Valentino Rossi vince sui social. Quanto vale?
Rossi è il campione più seguito sui social precedendo Balotelli, Pirlo, Buffon, Del Piero, El Shaarawy, Ancelotti, Marchisio e Chiellini. Che peso ha per il motociclismo?
Dunque, come già riportato anche da Motoblog, Valentino Rossi resta anche nel 2019 il “Re” degli sportivi sui social, con 26.7 milioni di follower tra Facebook, Twitter e Instagram. Che significa? Che il pesarese 9 volte campione del Mondo, secondo i dati dell’Osservatorio Social Vip, è il campione più seguito sui social precedendo Balotelli, Pirlo, Buffon, Del Piero, El Shaarawy, Ancelotti, Marchisio e Chiellini. Non ci vuole molto a capire, scorrendo l’elenco, che non c’è un rapporto diretto fra i risultati agonistici in pista o sui campi di gara e i riscontri dei contatti su internet. Evidentemente il flusso dei “contatti” si basa su altri criteri e segue altre vie, certamente frutto dell’onda lunga dei risultati di gare e campionati che poi prosegue nel tempo grazie al tam-tam mediatico e ai nuovi strumenti della comunicazione internet che sempre più determinano il rapporto fra il campione, i fan, gli appassionati e non. La controprova? Andrea Iannone – adesso incagliato nella bega-doping – al diciottesimo posto pur invischiato in un’altra stagione da dimenticare in scia al 17esimo Andrea Dovizioso, comunque ancora vice campione del Mondo MotoGP l’unico anche nel 2019 capace con la Ducati di impensierire il “cannibale” Marc Marquez. E il neo campione del mondo della Moto3, Lorenzo Dalla Porta, in questa classifica non risulta: come volevasi dimostrare. Allora? Allora diciamo che prendiamo atto di questa classifica, considerandola per quello che è: un dato statistico dell’uso dei social, di nessun valore tecnico-agonistico. Questi sono i tempi di internet, i tempi dei social. Hic Rhodus hic salta. Tutto fa brodo.
Quindi diciamo anche che il driver Rossi davanti a tutti sui social fa bene all’ambiente del rombante Circus show-business ma che non basta questo per consentire al motociclismo una posizione di vertice fra i grandi sport e un suo futuro assicurato. Questo perché al grande sport, serve il campione-idolo-star, cioè l’asso carismatico che vince e “buca” lo schermo, ma serve il suo contraltare (il Coppi-Bartali, l’Agostini-Pasolini) e soprattutto servono sempre forze nuove, serve il ricambio. In questo senso il motociclismo “tricolore” di oggi, pur avendo un bel vivaio e disponendo di ottimi piloti a livello internazionale, non ha pronto il “nuovo Valentino”, non è (ancora) in grado di sostituire in MotoGP l’asso pesarese. Non è solo una questione mediatica. Non basta “pompare” un pilota per renderlo vincente in pista e fuori. Piaccia o no, qui siamo. Rossi, è vero, non vince più gare e titoli da molto tempo, ma gare e titoli ne ha messi nel suo carniere più di tutti gli altri italiani insieme e presenti oggi nel Motomondiale. Ed è questo che fa la differenza ed è questo il motivo principale – non l’unico – per cui The Doctor è tutt’ora così seguito e amato e per cui cresce l’attesa anche per il mondiale 2020. Rossi entra nella prossima decisiva stagione a 41 anni compiuti (il 9 volte campione del Mondo Mike Hailwood abbandonò il Motomondiale a 28 anni e l’altro 9 volte campione del Mondo Carlo Ubbiali chiuse con le corse a 30 anni) ma resta un “sempreverde”, il pilota che fa ancora “più notizia” anche se non più il “number one” pur restando competitivo, potenzialmente da podio. Già dai primi test invernali, la “massa” di chi segue il motociclismo dal divano è soprattutto interessata a verificare dov’è Valentino, quel è il suo livello di competitività, quante chance ha il Doc nel 2020. E se, da subito, Rossi non dovesse reggere non solo il passo di Marquez ma neppure l’onda d’urto dei “giovani leoni”? Per il Doc sarebbe inevitabilmente e inesorabilmente l’ultima stagione in MotoGP. E per il motociclismo l’alba di una nuova era. Peggiore o migliore?