MotoGP e coronavirus, misure straordinarie per salvare le corse
Il coronavirus continua a colpire allungando ovunque l’elenco dei contagiati e dei morti. Stravolto anche il motociclismo
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Il coronavirus colpisce, continua a colpire duro allungando ovunque l’elenco dei contagiati e dei morti. Il primo obiettivo resta quello di controllare e bloccare l’epidemia, salvare vite umane ed evitare disastri alle economie e alle democrazie in ogni Paese. Va ribadito che una epidemia di tale portata non è una banale malattia e rischia di sfociare in una crisi di sistema. In questo stato di emergenza, anche lo sport – e il motociclismo fra i primi – è già stato travolto, rinviando e cancellando gare ed eventi (addirittura le Olimpiadi!) stravolgendo calendari e campionati. Il motociclismo e il motorsport tutto sono lo specchio di una pandemia mondiale che rischia di andare fuori controllo. Dire che poi niente sarà più come prima non è allarmismo, ma realismo. Ciò vale anche per il motociclismo, per i Motomondiali, per la MotoGP: realtà che non sono un’isola felice e che rischiano di essere travolti dallo tsunami della pandemia. Per chi tira le fila dei Motomondiali non è facile agire e prendere decisioni ma Dorna e Fim non possono limitarsi al ballo dei calendari, a seguire gli eventi limitandosi a registrare la situazione e a spostare in avanti le gare e sperando nella futura benevolenza degli … dei. Servono misure straordinarie, in tempi rapidi, soprattutto per “sostenere” il “sistema corse”. Qui non è più a rischio il Motomondiale di 20 gare ma è a rischio il Motomondiale stesso, almeno quel Motomondiale come è stato concepito e realizzato negli ultimi anni. Al di là dei gravissimi risvolti sulla salute delle persone (riguarda tutti, anche i piloti e gli addetti del Circus, oltre gli appassionati che affollano i circuiti nel mondo) c’è il rischio che, perdurando questa situazione di emergenza, non solo si vada a un ridimensionamento ma che tutto il sistema-corse vada a carte quarantotto.
Per evitarlo bisogna agire prendendo il toro per le corna, con provvedimenti anche drastici, non con promesse. Ci riferiamo alle competenze specifiche nell’ambito del settore dentro le scelte stabilite e imposte dai singoli governi di ogni nazione. Niente è dato per scontato. Se, sotto i colpi del protrarsi dell’emergenza sanitaria, anche l’economia mondiale dovesse essere stravolta, la stessa industria motociclistica ne pagherebbe duramente le conseguenze, ridimensionando (per non dire peggio) anche l’impegno nel settore racing. Ragion per cui, Dorna e Fim, minimo, devono subito far congelare lo sviluppo tecnico delle moto da competizione in ogni categoria, MotoGP in primis. Ciò per risparmiare risorse tecniche ed economiche. Non importa a nessuno se il prossimo anno Marquez & compagni girano un secondo più piano dell’anno precedente. La MotoGP, con il sostegno di Case e sponsor e con l’intervento Dorna-diritti tv, può reggere anche per una stagione “in bianco”, anche se il costo stagionale di una squadra attorno ai 10 milioni di euro (piloti esclusi) diventa insostenibile quando tutto l’ambaradan scricchiola sotto i colpi di uno tsunami come quello in corso. Ma in Moto3 (un Team ha costi annuali complessivi di circa 2.5 milioni) e in Moto2 (costi attorno ai 3 milioni annui) la maggior parte delle strutture rischiano il fallimento finanziario, con conseguenza disastrose per l’intero Motomondiale e, a ricaduta, per l’intero motociclismo-racing. Per i Team – e non solo per loro – ci sono impegni e scadenze legate alle corse che invece non sono state fatte e nessuno sa se e quando verranno recuperate. In altre parole già qualche ingranaggio è a rischio rottura: qui anche l’ultimo ingranaggio rotto può frenare e poi far saltare la macchina complessa di un motociclismo incentrato sullo show-business dove girano cifre da capogiro ma solamente con il motore in moto. Se i motori in pista si spengono e le luci del Circus scompaiono, addio corse, addio festa!
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