle vette. Idem, più tardi, Dorino Serafini e Bruno Ruffo. Solo a John Surtees, però, riesce l’accoppiata moto-auto, conquistando l’iride sia in moto (MV Agusta) che in F1 (Ferrari). Ci è andato vicino Mike Hailwood. Un po’ meno (parecchio meno…) il 15 volte iridato in moto Giacomo Agostini. I record, si sa, sono fatti per essere abbattuti anche se “Big John”, da lassù, può sorridere sornione e stare tranquillo. Questi sono tempi di show. Mala tempora? No. Tempi diversi.

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