Motociclismo in lutto, addio a Sergio Censi
Dopo la perdita del pesarese Giancarlo Morbidelli e del modenese Francesco Villa, in pochi giorni il motociclismo è di nuovo in lutto per la morte del romagnolo Sergio Censi, un gran “signore”
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Dopo la perdita del pesarese Giancarlo Morbidelli e del modenese Francesco Villa, in pochi giorni il motociclismo è di nuovo in lutto per la morte del romagnolo Sergio Censi, un “gran signore”. Nato nel 1936 a Savignano sul Rubicone, Censi ha rappresentato al meglio la sintesi della passione per il motociclismo, in particolare quello agonistico, con l’impegno perché questo suo amore per le corse si trasmettesse alla gente, ai ragazzi e ai giovani in particolare, facendo formazione utile in pista e fuori, nella vita di tutti i giorni. Sin da ragazzo, Sergio aveva seguito, appostandosi dietro le balle di paglia sfiorate dai corridori (“Era il miglio posto per vedere gli occhi dei miei campioni e sentir battere il loro cuore più forte del rombo del motore” – diceva ricordando quel motociclismo dei Giorni del coraggio), le prime gare degli anni ’50 nei circuiti cittadini di Morciano, Cesena, Cattolica, Novafeltria, Urbino, Pesaro, Rimini organizzando lui stesso le tifoserie per prendere posto già di notte sulle colline del batticuore di Imola, poi a Modena e a Monza. Così come da ragazzo, era impegnato sulla via Emilia a prestare servizio volontario durante il passaggio delle mitiche Gran Fondo: Milano-Taranto e Motogiro. Ovunque c’era una corsa, lì c’era Sergio. Ovunque c’era un pilota da tirar su, lì c’era Sergio. Rispettava tutti i piloti ma il “suo” corridore era Tarquinio Provini, considerato non solo straordinario fuoriclasse ma uomo di grandi qualità e amico unico. All’epoca, nel motociclismo non c’erano i manager o i coach dei piloti, ma Sergio interpretò ante litteram quel ruolo e molto di più. Ovviamente gratis, anzi spendendo del suo. Fondatore nel 1959 dello storico Moto Club Edgardo Cecchi, il sodalizio che grazie a lui ha riportato importanti riconoscimenti quali: Medaglia d’Argento del Coni (1973), Medaglia d’Argento del Comune di Savignano sul Rubicone (1985), Targa riconoscimento FMI per i 50 anni di attività (2009). Negli ultimi anni Sergio era diventato la “voce” del mondo delle Minimoto, qualificato speaker del Campionato.
Grazie, Sergio. E un saluto personale di chi scrive queste note e che ha avuto il piacere e l’onore di conoscerti. Ciao Sergio, quando quel 15 aprile ’62 andammo alla staccata delle Minerali di Imola e nella 250 PROVINI, GRASSETTI, PHILLIS, REDMAN, TASSINARI ci sfioravano e tu dicevi: “Andiamo più vicino!”. Ce ne hai, lassù, di amici da salutare! Si sente già il rombo dei motori accesi…
Ecco un contributo scritto da Censi in occasione dei festeggiamenti per i 50 anni del Moto Club E. Cecchi e pubblicato su Motitalia, periodico ufficiale FMI:
“Era l’inizio dell’anno 1959, quando io ancora giovanissimo, insieme ad altri appassionati si decise di costituire il Moto Club Edgardo Cecchi per ricordare il giovane savignanese scomparso pochi anni prima, durante le prove del circuito di Urbino. Erano i tempi nei quali possedere un mezzo a due ruote era veramente un sogno realizzato. Noi appassionati delle due ruote, venivamo coinvolti dagli organizzatori della Milano-Taranto o del Motogiro d’Italia a prestare servizio lungo la Via Emilia. A livello locale si organizzavano delle Gimkane a cui partecipavano tutti coloro che erano in possesso di un qualsiasi mezzo a due ruote. Poi il primo, vero appuntamento dell’anno: il19 marzo, prima gara motociclistica del Campionato Italiano Senior a Modena; per l’occasione si predisponevano delle vere tribunette smontabili che, caricate sul tetto delle macchine, venivano montate sulle mura che circondavano il circuito. Poi venivano Riccione, Rimini quindi Imola con la Coppa Shell, grande appuntamento alla Rivazza, definita la collina della passione. Una vera festa dello sport nella sua più sana espressione che ci ripagava delle levatacce per poter prendere i posti migliori. Che gare, che belle moto in pista! Sulla griglia di partenza c’erano 4 Gilera, 4 MV a 4 cilindri e poi le Guzzi con il famoso Mono ossobuco e la fantastica 8 cilindri. Poi Cesenatico, circuito velocissimo, e chiudeva la serie Cervia-Milano Marittima e terminava così la Moto Temporada che serviva a tutte le Case e ai piloti a prepararsi per il Mondiale e a noi non restava che aspettare Monza per rivedere Provini, Ubbiali, Taveri, Reed, Pasolini, Redman, Agostini, Grassetti, Bryans, Hailwood con i loro autografi, le foto che erano veri trofei da conservare. Non c’erano le dirette TV ma solo gli articoli sui giornali scritti da De Deo, Ceccarelli, Pirazzini, Marcheggiani, Allievi e tanti altri che riuscivano a farti rivivere le gare con le loro emozioni. Venivano poi i vari circuiti chiamati minori, dove si cimentavano i giovanissimi. Si correva a Cesena in zona Madonna delle Rose, a Forlì sul viale della stazione, a Rimini sul corto al Porto, a Cattolica, a Urbino, Misano, Novafeltria: era un proliferare di gare sempre seguitissime. In tutti questi anni, il Moto Club Edgardo Cecchi ha lasciato il segno per l’attività svolta a 360° in ogni specialità come i Raduni del Rullo, riservati ai motorini ausiliari e i motoraduni nazionali che con le gite notturne in mare, sono rimasti nella storia della specialità. Poi le gite per seguire alcune prove del Motomondiale, o il pullman a Brno per seguire Renzo Pasolini. La Cronoscalata di Torriana, il Motocross tradizionale. Fra i primi in Italia, il campo Cross indoor di San Mauro Pascoli ed ancora la Supermotard, altra specialità recepita dal Moto Club con l’organizzazione di gare altamente combattute. E non certo ultime le Minimoto, una specialità nata in sordina fine anni ‘80 come un gioco, ma che il Moto Club ha saputo valorizzare come una vera palestra di Campioni. E ancora, la pista di San Mauro Mare che ha visto nascere e crescere i più forti piloti: Rossi, Dovizioso, Melandri, Simoncelli, Poggiali, Bagnaia, Bezzecchi, Bastianini, Morbidelli e tantissini altri che occupano i vertici delle classifiche Mondiali. Sono l’unico rimasto dei fondatori di allora, e voglio ringraziare tutti coloro che in questi anni hanno collaborato alla riuscita delle attività svolte, specialmente i fratelli Vernocchi, Alvaro e Giuliano, e da parte mia mi sia concesso un pizzico di orgoglio per essere riuscito a portare questo piccolo Moto Club alla veneranda età di 60 anni. Ma non finisce qui. Ci troviamo ancora presenti con la stessa volontà di allora con la speranza che questa serie di ricordi ci aiuti a migliorarci e mantenga il Moto Club Edgardo Cecchi ai vertici di questa passione”.
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